giovedì 30 dicembre 2010

Brindisi amari

Marco Cedolin
S'incrociano i calici, s'increspano le labbra a pronunciare frasi beneauguranti, si brinda al nuovo anno che arriva, ma la sensazione preponderante è quella che mentre il disastroso 2010 finisce, la tragedia continui, infischiandosene degli auguri e delle speranze.
Non occorre essere particolarmente pessimisti per comprendere come l'anno appena trascorso, condensato in una serie di brutture senza soluzione di continuità, oltre a rendere amaro il vino, abbia costruito i presupposti perchè il 2011 ne ricalchi fedelmente le orme, rendendoci uomini sempre più soli, deprivati di aspirazioni e gioia di vivere, trascinati dentro ad un gioco d'azzardo dove vince solo il banco, mentre con gli sguardi inebetiti continuiamo a restare seduti a giocare e poi a giocare ancora, nonostante l'unica prospettiva sia quella di perdere tutto, in ultimo anche la nostra dignità.
L'anno che si dissolve nei calici resi amarognoli dal vino stantio non verrà ricordato in funzione di eventi eclatanti che abbiano cambiato il corso della storia e probabilmente scivolerà nelle sabbie del tempo senza sussulti, con la sua summa di miserie umane sulle cui fondamenta d'argilla già si stanno costruendo altre miserie umane, destinate ad un futuro che lascia in bocca il sapore acre del metallo.
La svendita dei lavoratori, ricattati, vessati, intimiditi e indotti a praticare l'autolesionismo,.....

mercoledì 15 dicembre 2010

I colonizzatori dell’immaginario collettivo

Rinascita ha incontrato Marco Cedolin, scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, che ha parlato di globalizzazione e anestetizzazione delle coscienze.
Fabio Polese
La circolazione delle notizie, sui grandi media, è subordinata alla volontà dei “sistemi” che gestiscono i media stessi. Viviamo nella società del controllo e sembra che esista un governo sovranazionale ed invisibile che decida cosa è giusto farci sapere e cosa no. In questo scenario apocalittico, abbiamo incontrato Marco Cedolin, scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, per porgli qualche domanda. “Non credo esistano dubbi sull’esistenza di un governo sovranazionale che attraverso la colonizzazione dell’immaginario collettivo, plasma la conoscenza, la sensibilità, i gusti, le reazioni emotive e più in generale i pensieri delle persone – sottolinea Marco Cedolin - con lo scopo di creare una massa di perfetti consumatori globali perfettamente omogeneizzati, privi di senso critico e programmati per reagire a qualsiasi stimolo indotto nella maniera prevista”. Alla domanda se esistono degli operatori di guerra psicologica lo scrittore e studioso precisa: “non si tratta tanto di una guerra psicologica, dal momento che il concetto di guerra presuppone la presenza di almeno due soggetti belligeranti, mentre in questo caso il soggetto impegnato nell’operazione si manifesta uno solo. Parlerei piuttosto di un processo di orientamento e globalizzazione del pensiero, attraverso l’anestetizzazione delle coscienze e l’annientamento sistematico di qualsiasi prerogativa culturale che possa mettere a rischio la buona riuscita del progetto”.....