lunedì 24 marzo 2008

UNA FOLLIA CHIAMATA DUBAI

Tratto da Il Consapevole N°8

Marco Cedolin

Nessun luogo al mondo è in grado di rappresentare la filosofia della “crescita infinita”, che dalla seconda metà del XX secolo anima l’uomo moderno, in maniera così adamantina quanto la città di Dubai.
La capitale di uno dei sette stati che compongono gli Emirati Arabi Uniti sembra ergersi a terminale delle ambizioni, spesso intrise di utopia, che permeano la nostra società.
Desiderio di dominio assoluto sulla natura, ossessivo edonismo consumista, continua ricerca del gigantismo strutturale, esaltazione della tecnologia quale strumento onnipotente, celebrazione dell’individualismo di massa, sono tutti atteggiamenti che sembrano fondersi magicamente fra le mura di quello che molti considerano un vero “paradiso artificiale”.
Dubai rappresenta l’ inseguimento incessante del primato, la perdita di ogni senso del limite, la proiezione verso l’esterno di tutti i bisogni umani, la gratificazione vissuta nel soddisfacimento del “capriccio”, nell’appartenenza ad una realtà artefatta tanto più affascinante quanto più artificiosa.

Non appena ci si accosta a Dubai si percepisce l’impressione di osservare un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. L’intrecciarsi delle strutture già esistenti con quelle in fase di realizzazione e con la molteplicità dei progetti che sono sul punto di prendere il via, costituiscono un conglomerato in grado di suscitare tutta una ridda di sensazioni che traslano dal meravigliato stupore fino al preoccupato sgomento.
Elementi del passato e scorci di futuro s’intrecciano in questa sorta di “non luogo” dove tempo e spazio assurgono al ruolo di entità empiriche in precario equilibrio fra loro.

L’avveniristico progetto delle tre “Torri danzanti”, al 65° piano delle quali una clientela esclusiva potrà pasteggiare nel ristorante panoramico dominando dall’alto l’intera città, si troverà a convivere con la fedele riproduzione dei giardini pensili di Babilonia.
La Torre Araba Burj Dubaj, un mastodontico grattacielo residenziale che s’innalzerà fino a 800 metri tentando di entrare nelle nuvole, sovrasterà la Grande Muraglia Cinese riprodotta fin nei minimi particolari.
Il Burj Al Arab, l’hotel più prestigioso del mondo, costruito a forma di vela e accreditato di ben 7 stelle, che si erge per 312 metri al di sopra di un’isola artificiale,ricoperto da milioni di microlampadine che la notte passano da una sfumatura di colore all’altra, si specchierà a breve nella ricostruzione certosina del Faro di Alessandria.
Dubai Marina, una città in grado di ospitare più di 120.000 persone, costata circa 10 bilioni di dollari e interamente costruita su una piattaforma galleggiante, si troverà a coesistere con l’imponente presenza della piramide di Cheope.

L’atavico desiderio di ascendere alla grandezza dell’Olimpo per godere del potere degli dei e plasmare la natura a proprio piacimento, trova a Dubai la propria consacrazione nell’ossessiva e illusoria ricerca di dominio sull’ambiente circostante, coniugata con il forzato gigantismo delle forme e delle situazioni.
The World è un progetto fantascientifico i cui lavori sono in fase di completamento e consiste nella creazione, nel Golgo Persico al largo di Dubai, di 300 isole artificiali composte in modo tale che viste dall’alto formino l’intero planisfero terrestre. Tali isole saranno messe in vendita ad un prezzo che varierà (in funzione delle dimensioni) da un minimo di 6,2 a un massimo di 36,7 milioni di dollari.
Palm Island è un altro progetto che comporterà la creazione di 125 km. di costa artificiale attraverso la costruzione di isole disposte in modo tale da formare un albero di palma. In questo complesso troveranno spazio 500 appartamenti, 2000 ville, 25 hotels e 200 negozi di lusso.
Hydropolis sarà un hotel sottomarino (interamente costruito e montato in Germania) che verrà immerso al largo di Dubai, proponendosi come primo vero tentativo d’inurbamento dei fondali marini. I facoltosi e audaci clienti, veri e propri precursori di un nuovo modo di “abitare” il pianeta, fruiranno di 220 camere dotate di ampie pareti vetrate attraverso le quali sarà possibile provare l’ebbrezza di essere parte integrante del mondo degli abissi.
Fra pochi mesi dovrebbero iniziare i lavori per la costruzione del “grattacielo girevole” progettato in Italia e alimentato attraverso innovativi sistemi che sfruttano l’energia eolica e solare.
All’interno di questa struttura alta 250 metri ognuno dei 59 piani ruoterà in maniera indipendente. Gli ospiti di questa futuristica “giostra per adulti” potranno così farsi beffa dei punti cardinali godendo dalla finestra della propria stanza sia della luce rosata dell’aurora che del fascino malinconico del tramonto.

