lunedì 29 settembre 2008

Lo Stivale di Barabba



Stefano Montanari http://www.stefanomontanari.net/

È uscito l’ebook Lo Stivale di Barabba, un libro che io non ho scritto se non in piccolissima parte ma che ho curato.
La mole è ragguardevole, però credo fosse davvero necessario scrivere tante pagine e ricorrere a tanti autori, tutti espertissimi della materia, per cercare di fare un po’ di chiarezza su di un argomento tanto controverso come quello dell’origine e del trattamento dei rifiuti.
Malauguratamente, e lo sapete bene, l’immondizia comporta un movimento di denaro enorme, e questo denaro finisce in tasche a proposito delle quali è possibile sollevare più di un’obiezione. Così, per salvaguardare incassi favolosi, politici maccheronici, imprenditori che prosperano senza rischio con il denaro altrui, professori disposti a cantare qualsiasi canzone in cambio di un’elemosina, televisioni e giornali non esitano a raccontare bugie che suonerebbero ridicole fino ad essere grottesche in altri contesti ma che da noi, dopo una terapia a base di Prodi seguita dal colpo di grazia di Berlusconi, trovano tranquillamente credito.
Il libro non è certamente la parola definitiva in materia: è una sorta di fotografia istantanea di lavori in corso dove c’è chi si prodiga per devastare il nostro povero ambiente e, dall’altra parte, c’è qualcuno che cerca in ogni modo d’impedire questa follia suicida.
Mi auguro che gli addetti ai lavori, i comitati di cittadini, le associazioni ambientaliste e tutti coloro che desiderano approfondire l’argomento dedichino attenzione a questa opera e, magari, vengano a Gambettola il 25 e il 26 ottobre prossimi per portare le loro testimonianze, i loro commenti, le loro critiche e le loro proposte. Un fatto è certo: non abbiamo tempo da perdere.

Indice:
Non bruciamo il futuro di Gianni Tamino
Una famiglia rifiuti zero di Valerio Pignatta
Polveri assassine di Roberto Topino e Rosanna Novara
Inceneritori s.p.a. di Marco Cedolin
Rifiuti zero di Paul Connett
Il futuro è rifiuto zero di Matteo Incerti
Bolzano: la città dai due volti I rifiuti tossico-nocivi e pericolosi nella marca trevigianadi Andrea Canotti
Il mito dell'inceneritore, pardon termoutilizzatore, ASM di Brescia di Marino Ruzzenenti
Oltre "Rifiuti Zero"di Gianluigi Salvador
Sistema qualità dei rifiuti per uffici, scuole, aziende, comuni, consorzi, provincie e regione di Luca Zanin
Case study: il consorzio Priula (TV) di Paolo Contò
Qualche argomento critico Il caso toscano: da "non bruciamoci il futuro" a "Rifiuti zero"di Rossano Ercolini
Tecniche di trattamento dei rifiuti di Francesco Galanzio
Gestione dei Materiali Post Consumo (MPC). Impatti ambientali a confronto di Federico Valerio
Appendice Perché la permaculturadi Valerio Pignatta
Friedrich Hundertwasser – Un pittore metropolitano vegetativo Lo sciacquone: una contravvenzione alle leggi cosmiche

giovedì 25 settembre 2008

CEMENTO TOSSICO PER TUTTI

Marco Cedolin

L’uso di materiali tossici in edilizia non sembra più limitarsi all’ambito delle grandi opere, dove sostanze nocive di svariata natura vengono spesso usate per la costruzione delle infrastrutture, come più volte documentato nelle indagini concernenti i cantieri del TAV. http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/06/nei-cantieri-del-tav-discariche.html

Quanto infatti emerge da una operazione della polizia denominata 'Black Mountains' che in questi giorni ha portato al sequestro di ben 18 aree disseminate lungo tutto il territorio crotonese fino a Cutro e Isola Capo Rizzuto, dimostra inequivocabilmente come il “cemento tossico” venga usato senza parsimonia per edificare qualsiasi genere di costruzione, comprese quelle destinate alla civile abitazione.
Le indagini della procura della Repubblica di Crotone, coordinata dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, nel merito delle quali già sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati hanno portato alla luce come almeno 350 mila tonnellate di materiali tossici contenenti arsenico, zinco, piombo, indio, germanio e mercurio, provenienti dagli scarti dell'industria "Pertusola" di Crotone e destinati ad essere smaltiti in discariche per rifiuti speciali, siano state invece utilizzate per lavori edili riguardanti alloggi popolari, villette, cortili di scuole, posteggi, una banchina portuale e strade.

