martedì 27 maggio 2008

POLITICA CAMORRA E FANTASIA

Marco Cedolin

I carabinieri del NOE hanno eseguito il 27 maggio 25 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di dipendenti e funzionari del Commissariato ai rifiuti della regione Campania. I reati contestati sarebbero traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato e l’indagine nata da un’intercettazione avrebbe come oggetto il trattamento improprio delle ecoballe frantumate e sversate in discarica.
Il Prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha ricevuto un avviso di garanzia concernente un atto da lui firmato, riguardante alcune prescrizioni alle quali avrebbe dovuto attenersi Fibe s.p.a. La società Fibe del gruppo Impregilo che gestiva l’intero ciclo dei rifiuti in Campania è attualmente sotto inchiesta insieme al presidente della Regione Antonio Bassolino. Michele Greco, attuale dirigente della Regione Campania e precedentemente alla Protezione civile, risulta fra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, così come resterà “confinata” ai domiciliari Marta De Gennaro, già vice del sottosegretario Guido Bertolaso e responsabile del settore sanità della Protezione civile.

La nuova inchiesta culminata con le ordinanze del 27 maggio, portata avanti dai PM Paolo Sirleo e Giuseppe Loviello che in precedenza avevano già rinviato a giudizio i vertici della società Impregilo e lo stesso presidente Bassolino, mette in luce in maniera impietosa le profonde connivenze che intercorrono fra quella multinazionale del malaffare che è la camorra, molti rappresentanti della classe politica campana e delle istituzioni, unitamente ad elementi di spicco dell’imprenditoria nostrana. Non è facile comprendere (e forse non lo sarà mai) se sia stata la camorra a gestire la politica, le istituzioni e le società private, oppure viceversa sia stato il “carrozzone istituzionale” a gestire la camorra, ma dovrebbe essere ormai chiaro a tutti come l’emergenza dei rifiuti di Napoli sia stata ingenerata dall’operato di questo sodalizio criminale che proprio all’interno dell’emergenza ha costruito e continua a costruire profitti miliardari sulle spalle di tutti i cittadini italiani e in particolar modo di quelli campani che oltre a pagare il conto economico come tutti gli altri, hanno perso il diritto alla salute come le esperienze di chi vive nel “triangolo della morte” stanno tristemente a dimostrare.

Il parlamentare Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl alla Camera, sembra invece vivere in un microcosmo costruito ad hoc dove le inchieste dei magistrati restano relegate nel novero della fantasia e la camorra, quella vera, è costituita dai cittadini napoletani che protestano, non perché si rifiutino di accettare di buon grado un futuro di tumori per sé stessi e per i loro figli, ma semplicemente in quanto “pagati” per farlo dalla camorra stessa.
Bocchino in un’intervista resa al Giornale, a metà fra il delirio onirico e l’esercizio della più becera disinformazione, rende noto perfino il “tariffario camorrista” oltretutto superscontato dal momento che a suo dire basterebbero 20 euro per far bruciare un cassonetto, 50 euro per costituire un blocco stradale e 100 euro per un’intera giornata di protesta.
Non sappiamo quanti euro siano stati necessari per indurre il deputato Bocchino a gettare discredito sulle spalle dei cittadini napoletani che protestano, anche se probabilmente si è trattato di un conto abbastanza salato, ma siamo certi che questo fulgido esempio di uomo politico nostrano non si è mai avventurato fra le fila dei contestatori di Napoli per cercare la conferma delle sue parole. Avrebbe trovato uomini e donne che stanno difendendo con i denti il loro diritto ad avere un futuro e sono costretti a combattere “gratis” ogni giorno, non solo contro la camorra ma anche contro beceri politicanti senza arte né parte che ne sostengono l’operato dispensando a piene mani la disinformazione.

venerdì 23 maggio 2008

DELIRI NUCLEARI

Marco Cedolin

La classe dirigente italiana continua a mostrare limiti sempre più evidenti che prendono corpo in questi primi giorni di governo Berlusconi, durante i quali il nuovo esecutivo sta tentando in maniera molto maldestra di dipingersi addosso un’immagine di modernità ed innovazione assolutamente inesistente.
Riuscire ad immaginare come elementi di novità i personaggi che compongono l’armata Brancaleone creata dal Cavaliere richiede l’ausilio di davvero molta fantasia, in quanto politicanti imbolsiti come Matteoli, Schifani, Maroni, Sacconi e tanti altri, in questa veste risultano davvero impresentabili. Ma neppure la fantasia potrebbe venirci in aiuto se tentassimo d’interpretare in chiave di modernità ciò che il governo si propone di “creare” nell’ambito dell’energia e dei rifiuti.