Ma quali dei dopo avere cambiato la geografia costruendo isole ed arcipelaghi, rivisitato l’asse temporale donando nuova vita alle meraviglie del passato, sfidato le leggi della fisica attraverso costruzioni ardite e avveniristiche si rassegnerebbero a restare schiavi di una monotonia climatica che propone spiagge assolate, cielo sereno e temperatura costantemente intorno ai 35°?
Lo Sky Dubai è senza dubbio la più grande follia di questa città nella quale anche il concetto di latitudine finisce per diventare relativo.
L’idea di fare coesistere nello stesso luogo (non luogo) l’atmosfera balneare ferragostana con quella di una settimana bianca natalizia, travalica qualunque confine della logica ponendo il “capriccio” al centro di un mondo dove ogni elemento della natura viene composto e scomposto a piacimento.

Sky Dubai è una struttura che occupa 22.500 mq. e contiene 6.000 tonnellate di neve, con l’ambizione di riprodurre in tutto e per tutto il clima e le attrazioni proprie di una stazione sciistica invernale. Utilizzando tecniche assimilabili a quelle usate per il normale condizionamento dell’aria, la temperatura esterna viene abbassata di una quarantina di gradi fino ad oscillare fra i -8° ed i -2° al fine di permettere la creazione di vere e proprie “nevicate artificiali”ed il costante mantenimento dell’innevamento.
Dentro Sky Dubai le montagne artificiali s’innalzano fino ad 85 metri d’altezza, ci sono seggiovie coperte di ghiaccioli, piste da sci e da snowboard lunghe fino a 400 metri, una caverna di ghiaccio da 3000 mq dedicata ai bambini, collinette deputate alle slitte e ai toboga e perfino gli alberi rigorosamente di plastica per evitare il pericolo d’incendi.
I facoltosi villeggianti potranno così evitare che la noia sopravvenga ad intristire le loro vacanze, alternando mattinate passate a cuocersi sotto il solleone con pomeriggi vissuti dentro le tute da sci, con ai piedi gli scarponi e in testa il berretto di lana. Le bibite e le granite consumate in spiaggia o sui bordi delle piscine lasceranno spazio alle cioccolate bollenti e al vino speziato (rigorosamente analcolico) da suggere adagiati sulle poltroncine del St. Moritz Cafè, mentre lo sguardo indugia sul panorama immacolato dell’inverno.

Solo attraverso la follia, intesa come sublimazione dell’irrazionale e ricerca di una dimensione metafisica è forse possibile comprendere il senso di un’immensa proiezione onirica quale la città di Dubai. Enormi risorse energetiche e monetarie dissipate nell’utopistico tentativo di sovvertire tutte le leggi della natura, inseguimento dello spreco vissuto come elemento di esclusività, spasmodica ricerca di una grandezza solo esteriore, nel velleitario tentativo di sottrarci alla nostra inesorabile condizione di piccoli uomini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai ragione, a Dubai sovvertono ogni ordine naturale. Si sono scordati che è proprio la natura petrolifera del loro sottosuolo ad averli resi così ricchi, e anche così superbi.