La truffa che determinerà pesanti ricadute sulla salute dei cittadini, sottoposti a loro insaputa agli effetti nocivi di sostanze altamente tossiche e minerà in profondità l’integrità di un ambiente già degradato a causa delle aggressioni precedentemente compiute da alcune società facenti capo all’ENI, è stata portata avanti negli anni grazie ad una consorteria composta da industriali, imprenditori edili e funzionari dell’azienda sanitaria locale che ha potuto fruire della copertura di ampi settori della politica e dell’informazione che hanno provveduto a “coprire” l’ampia operazione di malaffare che si andava compiendo.
Come ormai sempre più spesso sta accadendo, anche in questo caso i più fondamentali diritti del cittadini vengono immolati sull’altare del profitto, della crescita e dello sviluppo, veri bubboni della nostra società che come un cancro marcescente continuano ad ammorbare tutto ciò che trovano lungo il loro percorso.

martedì 23 settembre 2008

Berlusconi gioca la carta delle Grandi Opere

Marco Cedolin

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, presenziando qualche giorno fa all’inaugurazione del nuovo rigassificatore di Rovigo, ha annunciato la “campagna di primavera” tanto ambiziosa quanto priva di riscontri oggettivi che punterà al rilancio delle grandi opere. Nuovi rigassificatori, centrali nucleari, TAV e ponte sullo Stretto di Messina, saranno secondo il Cavaliere le opere prioritarie da mettere in cantiere per ridurre il gap infrastrutturale a suo dire esistente in Italia e determinato da quella che egli ha definito “la follia degli ecologisti”.
Continuando a parlare per slogan il Premier ha poi promesso che l’Italia avrà presto un nuovo piano energetico grazie al quale le imprese (e le famiglie?) per la prima volta pagheranno l’energia allo stesso costo degli altri Paesi europei e ha bollato i cittadini che protestano contro la cementificazione definendoli anarchici contro i quali alla bisogna occorre usare anche le forze militari.

Riguardo alle centrali nucleari Berlusconi non si è addentrato nel merito di una questione estremamente controversa che sa bene non potrà venire dipanata fidando solamente su un atto di forza del governo.
Per quanto concerne il TAV in Val di Susa invece, il Premier ha motivato la necessità dell’opera sostenendo che nei prossimi anni i trafori alpini saranno congestionati dal passaggio dei TIR, facendo proprio uno slogan che molti politicanti già usavano una quindicina di anni fa e dimostrando di non essere informato del fatto che al traforo del Frejus ogni anno che passa di TIR se ne vedono sempre meno (il traffico di mezzi pesanti si è ridotto del 20% negli ultimi 5 anni) e l’ipotesi di una futura congestione del traffico risulta tanto peregrina almeno quanto il fatto che un Presidente del Consiglio parli con tanta disinvoltura di cose riguardo alle quali non si è neppure premurato d’informarsi.
Berlusconi ha inoltre assicurato che il ponte sullo Stretto di Messina verrà realizzato entro la fine della legislatura e la sua costruzione è considerata dal governo “un fatto epocale” più o meno lo stesso tipo di considerazione attribuita alla Torre di Babele da Nabucodonosor qualche migliaio di anni fa.

