mercoledì 30 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "I" come Insorti

Marco Cedolin

Rappresentano senza dubbio l'elemento più oscuro e controverso della guerra in Libia, pur essendo la difesa della loro incolumità il fattore preso a pretesto dall'ONU per scatenare i bombardamenti.
Nell'immaginario di alcuni si tratta di una parte del popolo libico che sta lottando per liberarsi dalla dittatura e conquistare l'agognata democrazia.
Secondo altre fonti sono costituiti da oppositori di Gheddafi e nostalgici della monarchia che tentano di spodestare il Raiss per appropiarsi delle immense risorse petrolifere del paese, ben più appetibili di quanto non lo possa essere la democrazia.
Altre fonti ancora mettono in evidenza la pesante ingerenza occidentale, nell'organizzare, armare ed inquadrare (anche con l'ausilio di elementi delle truppe speciali inglesi) i ribelli, affinchè deponessero Gheddafi ed instaurassero un nuovo regime di proprio gradimento.
Qualcuno ha già perfino individuato nella persona di Mahmoud Jibril, già direttore dell’Ufficio nazionale per lo sviluppo economico (Nedb) del governo libico, grande privatizzatore, nonchè altrettanto grande amico di Washington, il fantoccio deputato a sostituire Gheddafi quando la guerra sarà finita.....

martedì 29 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "G" come giornalisti

Marco Cedolin

In Libia ce ne sono pochini e la cosa risulta comprensibile visto l'alto rischio consistente nel "vivere" una guerra in prima persona, come stanno a testimoniare i molti drammi accaduti in passato.
La maggior parte di loro si trova a Bengasi e racconta quello che affermano i ribelli, spacciandolo per verità. Qualche coraggioso ha osato accasarsi a Tripoli e racconta le immagini ed i servizi giornalistici trasmessi dalla TV libica, ricordandosi di ribadire puntualmente che tali notizie vanno "prese con le molle" perchè trattasi di frutto della propaganda di regime.
Più nutrita è la schiera di coloro che rimanendo in Italia traggono le proprie fonti dai social network, dispensandoci narrazioni anonime il più delle volte costruite a tavolino da chi attraverso facebook e twitter costruisce realtà immaginifiche e rivoluzioni colorate......

lunedì 28 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "P": Partito Democratico

Marco Cedolin

Nonostante la sua storia lo caratterizzi come il partito del cerchiobottismo elevato all'ennesima potenza, che vuole cementificare tutto, "ma anche" tutelare l'ambiente, costruire più occcupazione, "ma anche" aumentare la precarietà, appoggiando la legge 30, difendere i salari degli operai, "ma anche" gli interessi della FIAT, tutelare i più deboli, ma solo dopo avere tutelato i più forti che li vessano, "finalmente" ha assunto una posizione granitica e assolutamente univoca.
E' il partito della guerra alla Libia, senza se e senza ma, perchè questa guerra s'ha da fare ed è necessaria tanto quanto il desco e l'uso della toilette.
I suoi rappresentanti che affollano i salottini vip della TV si prodigano con sincero spirito belluino per sostenere la guerra franco/americana e confliggono in battaglie verbali perfino con gli antagonisti del centro destra che di fronte a loro somigliano a schiere di pacifisti, intrisi di buon senso e aneliti di pietà.....

domenica 27 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "V" come "Volenterosi"

Marco Cedolin

Una dozzina di ragazzotti pompati di anabolizzanti, sovraeccitati grazie a qualche pasticca, ed armati di tutto punto, assalgono e massacrano un bimbo delle elementari, per rubargli il cellulare e la catenina d'oro.
Nelle strade luccicanti e al contempo tenebrose delle nostre metropoli vengono etichettati come gli artefici del deprecabile fenomeno del bullismo.
Nei cieli e nelle acque del Mediterraneo sono i "Volenterosi" che si spendono per liberare il popolo libico e condurlo a "miglior vita" attraverso l'uso indiscriminato delle bombe.....

sabato 26 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "O": Odissea all'alba

Marco Cedolin

il Pentagono nel corso degli anni sta producendosi in uno sforzo encomiabile per rendere mediaticamente più umanitarie le proprie campagne di morte, finalizzate a democratizzare il mondo e costruire materiale per Military Channel.
Dopo "colpisci e terrorizza", sperimentato nel corso degli ultimi 10 anni dal popolo afgano con una sequela di massacri senza fine aventi spesso per oggetto donne e bambini ......

