giovedì 3 dicembre 2009

MEDIOEVO XXI SECOLO


Marco Cedolin
Le stigmate del progresso s'intravedono sulle macerie delle case di Kabul, nel volto dei bambini iracheni uccisi da 12 anni di embargo assassino, ai quali continua a fare seguito un’eternità di occupazione armata, nel ventre dei B 52 che lanciano i loro fiori di morte sulle popolazioni inermi, nelle bombe al fosforo bianco che trasformano le persone in tizzoni ardenti senza vita, simili a pezzi di carbone, nelle gabbie da tortura di Guantanamo, fra il caracollare degli storpiati negli ospedali di Emergency.
La “civiltà” del nuovo millennio parla il linguaggio dell'egoarca, fatto di genocidi, prevaricazione, arroganza, sopraffazione del più debole. Fiamme di parole sputate come sentenze di morte, roghi senza fine che trasudano vergogna.

La libertà di questi nostri giorni vive nel grande orecchio di Echelon, negli arresti ingiustificati, nelle cariche delle forze dell’ordine portate contro la popolazione inerme, colpevole solamente di protestare contro l’inceneritore ed il TAV destinati a rubare loro il futuro, nei suicidi di stato, negli occhi delle madri costrette a piangere un figlio passato fra le mani della polizia e privato della vita senza un perché. Aleggia fra gli asfissiati del teatro maledetto di Mosca, fra i milioni di cinesi sfollati a forza dalle loro case destinate a trasformarsi nell’invaso della più grande diga del mondo, nei visi dei palestinesi trucidati durante l’operazione piombo fuso, nelle ossa annerite dei martiri di Falluja.

La giustizia trascolora nelle guerre preventive, negli ultimatum, nella vile pratica degli “omicidi mirati”, nella barbarie delle taglie, nella palude delle mistificazioni.

Il futuro è già iniziato, nella folle corsa agli armamenti, nella soppressione della libertà individuale, in un mondo del lavoro che assurge ad immensa arena dove incrociare le armi del ricatto e dell'intimidazione, nella disumanizzazione dell’individuo, trasformato nel tubo digerente della macchina di un progresso che sta riportandoci indietro di almeno mille anni.
Il futuro è come un libro appena tratteggiato che parlerà di mutamenti climatici, di stress, di vite invivibili dentro città invivibili, di diritti violati, di globalizzazione, di oligarchia delle multinazionali, di collari elettronici, di uomini soli con la loro solitudine, piccoli automi decerebrati al servizio del potere.
Non esiste progresso nel nuovo medioevo del XXI secolo, solo un capitalismo decadente che per non morire si ciba d'illusioni e di libertà.

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