Il Cavaliere così infervorato dalla necessità di dimostrare la propensione al “fare” del proprio governo, ha ovviamente dimenticato d’illustrare attraverso quale architettura finanziaria intenderà sostenere la costruzione di tutta una serie di grandi opere che comporteranno l’esborso di molte decine di miliardi di euro di denaro pubblico, all’interno di un Paese come il nostro in profonda difficoltà economica e nel contesto di una crisi finanziaria globale tanto profonda quanto drammatica. Così come ha dimenticato di menzionare l’enorme debito che fra qualche anno, al completamento dell’infrastruttura per il TAV italiano Torino – Milano – Roma – Napoli, ricadrà sulle spalle di tutti i contribuenti italiani che almeno fino al 2040 saranno chiamati a restituire alle banche oltre 2 miliardi di euro l’anno del prestito contratto dallo Stato per costruire l’opera.
http://marcocedolin.blogspot.com/2007/11/incubo-tav.html

Fino a che punto lasciare senza finanziamenti gli ospedali e le scuole per realizzare dei “fatti epocali” come un ponte nel deserto e una linea ferroviaria ad alta velocità dove non esiste traffico può essere una buona idea?

venerdì 19 settembre 2008

UN DUE TRE TUTTI GIU' PER TERRA

Marco Cedolin

All’inizio degli anni 90 toccò agli operai, quando sull’onda della “storica” marcia dei 40.000 colletti bianchi di Torino venne soppressa la scala mobile ed un’intera categoria di lavoratori iniziò a perdere i propri diritti acquisiti nel tempo, mentre la altre categorie plaudivano il ridimensionamento dei troppi privilegi di cui si riteneva gli operai godessero.
Qualche anno dopo fu la volta dei piccoli commercianti, costretti al fallimento a decine di migliaia, per creare spazio ai nuovi potentati della grande distribuzione. Piccoli commercianti spacciati dalla politica come il vero male del Paese e additati dalle altre categorie come evasori fiscali, ladri e truffatori la cui sparizione avrebbe reso più ricca la nostra economia.
Alla fine degli anni 90 fu il turno dei precari, creati dalla legge Treu e condannati a vita dalla Riforma Biagi. Lavoratori in affitto, come le vetture di un autonoleggio, privati di qualsiasi diritto e qualsiasi prospettiva, con la compiacenza di tutto il mondo sindacale e l’acquiescenza dei lavoratori a tempo indeterminato che ritennero si trattasse di un sacrificio indispensabile a creare la giusta flessibilità che potesse sostenere la crescita economica.
Un paio di anni fa venne il momento dei tassisti, assaliti lancia in resta dal ministro Bersani che nella sacra battaglia contro i privilegi si era affrettato ad identificare la categoria che più di ogni altra meritava di essere morigerata, mentre gli altri lavoratori mostravano soddisfazione per la “ricca” ed antipatica corporazione che sarebbe stata ridimensionata.
La scorsa estate è toccato ai dipendenti statali, milioni e milioni di assenteisti, impostori e malati immaginari che hanno fatto grande (impresa ai limiti dell’impossibile) il ministro Brunetta, ertosi a giustiziere di quella che le altre categorie di lavoratori si sono limitati a liquidare come una casta di inetti imbottita di privilegi.
Negli ultimi giorni è stata la volta dei dipendenti di Alitalia, privilegiati fra i privilegiati, che in quanto tali avrebbero dovuto accettare ogni genere di accordo, non fosse altro per espiare tutte le colpe accumulate in decenni di privilegi. I 18.000 dipendenti Alitalia hanno inspiegabilmente puntato i piedi, come un bambino viziato, e pertanto sarà loro e solamente loro la colpa del fallimento della compagnia di bandiera italiana e di tutte le catastrofiche conseguenze che verranno.