venerdì 25 marzo 2011

Tricolori e propaganda di guerra

Marco Cedolin

Siamo in guerra ormai da una settimana, ma dai balconi delle case italiane, anzichè le bandiere arcobaleno della pace continuano a garrire i tricolori di quella patria, riscoperta anche da tanta sinistra, proprio nel momento del suo totale asservimento al padrone a stelle e strisce ed ai suoi vassalli di Bruxelles.
Il popolo dei pacifinti, presente in massa nelle piazze e nelle strade qualche anno fa durante l'invasione dell' Iraq, quando lottare contro la guerra era esercizio prodromico alla conquista di facili consensi elettorali ed ambite poltrone "che contano" sembra essersi dissolto senza lasciare traccia ed i pochi aneliti di contestazione passano perlopiù inosservati, poichè privati della sponsorizzazione di quei partiti e quelle organizzazioni che dal dopoguerra in poi gestiscono "le piazze" a proprio piacimento.
Diventa impossibile non domandarsi dove siano finite le 150.000 persone con le quali il 18 febbraio 2007 ho condiviso la manifestazione oceanica di Vicenza contro la costruzione della nuova base militare americana Dal Molin. A rigore di logica chi si oppone con fervore alla costruzione di una base militare dovrebbe manifestarsi ben più indignato di fronte all'entrata in guerra del suo paese, ma evidentemente in questi giorni, di logica in giro se ne ravvisa davvero pochina.
Così come diventa diventa impossibile comprendere che fine abbia fatto il popolo cattolico delle marce della pace Perugia-Assisi, dal momento che il mondo cattolico in questi giorni di guerra ha finora manifestato solo inanità e desistenza, in perfetta sintonia con l'assoluto disinteresse espresso dai suoi vertici, nei confronti dell'aggressione armata a Tripoli.
E altrettanto ostica si rivela la ricerca degli strenui difensori della Costituzione, che quasi settimanalmente organizzano qualche marcetta, presidio, manifestazione, protesta di piazza, ma inspiegabilmente sembrano essere caduti vittima di una dissolvenza di fronte alla palese violazione dell'art 11, che in quanto estimatori della nostra carta costituzionale dovrebbero conoscere molto bene.....

mercoledì 23 marzo 2011

Il Punto - SPECIALE IN DIRETTA WEB TV

SPECIALE IN DIRETTA WEB TV MERCOLEDI 23 MARZO ORE 21.15

L'Italia ripudia la guerra.
Un'altra guerra "di servizio": le basi straniere che occupano il nostro paese usate come avamposti per attaccare un paese sovrano. L'Italia, serva dei poteri forti, in Libia, come in Medio Oriente......VEDI LA PUNTATA REGISTRATA

venerdì 18 marzo 2011

Celebriamo la nuova guerra santa?

Marco Cedolin

Alla fine ce l'abbiamo fatta.
I ruggenti cannoni dell'Occidente, che fremevano da settimane dentro ad un recinto troppo stretto, teleguidati da baliosi generali affamati di eroismo, hanno ricevuto dall'ONU il via libera, sotto forma del viatico a spendersi in nuove gloriose imprese, come già lo furono e lo sono quelle in terra d'Afghanistan e d'Iraq.
Nella tarda serata di ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti approvato con 10 voti favorevoli e 5 astensioni (Germania, India, Brasile, Russia e Cina) una risoluzione che autorizza l'imposizione di una no-fly zone sulla Libia "con tutti i mezzi a disposizione", incluso il ricorso all'uso della forza.
In pratica le armate occidentali, con alla testa Francia e Stati Uniti che più degli altri si sono spesi nel fare pressione nei confronti di quegli stati che manifestavano perplessità, sono da stanotte autorizzate ad usare aerei e missili contro l'esercito di Gheddafi (che altro non è se non l'esercito libico) nella misura e nella maniera che ritengano più opportuna al fine di tutelare l'incolumità delle truppe degli insorti, che nella risoluzione vengono definiti "civili" nonostante abbiano tutti i connotati di un esercito in armi, e in sostanza garantirne il successo militare.
La decisione non stupisce più di tanto, dal momento che l'insurrezione in Libia, organizzata dagli oppositori di Gheddafi, con il sostegno angloamericano e dei seguaci della monarchia, stava fallendo miseramente e senza un intervento armato occidentale sarebbe stata destinata a spegnersi entro un paio di giorni.....

mercoledì 16 marzo 2011

Nucleare, un futuro radioso o radioattivo?

