lunedì 8 giugno 2009

UN SECCO NO ALL'EUROPA DI BUROCRATI E BANCHIERI


Marco Cedolin
Solamente il 43% dei cittadini europei si è recato alle urne per eleggere i parlamentari che prenderanno la via di Bruxelles per trascorrervi 5 anni di vacanza lautamente remunerata a spese dei contribuenti. Si tratta del gradino più basso sul percorso di un’Europa che dalle prime elezioni del 1979, quando a votare furono il 62% degli aventi diritto, ha continuato a percorrere una drammatica parabola discendente lunga 30 anni, perdendo progressivamente la considerazione ed il consenso dei propri cittadini.
Se il 57% degli europei ha ritenuto giusto bocciare l’Europa del trattato di Lisbona
e della Bolkenstein, del succo di arancia senza arance e delle quote latte, dominata dalla BCE e dalla burocrazia, semplicemente disertando le urne, anche fra coloro che si sono recati a votare non è mancato lo scetticismo. Una parte cospicua dei 736 parlamentari che si recheranno a Bruxelles appartiene infatti a formazioni politiche euroscettiche, o comunque fortemente critiche nei confronti del percorso fino ad oggi intrapreso dalla UE. Formazioni politiche che in molti paesi hanno incrementato il proprio peso ottenendo successi anche considerevoli.
Da segnalare anche gli ottimi risultati ottenuti in alcuni paesi (Francia e Danimarca su tutti) dai partiti ambientalisti, inspiegabilmente scomparsi in Italia e l’exploit in Svezia del “partito dei Pirati” che aspira ad ottenere il libero scambio di file in rete ed ha ottenuto il 7,1% dei consensi conquistando un seggio a Bruxelles.

Giornalisti, mestieranti della politica e affabulatori di mestiere, costretti per una notte a disertare le feste private ed i localini per vip, continuano ad effondersi in dotte elucubrazioni concernenti la vittoria in Europa dei partiti di centrodestra a spese di quelli del centrosinistra. Il tutto rendendoci edotti del fatto che nel nuovo parlamento con tutta probabilità il gruppo dei popolari conquisterà 270 seggi, mentre i socialisti scenderanno a 170. Neppure un cenno riguardo al fatto che le scelte e le politiche portate avanti fino ad oggi da entrambi i principali gruppi del parlamento europeo si sono dimostrate totalmente fallimentari, fino al punto di renderli espressione di un’Europa che non c’è più se non sulla carta. Neppure un tentativo di portare qualche riflessione in merito al fatto che almeno 6 cittadini su 10 hanno ormai sonoramente bocciato questo modello di UE ed aspirano a un’Europa profondamente differente che sappia essere espressione dei popoli che la compongono, tutelandone i diritti anziché annientarli. Solamente un marasma di frasi fatte, conglomerati senza costrutto di parole stantie e castelli di carta costruiti giocando sulla duttilità dei numeri, nel tentativo di veicolare il messaggio che anche se chi governerà risulta espressione della minoranza dei cittadini, in fondo va bene così e non occorre affatto porsi delle domande.

In Italia (che resta il paese dove si è votato di più anche se la percentuale dei votanti è scesa del 7%) la campagna elettorale incentrata esclusivamente sul gossip intorno alla persona di Berlusconi, non ha portato fortuna al Cavaliere ma neppure a Franceschini. Il PDL si è fermato infatti al 35% senza ottenere il plebiscito auspicato dal premier, ed il PD ha superato di poco il 26% (alcuni punti sotto al risultato di un anno fa) mettendo a rischio il futuro di un progetto politico che appare ogni giorno di più senza prospettive. La Lega di Bossi ha raddoppiato i voti ottenuti alle scorse europee, arrivando a superare il 10%, essendo riuscita ad intercettare il malessere diffuso conseguente al problema immigrazione, che negli altri paesi ha portato consensi ai partiti di estrema destra. Voti raddoppiati anche per l’IDV di Antonio Di Pietro, arrivato a sfiorare l’8%, grazie al fatto di essersi manifestato quale unico partito che in parlamento abbia espresso una qualche opposizione, all’appoggio di Beppe Grillo e alla scelta di alcuni candidati estremamente popolari, De Magistris su tutti.
Ennesima debacle invece per i due partiti della sinistra radicale, Rifondazione di Ferrero e SL di Nichi Vendola che hanno condotto un testa a testa sul filo del 3%, risultando alla fine entrambi estromessi dall’Europa. Sicuramente in seno alla sinistra sarà necessaria una lunga serie di riflessioni, ricordando che nel 2004 Rifondazione, Verdi e PDCI riuscirono ad ottenere ben 9 seggi all’europarlamento.

3 commenti:

Luka78 ha detto...

Ciao Marco, buona riflessione la tua sulle europee.
Io non ho votato perchè non sono stato qui in Italia ( una piccola vacanza all'estero ), ma tanto, se ci fossi stato, non sarei andato a dare il mio voto.
I politicanti italiani, non per fare il qualunquista, li vedo sempre più lontani dalla realtà che mi circonda.
Chi pensa ai fatti propri e a scherzare sulla pelle di noi comuni mortali e chi, pensando di contrastarlo, crede di fare l'alternativo ma non si rende conto di non centrare il bersaglio.

Vogliamo parlare della campagna elettorale? Da una parte non è che ne abbia vista, dall'altra...gossip e ... gossip. Complimenti!
Ed io dovrei dargli il voto per vivere a sbafo? Se lo scordino!

Questa poca affluenza - costante, come hai ricordato, delle europee - è il sintomo di una sensazione che senz'altro è sentita in tanti italiani, e cioè non solo NON voler dare il voto per un qualsiasi motivo, ma anche perchè NON ci si vede, NON ci si sente parte integranti dell'Europa così come l'hanno costruita certi incravattati.
Può essere anche un sintomo sul modo di vedere la politica in toto? Sul modo di gestire una società ( almeno quella italiana ) da parte della cosiddetta "classe dirigente"?
Credo che possa essere un'insieme di fattori che, molto probabilmente, soprattutto alle europee ( perchè viste lontane ), esce fuori e si fa notare.
I politicanti, qualche domandina se la faranno mai?

Un saluto, Marco!

marco cedolin ha detto...

Ciao Luca,
la tua analisi non fa una piega e mi ritrovo a condividerla in toto.

Ciò che più avvilisce è proprio la totale mancanza di qualsiasi riflessione in merito a questi argomenti, da parte di giornalisti e mestieranti della politica.

Un caro saluto
Marco

Simone ha detto...

Sono d'accordo, ma aggiungo la mia personale visione di quanto accaduto.
Io credo che l'astensione non sia il sintomo di una democrazia che non funziona, quasi una stortura della stessa, ma ne è sua componente fondamentale, obiettivo non dichiarato dei politici "democratici".

La classe dirigente, amministratrice delegata di banche e poteri forti, ha bisogno di conservare da un lato al legittimità (mantenendo quindi la patente di "democraticamente eletta"), dall'altro deve liberarsi di ogni ostacolo popolare (attraverso la delusione dell'elettorato e quindi l'astensione).
E' un processo in atto in tutto il mondo occidentale, a partire dagli Usa.
L'esclusione del popolo dalla politica non lo si ottiene più con la dittatura ma con un totalitasimo mascherato in cui la gente vota chi non governerà e si sente soddisfatta... se non lo è, non vota, ma il sistema rimane.