martedì 26 gennaio 2010

IL TAV IN VAL DI SUSA HA PERSO LA PRIMA BATTAGLIA


Marco Cedolin
Sono andati per bastonare e sono finiti bastonati, verrebbe da dire metaforicamente parlando, tirando le somme della grande offensiva portata in Valsusa dai fautori del TAV nel corso di questo mese di gennaio. Offensiva studiata a tavolino negli ultimi 4 anni con cura certosina da Mario Virano e dalla classe politica che gli fa da contorno, ma valutata evidentemente con troppo ottimismo, sulla base d’informazioni e “sensazioni” assai disancorate dalla realtà.

Tutto è iniziato all’alba di martedì 12 gennaio, quando una delegazione delle forze dell’ordine si è presentata dinanzi al presidio dell’autoporto di Susa per prendere possesso dei terreni oggetto dei carotaggi. In quell’occasione circa 300 presidianti che avevano passato l’intera notte al gelo si sono rifiutati di lasciare il passo, ricevendo in cambio minacce di future denunce.
L’offensiva, scientemente calcolata, ha allora preso forma per mezzo di una massiccia campagna mediatica, veicolata attraverso giornali e TV, attraverso la quale si alternava l’ironia nei confronti dei 300 NO TAV, definiti a più riprese 4 gatti, ad alcune considerazioni in merito ad un movimento in aperta crisi che avrebbe perso non solo ogni appoggio politico, ma anche la capacità di aggregazione e mobilitazione dei cittadini. Considerazioni condite con il convincimento che la maggior parte dei valsusini avesse ormai rinunciato a lottare contro l’alta velocità, lasciando il testimone ad un piccolo gruppo di facinorosi che non volevano arrendersi neppure di fronte all’evidenza di una battaglia ormai persa.

L’offensiva è poi proseguita la settimana successiva, quando nel cuore della notte, con grande spiegamento di forze dell’ordine, la “banda del buco” è riuscita a montare una trivella
a Susa su un terreno di proprietà della Sitaf e nel corso della mattinata perfino a presentare nel centro del mercato cittadino un “camper informativo SI TAV” con a bordo il presidente della Provincia di Torino Saitta, nel ruolo inedito di distributore di volantini e slogan che ormai hanno fatto il proprio tempo. Camper che di fronte alle prime domande portate con atteggiamento critico (senza alcun spirito violento beninteso) ha pensato bene di volatilizzarsi, insieme con l’alta figura politica che recava a bordo, per non ripresentarsi più in Val di Susa nei giorni successivi.
L’offensiva ha poi toccato il proprio acme il giorno seguente, con l’installazione di una seconda trivella presso la stazione di Condove, unitamente all’annuncio (già ventilato nei giorni precedenti) di una grande manifestazione bipartisan a favore del TAV, organizzata al Lingotto di Torino dal sindaco Sergio Chiamparino. Manifestazione che stando alle parole dei suoi organizzatori avrebbe dimostrato come la maggioranza dei cittadini sia in realtà favorevole all’alta velocità e poco disposta a subire i “ricatti” di uno sparuto gruppo di facinorosi che osteggiano un progetto di siffatta importanza.

Tutto è finito nel corso del weekend, quando appunto chi con atteggiamento spavaldo era partito per bastonare, si è ritrovato attore di una ritirata ben poco dignitosa, fra i calcinacci delle proprie mistificazioni che crollavano come un castello di carte.
Sabato 23 gennaio, dal presidio di Susa è partita infatti una grande manifestazione forte di oltre 40.000 persone (in stragrande maggioranza valligiani) che ha attraversato come un fiume sterminato di bandiere NO TAV la cittadina, ribadendo in maniera inequivocabile l’assoluta contrarietà del territorio nei confronti di un’infrastruttura ritenuta tanto inutile quanto dannosa. Una moltitudine di uomini, donne, ragazzini, pensionati, in grado di fugare qualsiasi dubbio sia sull’identità di coloro che si oppongono all’alta velocità, sia sulla dimensione strabordante della partecipazione, uguale se non superiore ai livelli del 2005.