Nel disfacimento del mondo del lavoro intervenuto nel corso degli ultimi venti anni si possono apprezzare ovviamente molte sfumature. Non sono mancati gli operai che (soprattutto negli anni 70) approfittavano dei propri privilegi, i piccoli commercianti che evadevano le tasse, i dipendenti statali assenteisti, i piloti Alitalia con stipendi da nababbi, ma la classe dirigente del Paese non è mai stata interessata a normalizzare le situazioni limite, al contrario ha ritenuto utile sfruttarle per “criminalizzare” ad una ad una tutte le categorie dei lavoratori al fine di giustificare il progressivo esproprio dei diritti e l’altrettanto progressivo ridimensionamento dei salari il cui potere di acquisto risulta essere oggi fra i più bassi d’Europa.
Il gioco al massacro praticato selettivamente, secondo la logica del dividi et impera, ha prodotto la palude nella quale oggi tutti i lavoratori delle categorie retributive medie e basse si ritrovano immersi fino al collo. Una palude fatta di salari asfittici, mobbing, lavoro precario, ricatti, licenziamenti, paura del futuro e rassegnazione.
Tutto ciò mentre, per una strana ironia del destino, le categorie ad elevata retribuzione quali politici, grandi industriali, finanzieri, banchieri, petrolieri, grandi imprenditori, alti dirigenti, funzionari di rango, attori, calciatori, cantanti, personaggi della TV, ma anche notai, avvocati, dentisti, architetti e molti altri, hanno continuato durante gli ultimi due decenni ad incrementare i propri profitti e la quantità dei veri privilegi di cui essi soli evidentemente hanno diritto ad essere depositari, senza che la cosa crei alcun problema agli equilibri economici del Paese.

lunedì 15 settembre 2008

QUALE STRADA PER L'IFORMAZIONE LIBERA

Marco Cedolin

Beppe Grillo e Antonio Di Pietro sono pronti a scommettere sul fatto che il futuro della “libera” informazione si giocherà sul web e da tempo spendono le proprie energie nella gestione di blog molto popolari fra coloro che frequentano assiduamente internet.
Giulietto Chiesa considera imprescindibile, anche in chiave futura, lo strumento televisivo e punta tutto su Pandora Tv, un canale televisivo finanziato attraverso il contributo volontario dei cittadini che nelle sue intenzioni dovrebbe portare informazione "libera" anche fra tutti coloro che non frequentano la rete.
Massimo Fini continua a credere nella forza della parola stampata ed ha creato "La voce del ribelle" una nuova rivista mensile che si propone di fornire informazione "libera" e spunti di riflessione indirizzandosi ad un lettore attento, non necessariamente internauta e consumatore dei prodotti TV.

Non si può evitare di domandarsi chi fra di loro abbia torto e chi ragione. Esiste veramente un "veicolo d'informazione" che nel prossimo futuro soppianterà tutti gli altri accreditandosi come l'unico in grado di raggiungere la maggior parte delle persone?
Con tutta probabilità no, così come molto probabilmente Grillo ha torto quando afferma che la TV ed i giornali risultano strumenti anacronistici ormai incapaci d'interpretare il futuro in chiave d'informazione, mentre Chiesa è altrettanto in errore nel ritenere che solamente la televisione continuerà ad essere in grado di veicolare l'informazione verso una fetta di cittadini numericamente rilevante.
Nel futuro prossimo, inteso come a medio termine e quantificabile in una quindicina di anni, sicuramente la rete continuerà ad incrementare la propria popolarità attraendo un numero sempre maggiore di lettori, ma nonostante ciò non sarà assolutamente in grado di fagocitare la TV ed i giornali, come Grillo e Di Pietro ritengono accadrà. Al tempo stesso il rilevante incremento del numero di coloro che hanno i mezzi per navigare sul web farà si che diventi sempre meno indispensabile possedere un canale televisivo per nutrire l'ambizione di raggiungere mediaticamente un grande numero di persone, come più volte sostenuto da Giulietto Chiesa.
I giornali al tempo stesso manterranno la propria importanza, dal momento che continueranno a essere complementari tanto all'informazione per "immagini" proposta dalla TV, quanto al tempo reale spesso ipercinetico che contraddistingue buona parte dell'informazione su internet.

il vero problema non è costituito da quale mezzo scegliere per meglio veicolare l'informazione "libera" bensì da quali strumenti usare per far si che questa informazione, libera, risulti esserlo veramente e in merito a ciò, nonostante da più parti si possano apprezzare discreti sforzi e molte buone intenzioni, la strada da percorrere sembra essere ancora piuttosto lunga.

