giovedì 28 luglio 2011

TAV: una stirpe di ecomostri

Marco Cedolin
In Italia, fra le tante mostruosità che ogni giorno ci capita di vedere, esiste un mostro di nome TAV che come un’immensa muraglia cinese taglia in due la pianura padana, prima orizzontalmente da Torino a Milano, poi verticalmente giù fino a Bologna, per poi infilarsi in maniera devastante dentro l'Appennino e riemergere nei pressi di Firenze, il cui sottosuolo sta ancora aspettando di essere sventrato in profondità, e poi ancora giù per altri centinaia di chilometri, attraversando Roma per giungere fino a Napoli.
Quando fra alcuni anni, dopo il completamento del sottoattraversamento di Firenze che dovrebbe iniziare fra qualche mese, il mostro sarà terminato, sarà lungo circa 1000 km che saranno costati al contribuente italiano qualcosa come 90 miliardi di euro.
Lo scopo di questa immensa infrastruttura non è quello di migliorare  lo stato del nostro sistema ferroviario attuale, costituito per quasi due terzi da linee a binario unico, poiché sui binari del TAV potranno correre solamente i costosissimi treni ad alta velocità/capacità e non quelli che attualmente circolano sulla normale rete ferroviaria...... 
Le nuove linee TAV utilizzano infatti un sistema di alimentazione a 25.000 V in corrente alternata a fronte dei 3.000 V in corrente continua della rete ordinaria, sfruttabili solamente dalle motrici ETR di seconda generazione con politensione.
In una situazione come quella degli ultimi decenni, nella quale le ferrovie italiane versano in uno stato di sempre più profonda crisi a causa dell’arretratezza della rete ferroviaria esistente, della scarsità e della preoccupante obsolescenza del materiale rotabile, dell’assoluta mancanza d’investimenti da destinare al personale e alla gestione del sistema, la scellerata scelta della politica è stata quella di bruciare 90 miliardi di euro e circa 20 anni di lavori nella costruzione di una nuova infrastruttura che andrà ad affiancarsi a quella attuale senza la prospettiva di poterla né sostituire né tanto meno migliorare ed avrà costi di manutenzione tripli rispetto a quelli delle linee tradizionali.

Ma oltre al “mostro” esiste una progenie di “mostri”, costituita da tutte le linee TAV non comprese in questi 1000 km che al momento sono ancora in fase di progetto.

La controversa TAV in Val di Susa che dovrebbe sventrare una valle alpina per poi infilarsi in un tunnel di 53 km sotto montagne cariche di uranio.
Il Terzo valico Milano – Genova che perforerà l’Appennino ligure.
Il TAV Milano – Venezia – Trieste che taglierà diagonalmente la pianura padana per oltre 400 km prima d’infilarsi sotto il Carso.
Il TAV del Brennero che prevede due gallerie di 55 km e oltre 200 km di infrastrutture per giungere fino a Verona con un costo stimato in oltre 20 miliardi di euro.
La nuova linea TAV Napoli – Bari per la quale è già stato firmato un protocollo d’intesa.

Progetti e poi ancora progetti per realizzare i quali non basterebbero altri 90 miliardi di euro e altri 20 anni di lavori, durante i quali le nostre ferrovie molto probabilmente cesseranno di esistere.

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