La costruzione “a pioggia” di nuovi inceneritori (in Campania sono già diventati quattro) in mancanza di qualunque strategia concernente la creazione di un circolo virtuoso dei rifiuti, lascia semplicemente basiti, in quanto nulla risulta essere più anacronistico dell’incenerimento del pattume e basterebbe gettare una rapida occhiata verso gli altri Paesi, non solo europei, per rendersi conto che siamo rimasti gli unici a destinare ogni risorsa disponibile verso una tecnologia nella quale all’interno dei paesi “sviluppati” ormai più nessuno crede.

All’insana passione per la pratica dell’incenerimento, nuova come potrebbe esserlo un dinosauro, sta affiancandosi in questi giorni anche una martellante ed ossessiva campagna in favore del ritorno delle centrali nucleari, bandite dal nostro Paese nel 1987 grazie al risultato di un referendum.
L’armata Berlusconi, che ancora dovrebbe spiegare agli italiani cosa intenderà fare delle tonnellate di rifiuti radioattivi attualmente stipati in depositi di fortuna, come quello di Saluggia, dove inquinano le falde acquifere e migrano regolarmente nell’ambiente, sta tentando in ogni modo di riportare l’Italia sulla via dell’atomo, spacciando la scelta nucleare come un qualcosa di nuovo e moderno.
Non esistono elementi di novità nella scelta atomica, così come negli inceneritori, anche se si tentano giochi di prestigio sintattici definendoli nucleare di “nuova generazione” e “termovalorizzatori”, così come non esiste novità nella banda di governo che pretenderebbe di “rialzare l’Italia” mentre non riesce neppure a rialzare gli occhi da terra per volgere lo sguardo verso i Paesi che le stanno attorno. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” con l’eccezione della Francia, del Giappone e pochi altri hanno da tempo smesso d’investire nel nucleare in quanto la gestione (lo smaltimento in quest’ambito non esiste) delle scorie radioattive risulta troppo costosa e pericolosa. Quasi tutti i Paesi “sviluppati” stanno orientando altrove i propri programmi energetici, ma di questo il “nuovo” governo sembra non essersi assolutamente accorto, tanta e tale risulta la limitazione di capacità e d’idee che affligge i componenti del nuovo esecutivo.
Se lor Signori, come dicono, intendono raccogliere l’eredità del “vecchio nucleare”, inizino a parlarci delle scorie di Saluggia e dell’acquedotto del Monferrato che ne raccoglie la radioattività, delle centrali dismesse che nessuna osa demolire perché darebbero origine a nuove scorie che non si saprebbe dove stipare, della realtà incontrovertibile che testimonia come il Gotha della scienza mondiale di fronte al problema delle scorie nucleari si sia da tempo arreso ed abbia abdicato da quello che avrebbe dovuto essere il suo ruolo.
Inizino a parlarci di queste cose gli illuminati del nuovo governo e soprattutto inizino a guardare anche i paesi che stanno loro intorno, così potranno evitare di continuare a proporre come novità inusitate pratiche che altrove si stanno abbandonando come vecchie, antieconomiche ed ambientalmente insostenibili.

domenica 18 maggio 2008

PER I RIFIUTI DI NAPOLI E' PRONTO IL METODO CAMORRA

Marco Cedolin

Che in tema di rifiuti la classe dirigente italiana ignori perfino le nozioni più elementari è ormai cosa consaputa, per prenderne coscienza basta osservare i politici nostrani che ogni qualvolta sono costretti ad argomentare sulla questione iniziano a farfugliare cose senza senso con sul viso dipinta un’espressione beota, sulla falsariga dell’ormai “mitica” apparizione a Matrix dell’ex ministro Gasparri.
Ne consegue che in merito alla disastrosa situazione dei rifiuti napoletani, da essi stessi creata, non sappiano davvero che pesci pigliare e Silvio Berlusconi annaspi affannosamente come prima di lui aveva fatto Romano Prodi, con l’unica differenza che i mesi continuano a passare ed il nuovo governo sembra stia iniziando a perdere ogni coordinata, fino al punto da confondere la creazione di una corretta gestione della spazzatura (come avviene in tutto il mondo) con la preparazione di una missione di guerra in Afghanistan o in Iraq, magari condita da risvolti spionistici che ricordano gli anni della guerra fredda.