venerdì 12 settembre 2008

EUROTUNNEL: UN GIORNO DI TERRORE

Marco Cedolin

Eurotunnel torna a fare parlare di sé, questa volta non per gli ormai decennali problemi di natura economica, bensì per un grave incidente accaduto giovedì pomeriggio quando un incendio si è sviluppato a pochi chilometri dal terminale francese di Calais, coinvolgendo tre camion (uno dei quali trasportava prodotti chimici) che viaggiavano a bordo di una navetta ferroviaria in viaggio dal Regno Unito verso la Francia, per poi propagarsi ad altri due camion.
Il bilancio del rogo che a molte ore dall’accaduto è stato circoscritto ma non ancora domato dalle squadre dei vigili del fuoco francesi ed inglesi, risulta essere di 14 persone fra feriti ed intossicati, ma le conseguenze avrebbero potuto essere ben più drammatiche se le fiamme avessero coinvolto oltre alle 32 persone che si trovavano a bordo del treno merci anche i viaggiatori di uno dei treni passeggeri che abitualmente percorrono i 50 km del lunghissimo tunnel.

Eurotunnel rimarrà chiuso per l’intera giornata di venerdì, ma non è ancora stata resa pubblica l’entità dei danni subiti dall’infrastruttura.
L’incidente più grave verificatosi fino ad oggi all’interno del tunnel sotto la Manica risale al 1996, quando un incendio sviluppatosi all’interno di un treno navetta che trasportava camion, con una dinamica molto simile a quella dell’incidente di ieri, determinò il grave danneggiamento di oltre 200 metri di tunnel, l’infrastruttura rimase chiusa per 3 giorni e tornò alla piena operatività solamente dopo 2 mesi. L’ultimo in ordine di tempo risaliva invece all’agosto 2006, quando s’incendiò il motore di un camion trasportato su un vagone navetta, causando la chiusura del tunnel solamente per poche ore.

A prescindere da quale risulti essere la bontà dei vari progetti in termini di sicurezza, l’incidente di ieri conferma ancora una volta l’elevatissimo grado di rischio a cui vanno incontro i passeggeri destinati ad attraversare ciclopici tunnel della lunghezza di 50 e più chilometri che potrebbero trasformarsi in un vero e proprio inferno nel malaugurato caso si verificassero eventi imprevedibili come fughe di sostanze tossiche, terremoti, attentati terroristici o semplicemente incendi di più vaste proporzioni.

Per approfondire: http://marcocedolin.blogspot.com/2008/01/eurotunnel-un-disastro-economico-caduto.html

venerdì 5 settembre 2008

FORMAGGI AVARIATI LA TRUFFA CONTINUA



Marco Cedolin

Molti di voi sicuramente ricorderanno la truffa riguardante i formaggi scaduti e marcescenti
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/07/galbani-vuol-dire-fiducia_06.html
contenenti larve, escrementi di topo, muffa e materie plastiche, che anziché essere indirizzati allo smaltimento venivano fusi e riproposti sugli scaffali dei supermercati sotto forma di prodotti freschi e “genuini”. Una truffa che aveva profondamente turbato l’opinione pubblica, anche in virtù del coinvolgimento nel malaffare di marchi di primaria importanza quali Galbani, Granarolo, Ferrari, Medeghini, Biraghi, Prealpi e molte altre ancora. Una truffa che è stata portata avanti per lungo tempo anche grazie al silenzio di moltissimi dipendenti delle aziende coinvolte che sapevano tutto ma hanno evitato di denunciare l’accaduto temendo di perdere il proprio posto di lavoro.

L’inchiesta continua a procedere ed i nuovi sviluppi hanno messo in luce il coinvolgimento di personaggi “insospettabili” nonché un giro di affari sempre più enorme che ormai coinvolge mezza Europa, dalla Spagna all’Austria, dalla Francia alla Germania e al Belgio.
L’ex ufficiale dei carabinieri Francesco Marinosci che dirigeva la caserma del paese di Casalbuttano in provincia di Cremona è risultato essere il rappresentante legale e amministratore unico dell’azienda DELIA che costituiva insieme alla Tradel di Casalbuttano di proprietà di Domenico Russo, il vero perno dell’intero sistema del malaffare e dovrà rispondere del reato di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari con rischio di danno per la salute pubblica.
Il veterinario dell’ASL piacentina Luciano dall’Olio, attualmente ancora in servizio, era l’uomo che certificava come “sano” il pastone maleodorante (nelle intercettazioni definito “merda” dai personaggi coinvolti nella truffa), arrivando perfino a “dimenticare” il timbro dell’ASL di Piacenza negli uffici del caseificio dando modo all’azienda di procedere a vere e proprie autocertificazioni. Per lui l’accusa è al momento quella di falso ed abuso d’ufficio.
Insieme a loro risultano indagati anche altri personaggi appartenenti all’Asl e gli inquirenti nutrono sospetti anche su funzionari delle forze dell’ordine.

