venerdì 30 settembre 2011

La Marcegaglia in soccorso di Trichet

Marco Cedolin
Fra gli avvoltoi che planano in cerchi sempre più bassi, attendendo con impazienza di spolpare la carogna di questo disgraziato paese, non potevano certo mancare i prenditori d'accatto che da sempre vivono alla grande foraggiati dai sussidi statali, ma fra una puntatina a Porto Cervo, un briefing di alta finanza e una delocalizzazione produttiva, non mancano mai di tessere le lodi del libero mercato, declinato come il luogo dove si socializzano le perdite, privatizzando al contempo i profitti (leciti ed illeciti) derivanti dalla macelleria sociale.
Degna portavoce di questa congrega di sciacalli che vestono Prada e Max Mara, ma strizzano l’occhio alla sinistra chic e si fingono interessati alle sorti dei lavoratori (italiani o cinesi non si comprende bene) non poteva essere che Emma Marcegaglia , la quale a sostegno di Draghi e Trichet e dei molteplici affari di famiglia, sta in queste ore producendosi nell’ennesimo sforzo per “salvare il paese” dalla remota possibilità che gli italiani non seguano i greci nel tunnel della disperazione.
Oggetto dello sforzo un documento denominato "manifesto per la crescita"  (non si comprende bene di cosa) imposto ai camerieri di governo e sindacati, sotto forma di ultimatum o ricatto, indispensabile perché Confindustria non faccia saltare qualsiasi tavolo di dialogo.
Entrare nel merito del suddetto manifesto crea giocoforza non pochi imbarazzi, dal momento che sono troppe e troppo forti le similitudini con la lettera "segreta" di Draghi e Trichet che commentammo ieri a fronte della sua pubblicazione integrale (per ironia del destino avvenuta proprio il giorno precedente a quella del manifesto della Emma nazionale), ma dal momento che l’esercizio del repetita juvant talvolta si rende necessario, proveremo comunque a spendere qualche parola…..

giovedì 29 settembre 2011

Lettera “segreta” ma catastrofe manifesta

Marco Cedolin
Sta tenendo banco in queste ore, dopo che il testo ha trovato pubblicazione sui giornali, la lettera "segreta" a firma Mario Draghi e Jean-Claude Trichet che la BCE ha inviato al governo italiano il 5 agosto scorso per impartire ai camerieri di turno gli ordini relativi ad un menù a base d’Italia e d’italiani, deputati a trasformarsi in leccornie prelibate al desco della grande finanza, prima di defungere nel cassonetto della spazzatura sotto forma di rifiuti organici.
Le parole contenute nella missiva che intima alla classe politica  la direzione da intraprendere, sono senza dubbio assai interessanti, così come sono interessanti l’indignazione e lo stupore manifestati nel leggerle, da parte di tanti benpensanti (soprattutto a sinistra) che da sempre difendono strenuamente l'euro , la UE, la BCE e tutta l’accozzaglia politico/mafiosa che da Bruxelles sta tirando le fila dello stato unico monoculturale (ma all’insegna del multi) e globalizzato. 
Una sorta d'inferno in superficie, dove i cittadini verranno trasformati in tante scimmiette ammaestrate, che scimmiottano il modello americano e lavorano ad interim con paghe da fame, mangiano ad interim cibo spazzatura, vivono ad interim dentro a qualche tugurio fatiscente, ma votano regolarmente (non ad interim) uno dei due candidati del monopartito unico, con il convincimento di essere scimmiette con un’esistenza ad interim, ma in possesso di solidi valori di destra o di sinistra che li rendono scimmiette migliori…..

venerdì 16 settembre 2011

Il TAV in TV

Marco Cedolin
Proprio dopo essere riuscito a spegnere la TV in maniera definitiva, ed avere portato a termine fino in fondo il processo di disintossicazione da telecazzate assortite, sono purtroppo caduto preda della malsana idea di farmi del male un'ultima volta, dando sfoggio di un masochismo che non credevo appartenermi.
Mi hanno detto che su LA7 si parlava del TAV in TV, nell'ambito della puntata di "Piazza Pulita", con perfino una diretta da Chiomonte, davanti al cancello della centrale, quello dove i tutori dell'ordine (costituito o meno) sono soliti gasarti ogni volta che ti avvicini. E non sono riuscito a resistere, ho imbracciato il telecomando e animato tutti i piccoli Sims che da tempo immemorabile albergavano rinchiusi nei pixel.
Non ho impiegato molti secondi per comprendere che si trattava di un'idea oltremodo infelice e che un buon libro sarebbe stato di gran lunga compagno migliore, ma ormai la frittata era fatta e non mi restava che ascoltare i Sims, fingendo che si trattasse di una cosa seria.
In tutta verità del TAV non si parlava, gli argomenti dei servizi e dei dibattiti in studio erano altri e spaziavano da tristi vicende di escort e puttane a raccapriccianti storie di mazzette e malaffare, per poi sfiorare ogni tanto problemi quali il debito pubblico e la credibilità della classe politica che, se misurata sulla campionatura dei politici ospitati in studio, appariva a dir poco in caduta libera.
Dopo avere ascoltato oltre un'ora di fesserie assortite, condite da battute di dubbio gusto e amenità dalle fogge più strane, ecco che intorno alle 23 (probabilmente attendendo che i bambini facilmente impressionabili potessero andare a letto) finalmente il conduttore passa la linea all'amico Sortino in collegamento da Chiomonte, con nutrita presenza di NO TAV per una volta assiepati tranquillamente davanti al cancello senza ricevere in dono gas e lacrimonegeni in faccia.....

giovedì 8 settembre 2011

La brutta aria si è fatta cattiva

Marco Cedolin
Sono andato in vacanza per qualche settimana. A dirla tutta si è trattato di una vacanza metaforica, di ultima generazione, a costo zero, senza code in autostrada tarantolato sotto il solleone, senza alberghi da pagare, senza lettini ed ombrelloni noleggiati a peso d’oro, senza passeggiate serali nei santuari dello shopping balneare, senza alcuna preoccupazione concernente il meteo. Mi sono limitato a mettere il cervello in stand by (diventando un problema per i geniacci che redigono le statistiche in TV) continuando a recepire tutto quanto stava accadendo, ma rifiutandomi categoricamente di elaborarne il contenuto, sempre ammesso che esistessero dei contenuti da elaborare nella cacofonia convulsa che mi scorreva senza soste davanti agli occhi.
Ora che sono tornato, seppur vittima della sindrome da vacanze finite, che sul Corriere della Sera viene sviscerata con dovizia di particolari, provo a riaccendere qualche neurone, ma intendo farlo con prudenza ed a piccole dosi, dal momento che, stante il tenore degli accadimenti, lo shock potrebbe rischiare di essere troppo forte.
La Libia è stata definitivamente devastata, smembrata ed occupata dalla Nato, così come accaduto in Afghanistan ed in Iraq. Anche se in questo caso gli occupanti non hanno agito in divisa, preferendo deputare al massacro della popolazione civile una banda di ladroni sanguinari composta da briganti locali, mercenari di varie etnie e contractors ormai da tempo a libro paga degli statunitensi.
Gli uomini in divisa si sono limitati ad uccidere dall’alto, fatta eccezione per qualcuno che la divisa se l’è tolta ed è sceso sul campo a coordinare le armate dei briganti. I giornalisti al contrario la divisa l’hanno tenuta ben stretta, lavorando sodo per il padrone, fra filmati falsi, notizie destituite di ogni fondamento e veri e propri set cinematografici allestiti alla bisogna in qualche paese amico.....