Sergio Chiamparino, dopo avere trasformato la propria manifestazione in un convegno da tenersi in una sala (non troppo grande) del Lingotto si è ritrovato invece (ironia della sorte) davvero con 4 gatti, dal momento che per tentare di offrire un’immagine meno desolante e riempire i 600 posti a sedere, perfino i consiglieri provinciali e regionali, compresa la presidente Bresso sono stati fatti accomodare fra il pubblico. Dinanzi a 500 persone, in gran parte rappresentanti politici del PD, si è così svolta l’arringa di Mario Virano che da abile oratore quale è ha ancora una volta sviscerato le ragioni della Torino – Lione che pur non trovando conforto nei numeri allignano all’interno di un “sogno” da portare avanti un po’ per fede e un po’ perché muovendo grandi volumi di denaro del contribuente la politica in fondo il suo tornaconto riesce sempre a trovarlo.

In conclusione al termine della giornata, tanto Chiamparino, quanto Virano, quanto la Bresso, hanno dovuto ammettere che in Val di Susa ci sono quarantamila persone (non 4 gatti) che non vogliono l’alta velocità e trattasi di famiglie e cittadini normali, non certo di sparuti gruppi di antagonisti. Il sindaco di Torino, con la difficoltà a far di calcolo che lo contraddistingue, ha altresì dichiarato che quarantamila o no essi rappresentano pur sempre una minoranza (accompagnato in questo ragionamento dal ministro Matteoli) nell’ambito italiano, ragione per cui si andrà avanti più decisi che mai con la progettazione.

Si potrebbe osservare che anche i torinesi che hanno votato lui, in ambito italiano rappresentano un’esigua minoranza, così come coloro che hanno votato il governo sono sparuta minoranza in ambito europeo, ma non per questo la sua persona ed il governo italiano vengono tacciati come espressione minoritaria.
Ma in fondo è giusto lasciare spazio a questo sfogo con relativa fantasiosa arrampicata sugli specchi, bastonate di questo genere, si sa, fanno molto male e soprattutto rischiano di lasciare il segno, a maggior ragione quando ci si trova alla vigilia di una campagna elettorale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, voglio ringraziarti per la tua continua e corretta informazione sulle vicende in Val di Susa. Il confronto con quella che ci propinano i mass media asserviti ai poteri forti ci da` la misura di quanto sia incisivo e capillare il loro travisamento dei fatti. Sentendo la Tv ufficiale sembrava proprio che i No TAV si fossero ormai ridotti a 4 gatti e che la loro opposizione si stesse dissolvendo.
Ma la Lega Nord da che parte sta? Mi ricordo che nei primi cortei del dissenso c'era anche Borghezio. Ora che fine ha fatto? L'altra sera, durante il servizio sulla "chiamparinata" ho sentito Cota che suggeriva di costituire un apparato (l'ennesimo!) di controllo sui flussi monetari e sugli appalti. Cio` vuol dire che la Lega non e` (piu`) contraria... Altro che difesa del territorio! Madonna mia come e` scesa cosi` in basso!
-- Michele

marco cedolin ha detto...

Ciao Michele,
per quanto riguarda la Lega Nord in merito alla questione TAV in Val di Susa ha fatto nel tempo più di un voltafaccia.
Nei primi anni 90, quando la protesta era agli albori la Lega è stato uno dei primi partiti a mostrarsi scettico riguardo all'opera.
Quando il problema è esploso nell'autunno 2005, la Lega, pur facendo parte di una maggioranza che voleva il TAV ha assunto una posizione abbastanza interlocutoria, con alcuni suoi rappresentanti scettici (come Borghezio) ed il giornale La Padania disposto a dare voce anche ad alcune voci critiche. Grazie all'allora direttore Gianluigi Paragone fu perfino pubblicato a tutta pagina (quasi integralmente) il mio articolo "Incubo TAV" rifiutato dal Manifesto e Liberazione, nonostante fra gli altri l'avessi inviato anche a loro.
In seguito sia la Lega che La Padania si portarono man mano sempre più vicino alle posizione della mafia del cemento e del tondino, iniziando a diffondere sull'agomento mistificazioni e disinformazione di ogni sorta.
Fino ad arrivare ad oggi, quando (con l'eccezione delle dichiarazioni di Bossi)tutto il partito sembra allineato con la truffa del TAV e Cota sta tentando perfino di farne una bandiera della propria campagna elettorale alle regionali.
Sicuramente una misera fine per un partito che si proponeva in qualità di "paladino" delle comunità locali e oggi si ritrova ad appoggiare cemento, globalizzazione e (seppure a obtorto collo) perfino il Trattato di Lisbona :-)