Gli investigatori dopo avere allargato il ventaglio dei prodotti finiti messi in vendita e oggetto della frode anche al ricco mercato dei formaggi grattugiati in busta sempre più spesso presenti sulle tavole degli italiani (che in questo caso sembra contengano il pastone ammuffito anziché parmigiano o grana padano) hanno affermato di ritenere che di aziende come DELIA sia pieno il mercato e che sullo stesso mercato abbondino i grandi marchi ben disposti ad utilizzare questo tipo di “servizio” per incrementare i propri profitti.

I nuovi sviluppi dell’inchiesta, che non sembra ancora avere delineato le dimensioni internazionali della truffa nella loro interezza, mettono in evidenza come i malfattori abbiano potuto continuare la propria attività indisturbati per lungo tempo proprio grazie alla copertura di quelle persone che avrebbero dovuto controllare il loro operato al fine di preservare la salute dei cittadini. La collusione fra controllore e controllato, vero e proprio cancro in Italia, spesso portato avanti nella più completa impunità, come dimostra l’operato di molte ARPA il cui principale compito consistere nell’omettere (quando non addirittura contraffare) i dati delle rilevazioni concernenti l’inquinamento ambientale, si manifesta una piaga sempre più difficile da sanare.
I Ministeri della Sanità (o meglio ciò che ne resta) e dell’Agricoltura, probabilmente messi sotto pressione dai grandi e potenti marchi coinvolti, continuano a tacere riguardo alla truffa dei formaggi, nonostante l’importanza della questione sia dal punto di vista sanitario che da quello economico stia ormai assumendo proporzioni di estrema rilevanza ed esistano serie possibilità che attività parallele a quelle dell’inchiesta principale continuino tuttora a prodursi con le conseguenze che facilmente si possono immaginare per la salute dei consumatori.
Evidentemente per la classe politica italiana è preferibile lasciare il tutto assopito nell’oblio mediatico e magari dedicarsi a parlare di calcio, dal momento che in fondo nonostante i formaggi contenenti carcasse di topi e vermi ammuffiti non “c’è ancora scappato il morto” e sono in gioco il nome e l’onore di tante aziende importanti e “rispettabili”.

mercoledì 3 settembre 2008

L'INCENERITORE DELL'INFORMAZIONE

Marco Cedolin

Sempre più spesso si percepisce la sensazione che l’enorme contenitore costituito dai media italiani somigli al forno di un inceneritore, all’interno del quale i giornalisti, simili a tanti spazzini, sono costretti a gettare continuamente notizie spazzatura per evitare che si spenga la fiamma costituita dalla tiratura dei giornali e dallo share dei TG. Dal camino escono senza sosta i miasmi venefici creati dalle notizie tossiche il cui unico scopo è quello di avvelenare l’opinione pubblica obnubilandone sempre più il senso critico.

Sfogliando i quotidiani fotocopia di oggi, da Repubblica al Corriere della Sera, dall’Unità al Sole 24 ore, le notizie spazzatura si affastellano le une sopra le altre, baluginando per un lungo istante prima di trasformarsi in cenere e vapori tossici.