Il supercommissario Gianni De Gennaro si è ormai sgonfiato come un vecchio canotto, dopo avere preso coscienza del fatto che avvelenare la gente ormai consapevole degli effetti del veleno è pratica molto più difficile e sottile di quanto non lo sia farla manganellare a sua insaputa mentre sta manifestando e sembra ormai prossima la sua destituzione. Ritornerà probabilmente in sella l’immarcescibile Guido Bertolaso, che in tema di rifiuti non ha mai risolto nulla, però vanta ormai grande esperienza nella difesa dei profitti di quei “poteri forti” che nei rifiuti sguazzano a meraviglia, quasi si trattasse delle piscine adagiate nei giardini delle loro ville che proprio i rifiuti hanno contribuito a costruire.
Nel nuovo “piano” di Berlusconi, che ancora non ha compreso se il nemico da combattere sia costituito dai rifiuti o dai napoletani, sembra sarà contemplato l’uso dell’esercito che dovrebbe secondo le parole del Corriere Della Sera “gestire problemi di ordine pubblico, prevenire situazioni critiche come quelle che si stanno nuovamente acuendo, ma soprattutto partecipare direttamente al trasferimento dell'immondizia nelle discariche, bypassando posti di blocco e proteggendo uno dei profili nuovi delle possibili misure”
Proprio codesto “profilo” sembra sarà uno degli assi nella manica sfoderati dal Cavaliere che avrebbe intenzione di secretare la scelta, la destinazione e le procedure di gestione dei nuovi siti adibiti a discarica dei rifiuti. L’idea potrebbe anche funzionare ma bisognerebbe spiegargli che non è sua né tanto meno originale, dal momento che si tratta della pratica che la camorra sta portando avanti da decenni senza neppure avere bisogno dell’aiuto dell’esercito.
Sempre nel solco della stessa filosofia “camorrista” il Silvio nazionale sembra abbia anche intenzione di eliminare per mezzo di un decreto legge le procedure burocratiche per la progettazione e la costruzione di nuovi inceneritori che il Corriere, dando ennesimo sfoggio dell’incompetenza dei pennivendoli che concorrono alla sua stesura, si ostina a definire “termovalorizzatori” facendo ricorso ad un termine inesistente sia nel lemmario italiano che in quello scientifico. Idea questa forse un poco più originale, ma assai pericolosa, perché quelle che vengono liquidate superficialmente come “procedure burocratiche” sono in larga parte norme costruite per salvaguardare la salute dei cittadini e l’integrità dell’ambiente e farne carta straccia con l’ausilio di un decreto è un modo di agire molto simile a quello della camorra che ha sempre operato in spregio di quelle stesse norme come ora il governo intende fare “legalmente”.

Nei giorni scorsi Berlusconi aveva definito il problema dei rifiuti di Napoli molto più difficile da risolvere rispetto a quello di Alitalia e di questo non c’è da stupirsi dal momento che la classe politica con le speculazioni di borsa e gli intrighi societari ha grande dimestichezza, mentre sembra non avere la benché minima idea di come andrebbero smaltiti correttamente i rifiuti.
Anziché mobilitare l’esercito non sarebbe meglio iniziare a costruire la raccolta differenziata e mobilitare un esercito di spazzini, dal momento che oltretutto le scope ed i compattatori sembrano più adatti allo scopo di quanto non lo siano i fucili ed i carri armati che sono in genere destinati ad altri tipi di “pulizie”?
Anziché costruire discariche segrete come quelle della camorra ed inceneritori illegali legalizzati non sarebbe forse meglio iniziare a praticare il riciclaggio ed il riutilizzo, approfittando dei finanziamenti miliardari che cadranno a pioggia sulla regione per costruire una realtà virtuosa che costituisca un esempio per tutto il resto d’Italia? Basterebbe semplicemente copiare gli esempi che ci vengono dall’estero, da città come San Francisco, Edmonton, Perth, anziché copiare quelli fin troppo italiani che ci vengono dalla camorra.

martedì 13 maggio 2008

Terremoto in Cina, trema la diga delle Tre Gole

Marco Cedolin

Le conseguenze del disastroso terremoto, di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter che ha devastato il sud ovest della Cina non sono ancora conosciute nella loro interezza.
Il panorama tratteggiato dalle prime notizie che arrivano dalla regione racconta un’ecatombe di proporzioni immense che sembra continuare ad aggravarsi con il passare delle ore.
Oltre 8700 morti e 10.000 feriti nella sola provincia di Sichuan dove è stato individuato l’epicentro del sisma. Almeno 900 studenti sono stati sepolti nel crollo di un liceo di Dujiangyan, altri 8 edifici scolastici sono crollati seppellendo gli studenti, due importanti impianti chimici nello Shifang sono rovinati al suolo travolgendo centinaia di dipendenti e liberando nell’ambiente 80 tonnellate di ammoniaca.