Michele Brunati

Siamo sempre lì. Tutte le volte che succede un incidente nucleare di un certo rilievo o che si fanno i conti di quanto ci viene a costare la dipendenza dal petrolio, i soliti amanti dell'energia atomica rilanciano l'idea perversa di riaprire al nucleare. E giù con la storia del fabbisogno energetico la cui crescita viene sempre data acriticamente per scontata e della cui effettiva necessità o meno nessuno vuol mai parlare. Dicono che serve energia per costruire con crescente frenesia nuovi modelli di automobili, frigoriferi, lavatrici, computer, telefonini, tutte cose che, a parte qualche pezzo in plastica, di innovativo non hanno nulla se non il compito di farci buttare nelle discariche (quasi sempre abusive) quelle che già abbiamo e che funzionano benissimo. Quando affermano che ci si deve affrancare dalla dipendenza del petrolio e dunque anche da quella dei Paesi Arabi hanno mille ragioni, però trascurano sempre il fatto che noi l'uranio non ce l'abbiamo, neanche a pagarlo a peso d'oro. Dunque si passerebbe da una dipendenza all'altra. E, guarda caso, i loro calcoli del costo al kWh non tengono mai conto delle spese di smaltimento delle scorie e delle conseguenze sulla nostra salute in caso di incidente. A distanza di quasi venticinque anni dall'infausto 26 aprile 1986 si riscontrano ancora oggi gravi ripercussioni genetiche sugli innocenti nati dopo il disastro del reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl. Perché mai nessuno dei filo-radioattivi ci dice quanto verrebbe ad incidere sul costo del kWh una simile sciagura?....

martedì 15 marzo 2011

Solo l'orchestra italiana suona sul Titanic che affonda

Marco Cedolin
La tragedia delle centrali atomiche fuori controllo che in questi giorni sta dilaniando il Giappone, mette una pietra tombale sulla fallimentare esperienza costituita dall'utilizzo del nucleare a scopo di produzione energetica.
Se infatti i termini della catastrofe giapponese, tuttora in corso e in continua fase di aggravamento, non sono ancora definiti e le informazioni si accavallano in maniera schizofrenica nella confusione più totale, alcune evidenze appaiono al contrario di una chiarezza adamantina.
Il gravissimo incidente di Chernobyl aveva dimostrato come eventuali guasti tecnici o errori nella gestione di un reattore nucleare potevano determinare disatri di enorme grandezza, la cui portata difficilmente era quantificabile sull'asse del tempo. Nessuno sarà mai in grado di raccontarci quante persone in Europa si sono ammalate di cancro e si ammaleranno nei decenni a venire, sono diventate sterili o lo diventeranno, sono state vittima di malformazioni fetali o lo saranno, a causa del disastro di Chernobyl. Molte sicuramente, ma la radioattività è un assassino che colpisce in silenzio, spesso a decine di anni di distanza e senza manifestarsi come carnefice.
L'impatto sull'opinione pubblica fu enorme e per la tecnologia nucleare iniziò la parabola discendente. Nonostante ciò riuscì a sopravvivere, in quanto i morti risultavano dispersi nell'imponderabile e la causa del disastro allignava in un deficit tecnico. Sarebbe bastato promettere miglioramenti tecnici e misure di sicurezza di alta tecnologia, per scongiurare almeno in una parte dell'opinione pubblica il rifiuto radicale nei confronti dell'atomo.
Fortunatamente in Italia questo escamotage non funzionò e un plebiscito popolare disse no al nucleare in maniera ferma e definitiva, prima che a riesumarlo in maniera fraudolenta arrivasse il caramogio di Arcore, con la banda di barbassori che gli fanno da contorno, nel tentativo di riportare in vita un cadavere ormai mummificato.....

sabato 12 marzo 2011

L'abbraccio nucleare è un abbraccio di morte.