I tifosi del Napoli hanno strappato le prime pagine all’icona di Barak Obama che le aveva monopolizzate per oltre 2 settimane, lasciandoci con il dubbio che anche noi fossimo invitati questo autunno alle urne per eleggere il nuovo Presidente americano.
Nel commentare le intemperanze dei tifosi partenopei e relative conseguenze si sono spesi editorialisti, ministri, uomini politici e di sport, sociologi e psicologi, attori e comici. Da Veltroni a Maroni, da Abatantuono a Vecchioni, da Paolo Cento fino a suor Paola, tutti si sono sentiti in dovere di produrre dei veri e propri saggi di analisi sociale aventi per oggetto il tifo violento e la maniera attraverso la quale fare fronte ai facinorosi. Veltroni ha perfino smesso per la prima volta di fare opposizione ombra per protestare in maniera veemente contro Berlusconi, dimostrando che i tifosi napoletani sono riusciti ad avere successo laddove avevano fallito il lodo Alfano, la militarizzazione delle città, la svendita di Alitalia e perfino i miliardi regalati a Gheddafi. Un mare di parole spesso identiche le une alle altre, un parlarsi addosso senza costrutto, una sommatoria di articoli che dicono tutti la stessa cosa e in fondo finiscono per non dire nulla, fra i quali emerge come unica perla l’ottimo pezzo di Carlo Gambescia che coraggiosamente auspica una decrescita del calcio e ci fa sperare possa ancora esistere qualcosa che vale la pena di chiamare informazione.

Più avanti campeggia l’immarcescibile Gheddafi che oltre ai 5 miliardi di dollari dichiara di avere ricevuto in dono da Berlusconi l’assicurazione che l’Italia in caso di attacco alla Libia da parte della Nato si impegnerà a non collaborare con gli alleati, subito smentito dalle parole del ministro Frattini, tanto affannato quanto poco convincente. Più convincente Frattini lo diventa però qualche pagina dopo, quando partecipa alla presentazione della sua fidanzata Chantal, con corredo (ovviamente nella versione web) delle foto di rito dei due innamorati.

C’è spazio ovviamente per la telenovela Alitalia, ormai palesemente in concorrenza con Beautiful, dove nella puntata odierna i sindacati sia pur malvolentieri hanno deciso di acconsentire ad un confronto che giocoforza avrà il sapore amaro della resa incondizionata.
Si parla della crisi fra Russia e Georgia e di Mosca che avrebbe applaudito l’Italia per il buon senso dimostrato, dell’Osservatore Romano che disquisisce sul fatto che la morte cerebrale non rappresenta la fine della vita, di D’Alema che si ribalta dal canotto come un bimbo, del nuovo browser di google che rivoluzionerà la navigazione su internet, delle esternazioni di Federconsumatori che rileva come il prezzo del petrolio continui a diminuire mentre la benzina al contrario aumenta, dei tassi dei mutui che non smettono di salire ed hanno ormai superato il 6%, dei rimpianti di Martina Stella che non ha vissuto l’adolescenza, dell’Ocse che ha ridotto le stime di crescita dell’Italia portandole allo 0,1% lasciando intravedere un futuro con il segno meno dinanzi all’indice di quel PIL che sta imboccando ormai con decisione la strada della decrescita, del ministro Gelmini che dal 2009 introdurrà il maestro unico solo in prima elementare, di Luxuria che dichiara di essersi prostituita in gioventù, del Garante che ha detto stop al marketing selvaggio, della birra “presistorica” che è arrivata in California e viene prodotta con un lievito risalente a 25 milioni di anni fa.

Notizie spazzatura ormai annerite come fogli di carta bruciacchiati, che domani saranno in larga parte riproposte come nuove o sostituite dai faccioni Obama e Mc Cain, da una nuova polemica all’interno del PD, dalle gesta di Berlusconi che produce l’ennesimo miracolo italiano, dalle riflessioni sulla crisi dell’auto sempre più drammatica, da qualche polemica avente per oggetto gli extracomunitari, da un’analisi sull’aumento dei prezzi del pane e della pasta, da un rapporto sugli italiani che fanno pochi figli, da un’intervista a Briatore che come gira il mondo lui lo ha capito, da un servizio sull’attore pinco che andrà in clinica a farsi disintossicare e sulla popstar pallino che è ormai in procinto di divorziare per la terza volta.
In fondo l’importante è che la fiamma continui a bruciare e non smetta mai neppure per un attimo di uscire fumo dal camino.