Un’area di 1,3 milioni di chilometri quadrati, popolata da circa 180 milioni di persone, (un decimo dell’intera popolazione cinese) altamente antropizzata e ricca d’infrastrutture industriali e civili è stata pesantemente colpita dal movimento tellurico, scoprendosi estremamente vulnerabile anche in virtù della presenza di un grandissimo numero d’impianti ed opere ad altissimo rischio nell’eventualità di una catastrofe naturale.

La diga delle Tre Gole, soprannominata “la Grande Muraglia” del terzo millennio, inaugurata nel mese di giugno 2006 ma ancora in fase di completamento, che sbarra il flusso del fiume Yangtze
nella provincia dello Hubei, non lontana dall’epicentro del sisma, sembra non abbia subito gravi conseguenze a fronte del movimento tellurico e se confermata si tratterà di una notizia estremamente confortante, in quanto nel caso l’infrastruttura fosse stata lesionata le conseguenze avrebbero potuto rivelarsi catastrofiche.
La diga è infatti collocata sopra ad una faglia ed è pertanto soggetta ad un grave rischio sismico. Rischio che secondo gli esperti sismologici potrebbe essere amplificato dall’enorme peso dell’invaso che sarebbe in grado di alterare gli equilibri geostatici dell’intera regione, aumentando il pericolo di devastanti terremoti.
Già il 20 novembre del 2005 una scossa di terremoto di grado Richter 5,7 aveva colpito la regione dello Jiangxi dove sorge la diga causando 15 vittime e la distruzione di migliaia di case.
Numerosi esperti internazionali hanno a più riprese sollevato pesanti interrogativi riguardo all’eventualità che un’opera ciclopica come la diga delle Tre Gole, con un invaso di 1084 kmq della lunghezza di oltre 600 km possa essere in grado di compromettere gli equilibri di un’area già ad alto rischio sismico, mettendo oltretutto in evidenza come nel malaugurato caso di un cedimento strutturale dell’immensa diga si determinerebbe un disastro di proporzioni gigantesche, superiori a quelle di un bombardamento nucleare, in grado di portare alla morte oltre 100 milioni di persone.

mercoledì 7 maggio 2008

DECRESCITA O IMPOVERIMENTO?

Marco Cedolin

La stima dell’indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) resa nota oggi mette in evidenza un calo dei consumi dello 0,7% nel primo trimestre del 2008, mentre lo scorso mese di marzo registra un –1,7% rispetto al marzo 2007. I risultati di un’indagine condotta dal Dipartimento di sociologia economica dell’Università di Messina, pubblicati su Repubblica, raccontano di “un’inflazione reale” più che raddoppiata nel corso degli ultimi 4 anni.
Come conseguenza di una situazione sempre più drammatica, in questa Italia che anziché rialzarsi, secondo i dettami degli spot elettorali, sta affossandosi sempre più sulle ginocchia, le famiglie italiane in crescente difficoltà stanno cambiando le proprie abitudini. Ripiegano per i propri acquisti sui negozi cinesi (soprattutto per quanto concerne l’abbigliamento) e scelgono prodotti di scarsa qualità, fanno scorte alimentari seguendo le offerte promozionali dei discount e coltivano il pezzo di terreno ricevuto in eredità dal nonno per avere frutta e verdura di buona qualità a basso costo.

Molte volte quando scrivo o parlo di decrescita, qualcuno di fronte al progressivo impoverimento delle famiglie italiane sottolinea che la decrescita è già in atto e non si tratta in fondo di una gran bella cosa. Confondere l’impoverimento con la decrescita è un atteggiamento abbastanza comune e tutto sommato comprensibile per chi non abbia approfondito l’argomento ma rischia di creare una confusione di fondo in grado di far perdere ogni coordinata.
L’impoverimento e la decrescita non hanno nulla in comune, anche se una delle tante risultanti di entrambe le situazioni può essere costituita dal ritornare a coltivare l’orticello ereditato dal nonno, pratica comunque virtuosa in sé a prescindere dalle motivazioni che hanno indotto la scelta.