Marco Cedolin
In Giappone il violentissimo terremoto di ieri ha creato un inferno apocalittico degno dei peggiori film catastrofici. Un inferno dove gli impianti petrolchimici bruciano rendendo nero il cielo, i depositi petroliferi riversano il greggio in mare, i viadotti crollano, le superstrade vengono inghiottite dalle voragini apertesi nel terreno le linee ferroviarie ultramoderne si accartocciano come fogli di carta dentro ad un caminetto, le dighe cedono di schianto creando nuovi Vajont. I mentori dell'onnipotenza tecnologica si ritirano nelle loro tane, i notiziari raccontano migliaia di vittime il cui computo sarà purtroppo destinato ad aumentare in maniera esponenziale con il passare delle ore.
Le centrali nucleari vacillano e quella di  Fukushima esplode in una nube bianca che potrebbe costituire il prodromo di una tragedia radioattiva della gravità di quella di Chernobyl.
La società del progresso tecnologico si ritrova spogliata ed in stato di shock, di fronte alla forza di quella natura che pretenderebbe di dominare. Una natura tanto più pericolosa in quanto violentata e profondamente minata nei suoi equilibri.
Le centrali nucleari vacillano e mostrano ancora una volta inequivocabilmente i termini di una scelta sbagliata, drammatica, demenziale ed assassina, ricordandoci che siamo seduti sopra ad una bomba di cui si è persa traccia della spoletta d'innesco.

Nel mondo sono attive circa 440 centrali nucleari. La Francia da sola ne possiede 80, la Spagna 9, la Svizzera 5 e la Germania una ventina, solo per citare i paesi a noi più vicini.
Ognuna di esse oltre a rappresentare una grave fonte di radiazioni per il territorio circostante, potrebbe essere causa di una catastrofe di proporzioni inenarrabili, nel caso si verificasse un incidente, un attentato o un intenso movimento tellurico come quello verificatosi in Giappone.
Ognuna di esse produce tonnellate di scorie radioattive che resteranno attive per un periodo che va dai 20 ai 150 mila anni. Scorie completamente ingestibili, poiché risulta materialmente impossibile determinare la sicurezza dei siti di stoccaggio delle stesse, dovendo ragionare su grandezze temporali nell’ordine delle decine di migliaia di anni….

giovedì 3 marzo 2011

Obama e l'Occidente stanno con il popolo

Marco Cedolin
Durante queste ultime settimane l'ipocrisia e la fantasia visionaria della politica occidentale, coaduviata dal circo mediatico e dall'opinione pubblica "ben informata" dalla TV, hanno raggiunto vette inarrivabili che ricordano da vicino quelle toccate durante gli anni dell'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq.
Senza dubbio sono forti le analogie fra le fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate per il semplice fatto che non esistevano e le altrettanto fantomatiche stragi compiute da Gheddafi che avrebbe bombardato i manifestanti pacifici, facendone strage, per poi seppellirli dentro alle fosse comuni.
In entrambi i casi si tratta di deliri onirici privi di fondamento, proposti e fatti accettare come realtà solamente grazie alla raffinata opera di lobotomizzazione di massa, ormai portata a termine dalla propaganda mediatica.
In entrambi i casi si tratta di bufale così grosse da non potere durare a lungo (anche se quelle concernenti le armi di distruzione di Saddam furono mantenute in vita per un paio d'anni o giù di lì) prima di decadere nel novero delle fesserie visionarie, deputate a venire smentite dagli stessi creatori delle fiction.
In entrambi i casi il fatto che si trattasse di menzogne allo stato puro, costruite (molto maldestramente) per ottenere uno scopo ben preciso, risultò del tutto ininfluente, dal momento che il loro scopo lo ottennero e lo stanno ottenendo, esattamente nei tempi e nei modi previsti.
Saddam diventò un dittatore sanguinario che metteva a repentaglio la suicurezza del mondo "civile" e da quello stesso mondo "civile" fu portato sul patibolo. Gheddafi è diventato un tiranno che si è macchiato del genocidio del suo stesso popolo e con tutta probabilità verrà deportato al tribunale dell'Aia per finire suicidato dalla mano misericordiosa dell'occidente come già accaduto a Milosevic.....