lunedì 9 giugno 2008

LA LITANIA DELLE CENTRALI NUCLEARI

Marco Cedolin

Le scarse capacità, l’assoluta impreparazione e la ridotta lungimiranza della classe dirigente di un Paese, spesso si evincono dalla visione miope che essa ha riguardo alle dinamiche dei problemi esistenti e dei metodi che occorre mettere in atto per ottenere delle soluzioni.
L’armata Brancaleone tanto telegenica quanto priva di competenza “messa in campo” da Berlusconi, si manifesta in perfetta sintonia con gli “assistiti” di Confindustria sempre pronti a fare libero mercato tramite le sovvenzioni statali e la grande finanza di rapina che nel cemento sguazza da sempre a meraviglia.

Qualunque persona dotata di buon senso e in possesso di un minimo di competenza non faticherebbe a comprendere che per fare fronte (nel caso si avesse intenzione di provarci) al problema del progressivo esaurimento delle fonti fossili e del rapido deterioramento della biosfera determinato dall’attività umana, esiste una sola strada percorribile con qualche possibilità di successo, e si tratta di una strada da percorrere in “bicicletta” con tecnologie sofisticate ed a basso impatto, non certo a bordo di una betoniera, magari riesumando dal proprio sarcofago fantasmi anacronistici, tanto inutili quanto devastanti, come le centrali nucleari.
Diminuzione dei consumi energetici, con l’eliminazione di quelli superflui, riduzione delle enormi inefficienze esistenti nel sistema di distribuzione dell’energia e autoproduzione energetica locale per mezzo delle fonti rinnovabili (solare ed eolico su tutte) che vengano consumate e scambiate localmente, fruendo di una rete di distribuzione a maglie strette totalmente differente da quella esistente oggi, sono alcune delle possibilità più concrete praticabili con successo fin da subito anche in Italia.

Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, dietro al cui operato si colloca un ampio ventaglio d’interessi economici, sta dimostrando di non avere né il buon senso né la competenza per aspirare ad essere credibile quando parla di energia, ma in compenso possiede sia la carica istituzionale che l’attenzione mediatica necessarie per veicolare in Italia ed all’estero un messaggio delirante e privo di costrutto.
All’indomani della chiusura del G8 sull’energia Scajola ha infatti affermato che il nucleare sarebbe "imprescindibile per avere energia rinnovabile e per salvaguardare l’ambiente", chiedendo a Russia, Francia e Stati Uniti la disponibilità a sostenere il ritorno delle centrali nucleari in Italia e assicurando il ritorno all’atomo nel nostro Paese entro tempi brevi.
Pur essendomi oscuri i motivi di tanto ottimismo, credo andrebbe ricordato a Scajola che se mai un giorno il nucleare tornerà in Italia ciò potrà avvenire solo con il consenso popolare e non certo per decisione unilaterale di un governo da operetta come quello al quale egli appartiene. Se gli italiani nel 1987 hanno bocciato l’atomo anche sull’onda della tragedia di Chernobyl, oggi lo boccerebbero ben più pesantemente, proprio perché durante i 21 anni trascorsi si è rivelato una pratica fallimentare tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello degli impatti ambientali e della pericolosità per la salute. Un fallimento dimostrato inequivocabilmente dal fatto che quasi tutti i paesi maggiormente sviluppati tecnologicamente hanno smesso d’investire in questo senso e una grande parte delle 439 centrali nucleari esistenti nel mondo non verranno sostituite quando a breve smetteranno di essere in esercizio. Un fallimento dimostrato dal fatto che nessun paese al mondo ha la benché minima idea di come gestire le scorie radioattive che verranno lasciate come un’eredità di morte sulle spalle delle future generazioni. Un fallimento dimostrato dal fatto che perfino il più banale incidente all’interno di una centrale atomica, come accaduto a Krsko pochi giorni fa, rischia di essere prodromico di un disastro di proporzioni inenarrabili.

Per riportare alla ragione un genio incompreso come Scajola è dovuto intervenire perfino il ministro dell’ambiente tedesco Sigmar Gabriel che dopo avere probabilmente pensato - toto erras via, Claudio - gli ha ricordato che l’Italia non sarebbe in grado di avere centrali nucleari funzionanti prima del 2020-2025, “sempre che gli italiani lo vogliano veramente” e gli ha ribadito che "d’altro canto l’energia nucleare è troppo costosa. Il mercato sarà il nostro migliore alleato per uscire dall’opzione nucleare. La migliore soluzione sarebbe investire sull’energia alternativa".

2 commenti:

valeria ha detto...

Ogni tanto qualche rappresentante di governo mostra di avere il sale nella zucca :)
Mi rifersisco, chiaramente, al mistro dell'ambiente tedesco :)

marco cedolin ha detto...

Efettivamente riguardo a questa vicenda le uniche parole sensate sono state appannaggio del ministro tedesco.
L'attesa di un pò di sale nella zucca di quelli italiani credo durerà a lungo :-)