L’impoverimento è una situazione imposta dalla congiuntura economica che determina un decadimento del benessere individuale. L’impoverito è costretto ad acquistare merci a basso costo di qualità scadente, importate da paesi a migliaia di km di distanza. L’impoverito deve basare la propria alimentazione sulle offerte promozionali dei discount, a fronte di viaggi in auto alla ricerca della promozione più alettante e di prodotti che spesso arrivano da molto lontano, dalle dubbie qualità sia sotto l’aspetto organolettico sia dal punto di vista nutrizionale. L’impoverito è costretto ad operare delle rinunce che mettono a repentaglio il suo benessere e la qualità della sua vita, solamente al fine di ottenere un risparmio monetario che possa permettergli di sopravvivere.

La decrescita (a prescindere dal fatto che si tratti di quella teorizzata da Serge Latouche o di quella “felice” praticata da Maurizio Pallante) non mira a diminuire il benessere delle persone, ma al contrario si propone di migliorarlo ed accrescere la qualità di vita dell’individuo.
La decrescita non passa attraverso l’impoverimento, tenta semplicemente di ridurre la dipendenza delle persone dall’economia rendendole più libere ed autosufficienti senza deprivarle assolutamente del loro benessere.
La decrescita pretende la ristrutturazione degli edifici in funzione del loro rendimento energetico, creando in questo modo posti di lavoro e risparmi dei consumi. La decrescita persegue il miglioramento della rete di distribuzione dell’energia, un miglioramento in grado di creare occupazione e taglio degli sprechi energetici. La decrescita privilegia la filiera corta ed i prodotti locali in un’ottica di ridotta movimentazione delle merci, risparmio economico e miglioramento della qualità degli stessi. La decrescita non mira a ridurre il potere di acquisto dei salari ma al contrario intende integrarlo attraverso l’autoproduzione, lo scambio ed il dono che permettono di ridurre il numero di beni dei quali è necessario l’acquisto sotto forma di merci. La decrescita si oppone alla società globalizzata dove persone sempre più povere sono costrette ad acquistare merci sempre più povere (il cui costo è determinato in larga parte dal loro trasporto inquinante per migliaia di km) e propone una società a misura d’uomo dove sia possibile riscoprire il senso della comunità, ricostruire rapporti conviviali, privilegiare la qualità alla quantità ed al gigantismo. La decrescita vuole ridare un senso al lavoro interpretandolo come valorizzazione delle qualità dell’individuo, del suo estro e della sua creatività finalizzato a “creare” qualcosa di utile, in netta contrapposizione con lo svilimento attuale del mondo del lavoro, costituito in larga parte da pratiche ripetitive e meccaniche di scarsa utilità (i call center rappresentano un esempio su tutti) in grado di produrre solo alienazione e salari insufficienti a garantire una sopravvivenza dignitosa.

L’impoverimento rappresenta semplicemente il futuro di un modello di sviluppo basato sulla crescita infinita dei consumi che nel momento in cui i consumi cessano di crescere inizia a creare esclusione sociale e precarietà, esattamente il contrario della decrescita che si muove per evitare che tutto ciò accada.

lunedì 5 maggio 2008

ROSSE? NO, VERDI DOLLARO

Intervista di Alessio Mannino tratta dal settimanale Vicenza Più.

La Ccc di Bologna e la Cmc di Ravenna hanno vinto l’appalto per la costruzione della base Usa al
Dal Molin: una commessa da 245 milioni di euro. Che le cosiddette“coop rosse” facciano affari d’oro con quelli che un tempo venivano chiamati amerikani non è certo una novità. La Ccc è già presente ad Aviano e a Sigonella, la Cmc nell’ampliamento della base di Sigonella, mentre la Cmr di Filo d’Argenta è titolare della manutenzione parziale di Aviano (dove ha costruito vari edifici civili) e Vicenza, e quella totale per Livorno. “Costruiremo alloggi e non strutture di guerra”, è stata la posizione resa nota da Piero Collina, presidente della Ccc.
Ne abbiamo parlato con uno studioso fuori dagli schemi, uno, per intenderci, che non è legato a
nessuna consorteria, né di destra né di sinistra.
Marco Cedolin, orgoglioso abitante della Val Susa del No Tav (ha pubblicato per i tipi di Arianna Editrice Tav in Val di Susa. Un buio tunnel nella
democrazia), da pochi giorni in libreria con Grandi Opere. Le infrastrutture dell’Assurdo, una documentata denuncia degli intrecci fra interessi economici e potere politico e un’analisi ispirata ai princìpi della decrescita (felice, al cui movimento partecipa assieme a Maurizio Pallante).

