lunedì 5 maggio 2008

ROSSE? NO, VERDI DOLLARO

Intervista di Alessio Mannino tratta dal settimanale Vicenza Più.

La Ccc di Bologna e la Cmc di Ravenna hanno vinto l’appalto per la costruzione della base Usa al
Dal Molin: una commessa da 245 milioni di euro. Che le cosiddette“coop rosse” facciano affari d’oro con quelli che un tempo venivano chiamati amerikani non è certo una novità. La Ccc è già presente ad Aviano e a Sigonella, la Cmc nell’ampliamento della base di Sigonella, mentre la Cmr di Filo d’Argenta è titolare della manutenzione parziale di Aviano (dove ha costruito vari edifici civili) e Vicenza, e quella totale per Livorno. “Costruiremo alloggi e non strutture di guerra”, è stata la posizione resa nota da Piero Collina, presidente della Ccc.
Ne abbiamo parlato con uno studioso fuori dagli schemi, uno, per intenderci, che non è legato a
nessuna consorteria, né di destra né di sinistra.
Marco Cedolin, orgoglioso abitante della Val Susa del No Tav (ha pubblicato per i tipi di Arianna Editrice Tav in Val di Susa. Un buio tunnel nella
democrazia), da pochi giorni in libreria con Grandi Opere. Le infrastrutture dell’Assurdo, una documentata denuncia degli intrecci fra interessi economici e potere politico e un’analisi ispirata ai princìpi della decrescita (felice, al cui movimento partecipa assieme a Maurizio Pallante).

What’s etica?
L’insediamento statunitense ospiterà truppe impiegate in teatri di guerra come quello irakeno. Ma secondo Cedolin, porre il problema di una presunta ‘eticità’ di aziende legate al mondo cooperativo di sinistra è fuorviante. Perché di scrupoli, le coop, non se ne fanno più da un pezzo. “Pur trattandosi di società cooperative, non mi risulta siano mai state poste motivazioni etiche alla base delle scelte operative, che sono sempre state compiute in maniera estremamente spregiudicata con il solo scopo della massimizzazione dei profitti. Nell’inverno 2005 la Cmc, general contractor preposto allo scavo del tunnel di Venaus per il Tav in Valle di Susa, si guardò bene dal rinunciare all’appalto di 84 milioni di euro nonostante il tentativo di costruzione dell’opera venisse portato avanti attraverso l’uso della violenza e la militarizzazione di un intero territorio.”

Integrate nel sistema
Costruiremo alloggi e non strutture di guerra”, è stata la posizione resa nota da Piero Collina, presidente della Ccc.
“La posizione di Collina è quella di chi cerca di nascondersi dietro al proprio dito” replica Cedolin. “Affermare una cosa del genere mentre ci si appresta ad edificare una base militare è un po’ come volersi accreditare di valori etici che in realtà non esistono mentre si collabora alla costruzione di un aereo da guerra, per il solo fatto di produrre per l’apparecchio l’orizzonte artificiale e non il sistema di puntamento. La scelta di produrre l’aereo da guerra è già di per sé eticamente inaccettabile".

Le due cooperative rosse si sono difese dagli attacchi di chi li accusa di lucrare sulle guerre Usa dicendo che sono imprese e come tali si comportano. Quali sono le altre grandi opere in cui sono coinvolte?
“Oltre al già citato ampliamento della base di Sigonella la Cmc ha operato in qualità di general contractor nella costruzione di molte tratte Tav, fra le quali la tratta Bologna–Firenze dove, facendo parte del consorzio Cavet insieme ad Impregilo e Fiat Engineering, risulta imputata in un processo per devastazione ambientale, in quanto i lavori di scavo delle gallerie prosciugarono le sorgenti e inquinarono il territorio con fanghi contenenti oli minerali. Negli anni ‘90 costruì parte della metropolitana milanese. Nel 1998 partecipò al consorzio italo–colombiano Impregilo– Minciviles per la costruzione della centrale idroelettrica Porce, che non fu portata a termine e determinò un contenzioso giudiziario per inadempimento contrattuale. Nel 2004 si aggiudicò il primo lotto della Salerno–Reggio Calabria per 678 milioni di euro senza rispettare il termine dei lavori previsto. La Ccc ha collaborato nella costruzione delle tratte per l’alta velocità ferroviaria e si è aggiudicata sostanziosi appalti nell’ambito delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, dove ha costruito i trampolini per il salto di Pragelato, il secondo lotto della pista da bob di Cesana e parte del villaggio olimpico di Torino. Ha inoltre costruito varie infrastrutture dell’aeroporto L. Da Vinci e della stazione di Roma Termini.

Pci-Pd
Una volta erano legate al Partito Comunista. Oggi, si dice, al suo erede, il Partito Democratico. Eppure sostengono di non essere imprese ‘di regime’. Come la mettiamo?
“La storia delle cooperative ‘rosse’ dal dopoguerra in poi è sempre stata legata a doppio filo con quella del Pci, attraverso un fittissimo interscambio di rapporti clientelari. Oggi larga parte dei referenti delle cooperative rosse fanno parte dell’attuale Pd e non potrebbero fare a meno di guardare loro con occhio di favore. Il loro imponente peso specifico ha reso comunque possibili
ottimi rapporti anche con il passato governo di centrodestra”.


Trasversali quand’è ora di profitti, dunque. Il già citato Collina ha sostenuto che ci sarà un indotto (tema caro all’ex sindaco di centrodestra Enrico Hullweck e all’attuale capolista del Pd in Veneto, Massimo Calearo) anche per le aziende vicentine, grazie ai subappalti.
Cedolin non ci crede:
"La costruzione delle grandi opere generalmente determina uno scarsissimo ritorno economico in ambito locale, in quanto il ricorso alla manodopera locale è estremamente contenuto e limitato
alle mansioni di rango più basso scarsamente remunerate. I subappalti non riguarderanno necessariamente aziende vicentine, saranno ‘al ribasso’ e coinvolgeranno probabilmente in larga parte manodopera costituita da immigrati assunti in maniera irregolare, così come avvenuto per le Olimpiadi di Torino 2006".


Il colore dei soldi
Insomma, è proprio finita (semmai è esistita) quella ‘superiorità morale’ vantata dalla sinistra di berlingueriana memoria. Ha detto Oscar Mancini, segretario vicentino della Cgil: “E’ lontana l’epoca in cui le coop erano fortemente motivate sul piano etico. Rosse? No, stinte”.
Cedolin concorda:
Il pensiero di Oscar Mancini credo sia sostanzialmente corretto. Non ritengo che le coop siano mai state così fortemente motivate sul piano etico, ma sicuramente a prescindere dalla misura
in cui lo siano state nel tempo, oggi non lo sono più. Cooperative come Cmc e Ccc si comportano esattamente alla stessa stregua di qualunque grande azienda di costruzioni, perseguendo la logica del profitto che travalica qualunque riflessione di tipo etico o morale. Chiamarle rosse oggi significa operare un distinguo che non ha ragione di esistere, in quanto il profitto non ha altro colore che non sia quello dei soldi”.

Dal rosso ai verdoni (i dollari).

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