What’s etica?
L’insediamento statunitense ospiterà truppe impiegate in teatri di guerra come quello irakeno. Ma secondo Cedolin, porre il problema di una presunta ‘eticità’ di aziende legate al mondo cooperativo di sinistra è fuorviante. Perché di scrupoli, le coop, non se ne fanno più da un pezzo. “Pur trattandosi di società cooperative, non mi risulta siano mai state poste motivazioni etiche alla base delle scelte operative, che sono sempre state compiute in maniera estremamente spregiudicata con il solo scopo della massimizzazione dei profitti. Nell’inverno 2005 la Cmc, general contractor preposto allo scavo del tunnel di Venaus per il Tav in Valle di Susa, si guardò bene dal rinunciare all’appalto di 84 milioni di euro nonostante il tentativo di costruzione dell’opera venisse portato avanti attraverso l’uso della violenza e la militarizzazione di un intero territorio.”

Integrate nel sistema
Costruiremo alloggi e non strutture di guerra”, è stata la posizione resa nota da Piero Collina, presidente della Ccc.
“La posizione di Collina è quella di chi cerca di nascondersi dietro al proprio dito” replica Cedolin. “Affermare una cosa del genere mentre ci si appresta ad edificare una base militare è un po’ come volersi accreditare di valori etici che in realtà non esistono mentre si collabora alla costruzione di un aereo da guerra, per il solo fatto di produrre per l’apparecchio l’orizzonte artificiale e non il sistema di puntamento. La scelta di produrre l’aereo da guerra è già di per sé eticamente inaccettabile".

Le due cooperative rosse si sono difese dagli attacchi di chi li accusa di lucrare sulle guerre Usa dicendo che sono imprese e come tali si comportano. Quali sono le altre grandi opere in cui sono coinvolte?
“Oltre al già citato ampliamento della base di Sigonella la Cmc ha operato in qualità di general contractor nella costruzione di molte tratte Tav, fra le quali la tratta Bologna–Firenze dove, facendo parte del consorzio Cavet insieme ad Impregilo e Fiat Engineering, risulta imputata in un processo per devastazione ambientale, in quanto i lavori di scavo delle gallerie prosciugarono le sorgenti e inquinarono il territorio con fanghi contenenti oli minerali. Negli anni ‘90 costruì parte della metropolitana milanese. Nel 1998 partecipò al consorzio italo–colombiano Impregilo– Minciviles per la costruzione della centrale idroelettrica Porce, che non fu portata a termine e determinò un contenzioso giudiziario per inadempimento contrattuale. Nel 2004 si aggiudicò il primo lotto della Salerno–Reggio Calabria per 678 milioni di euro senza rispettare il termine dei lavori previsto. La Ccc ha collaborato nella costruzione delle tratte per l’alta velocità ferroviaria e si è aggiudicata sostanziosi appalti nell’ambito delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, dove ha costruito i trampolini per il salto di Pragelato, il secondo lotto della pista da bob di Cesana e parte del villaggio olimpico di Torino. Ha inoltre costruito varie infrastrutture dell’aeroporto L. Da Vinci e della stazione di Roma Termini.

Pci-Pd
Una volta erano legate al Partito Comunista. Oggi, si dice, al suo erede, il Partito Democratico. Eppure sostengono di non essere imprese ‘di regime’. Come la mettiamo?
“La storia delle cooperative ‘rosse’ dal dopoguerra in poi è sempre stata legata a doppio filo con quella del Pci, attraverso un fittissimo interscambio di rapporti clientelari. Oggi larga parte dei referenti delle cooperative rosse fanno parte dell’attuale Pd e non potrebbero fare a meno di guardare loro con occhio di favore. Il loro imponente peso specifico ha reso comunque possibili
ottimi rapporti anche con il passato governo di centrodestra”.


Trasversali quand’è ora di profitti, dunque. Il già citato Collina ha sostenuto che ci sarà un indotto (tema caro all’ex sindaco di centrodestra Enrico Hullweck e all’attuale capolista del Pd in Veneto, Massimo Calearo) anche per le aziende vicentine, grazie ai subappalti.
Cedolin non ci crede:
"La costruzione delle grandi opere generalmente determina uno scarsissimo ritorno economico in ambito locale, in quanto il ricorso alla manodopera locale è estremamente contenuto e limitato
alle mansioni di rango più basso scarsamente remunerate. I subappalti non riguarderanno necessariamente aziende vicentine, saranno ‘al ribasso’ e coinvolgeranno probabilmente in larga parte manodopera costituita da immigrati assunti in maniera irregolare, così come avvenuto per le Olimpiadi di Torino 2006".


Il colore dei soldi
Insomma, è proprio finita (semmai è esistita) quella ‘superiorità morale’ vantata dalla sinistra di berlingueriana memoria. Ha detto Oscar Mancini, segretario vicentino della Cgil: “E’ lontana l’epoca in cui le coop erano fortemente motivate sul piano etico. Rosse? No, stinte”.
Cedolin concorda:
Il pensiero di Oscar Mancini credo sia sostanzialmente corretto. Non ritengo che le coop siano mai state così fortemente motivate sul piano etico, ma sicuramente a prescindere dalla misura
in cui lo siano state nel tempo, oggi non lo sono più. Cooperative come Cmc e Ccc si comportano esattamente alla stessa stregua di qualunque grande azienda di costruzioni, perseguendo la logica del profitto che travalica qualunque riflessione di tipo etico o morale. Chiamarle rosse oggi significa operare un distinguo che non ha ragione di esistere, in quanto il profitto non ha altro colore che non sia quello dei soldi”.

Dal rosso ai verdoni (i dollari).

giovedì 1 maggio 2008

COMPRA UN POSTO IN PRIMA FILA

Marco Cedolin

Quella portata avanti dai Comitati che si oppongono al TAV in Val di Susa e non sono mai stati sfiorati dall’idea di pentirsi, è un’idea geniale di quelle destinate a lasciare il segno. Lo si è potuto evincere fin da subito constatando come la Valle NO TAV che molti avrebbero voluto ormai “addomesticata” sia tornata a fare parlare di sé sulle prime pagine dei giornali e sui “telebugia” nazionali, per approdare perfino alla TV francese, lasciando basita buona parte della classe politica italiana che non brilla certo in quanto a fantasia.

La proposta fatta ai 32.000 cittadini della Valle di Susa che la scorsa estate hanno firmato il documento di contrarietà al TAV, ma anche a tutti coloro, valsusini e non, che quel documento non hanno potuto firmarlo, è quella di acquistare ciascuno, versando 15 euro, 1 mq di quel territorio che dovrebbe diventare oggetto dei cantieri per la costruzione dell’opera.
Quando arriveranno le ruspe migliaia di proprietari potranno così concretamente esercitare il diritto legale di opposizione a qualunque decreto di esproprio o di occupazione temporanea che dovrà essere notificato, stando alla legislazione attuale, ad ogni singolo proprietario, dilatando in questa maniera a dismisura i tempi di costruzione dell’opera.

La genialità dell’operazione come si può ben comprendere va però molto al di là dell’aspetto meramente burocratico, in quanto dischiude nuovi orizzonti di lotta legale e non violenta che sono in grado di mettere in crisi l’arroganza dei poteri finanziari e politici che prevaricano sistematicamente i cittadini. Cittadini che difendono la propria terra ed il proprio futuro con i denti diventando simbolicamente proprietari di una parte infinitesimale di quel territorio che la mafia del cemento e del tondino intende cementificare, inquinare, violentare e distruggere. Provate ad immaginare cosa accadrebbe se tutte le centinaia di realtà che in Italia stanno lottando contro le nocività decidessero di fare la stessa cosa. Se tutti coloro che lottano contro il TAV, gli inceneritori, le discariche, le centrali a carbone e turbogas, le nuove autostrade, i rigassificatori ed ogni altra grande opera attraverso la quale verrà devastato il territorio in cui vivono, decidessero nei prossimi mesi di acquistare collettivamente porzioni dei terreni sui quali dovrebbero sorgere questi mostri.

Il 30 marzo oltre 1400 persone si sono ritrovate a Chiomonte, dove alla presenza di un notaio hanno sottoscritto l’atto di acquisto formale dei terreni nel corso di una “maratona” che dalle 9 del mattino è terminata solo a sera. La giornata è stata vissuta in maniera conviviale e si è trattato di una vera e propria festa con la presenza di gruppi musicali, l’esposizione delle oltre 250 tele d’autore NO TAV, pranzo a base di polenta e visite ai siti archeologici e ai vigneti locali che dovrebbero essere distrutti dalla costruzione dell’alta velocità.
Il 15 giugno a Venaus si replicherà e durante una nuova giornata di festa altre 1500 persone parteciperanno all’acquisto di un nuovo lotto di terreni, dimostrando in maniera incontrovertibile come l’opposizione dei valsusini nei confronti dell’alta velocità sia rimasta la stessa manifestata nell’inverno 2005, a dispetto di tutte le mistificazioni messe in atto da coloro che nei mesi passati avevano cercato di “vendere” in Italia e in Europa l’immagine di una Val di Susa ormai “normalizzata” e disposta ad accettare supinamente la costruzione dell’opera, al fine di ottenere in maniera fraudolenta da Bruxelles il finanziamento di 671 milioni di euro.
Nonostante le minacce e l’arroganza messe in campo dalla politica e la disinformazione dispensata a piene mani dai media compiacenti, in Valle di Susa il numero delle persone in prima fila continua ad aumentare, così come aumenta il numero di coloro che iniziano a pensare si tratterà di un “film” molto diverso da quello che era stato programmato nelle stanze del potere.


INDICAZIONI RIGUARDO ALL'INIZIATIVA tratte dal sito www.notav.eu :

Il secondo atto di COMPRA UN POSTO IN PRIMA FILA, grande rappresentazione della volontà popolare di impedire la costruzione della linea Torino Lyon e del relativo tunnel di base, avrà luogo al PRESIDIO NO TAV di VENAUS domenica 15 giugno 2008.

La data indicata in precedenza (8 giugno) è risultata impraticabile per gli impegni del notaio.
Abbiamo tre lotti di terreno a Venaus, esattamente dove ci avevano sgombrati la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005, e un paio di lotti ancora alla Colombera di Chiomonte.

Ricordo a tutti, ma proprio a tutti, che dobbiamo darci da fare per superare di slancio il grande successo di Chiomonte del 30 marzo.

COMPRA ANCHE TU UN POSTO IN PRIMA FILA A VENAUS.

Alcune piccole regole per semplificare e migliorare il lavoro di tutti.

Tutti quelli che hanno già inviato il modulo di opzione per l'acquisto precedente, ma che per qualunque motivo non sono potuti essere presenti il 30 marzo a Chiomonte per sottoscrivere l'atto di acquisto SONO AUTOMATICAMENTE INSERITI NEL PROSSIMO ACQUISTO che si farà il domenica 15 giugno a Venaus.
Anche se cercheremo di privilegiare quelli che non hanno ancora acquistato un posto in prima fila TUTTI POSSONO PRESENTARE UN'OPZIONE DI ACQUISTO anche quelli che hanno già sottoscritto l'atto di Chiomonte il 30/3.
Il sig. Notaio ha comunicato che chi ha già sottoscritto l'atto di Chiomonte il 30/3 PUO' non allegare la fotocopia del documento di identità e il codice fiscale, ma DEVE indicare, chiaramente, sul modulo di opzione che ha già sottoscritto l'atto precedente.
In questa tornata acquisteremo terreni a Venaus e ancora a Chiomonte alla Colombera.
Le sottoscrizioni devono terminare il 15 maggio e la consegna delle buste deve avvenire entro e non oltre il 18 maggio. Quelle che arriveranno dopo verranno automaticamente rinviate all'acquisto successivo, ma bisogna tassativamente darne comunicazione al richiedente.
Man mano che i comitati ritirano le buste, DOPO AVERLE CONTROLLATE E MESSE IN ORDINE, devono consegnarle con estrema sollecitudine al fine di non portarle tutte allo studio notarile all'ultimo momento. Tutte quelle che sono a vostre mani attualmente cominciate a consegnarle.
Ricordate a tutti i sottoscrittori di scrivere chiaramente in STAMPATELLO MAIUSCOLO il modulo di opzione e di scrivere chiaramente anche l'indirizzo mail in STAMPATELLO MAIUSCOLO (TANTO SAPPIAMO TUTTI CHE DEVE ESSERE POI SCRITTA IN MINUSCOLO) ma almeno così riusciamo a leggerla giusta.
Se possibile i comitati evitino di movimentare troppo contante, possibilmente facciano un unico versamento cumulativo con bollettino postale per ogni busta, e alleghino la fotocopia della ricevuta cumulativa nella busta. DIAMOCI DA FARE FIN DA SUBITO. E' UN'OTTIMA OCCASIONE PER FARE SERATE, PER PARLARE DI TAV, DI LAVORO, DI TRACCIATI, DI ACQUA CON LA GENTE, e portando una fotocopiatrice di raccogliere adesioni per l'acquisto dei terreni.

CORAGGIO TUTTI INSIEME SIAMO UNA FORZA DELLA NATURA INVINCIBILE.

CHI HA DEI SUGGERIMENTI DA DARE NON ABBIA PAURA DI PROPORLI. TANTE TESTE TANTE IDEE. COSI' POSSIAMO VINCERE LA NOSTRA BATTAGLIA.