venerdì 8 giugno 2012

Guardie e giudici danno il buon esempio

Marco Cedolin

I detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo non saranno sicuramente tutti degli "stinchi di santo" se per varie ragioni si trovano ad albergare nelle patrie galere. Al contrario non dovrebbero esistere dubbi sulla statura morale dei giudici della Cassazione e degli agenti di polizia penitenziaria che proprio all'interno del carcere disputavano la finale di un torneo di calcio ad otto, voluto espressamente dal dipartimento per la giustizia minorile per favorire il "proficuo contributo alla realizzazione di una politica volta a rispondere ai bisogni educativi degli utenti attraverso la valorizzazione di interconnessioni interne ed esterne all'organizzazione e l'implementazione di una apertura alla comunità esterna realmente rispondente alle finalità istituzionali".
Un'iniziativa volta ad educare i ragazzi disadattati, insomma, attraverso la pratica dello sport e l'esempio portato da adulti correttamente inseriti nella società, in un ruolo chiave come quello di fare rispettare la legge.....


Il caso ha voluto che nel bel mezzo della partita, quando i giudici stavano vincendo 3 a 1, un'uscita troppo violenta del portiere togato, rovinato addosso alla punta delle guardie abbia scatenato il finimondo.
Botte da orbi, insulti spintoni, con il portiere giudice che menava peggio di un celerino, poi inseguito dalle guardie alla stregua di un malfattore e il turpiloquio che diventava di uso comune, più di quanto non lo fosse mai stato fra i detenuti della prigione.

Ricomposta in qualche maniera la situazione, dopo che l'arbitro aveva proceduto all'espulsione del portiere togato intenzionato a farsi giustizia da solo, la partita ha potuto continuare e le guardie sono riuscite a rimontare, fino a vincere il trofeo ai rigori, con qualche ochio nero ma molta soddisfazione. Soddisfazione però non condivisa dalla maggior parte del pubblico che dopo gli incidenti aveva ritenuto giusto abbandonare gli spalti, indispettito dallo spettacolo non proprio decoroso.

Se questo è il metodo scelto dalla giustizia minorile per rispondere ai bisogni educativi della popolazione carceraria, sarebbe consigliabile cambiare le squadre che prenderanno parte alla finale dell'anno prossimo. La sensazione è quella che facendo giocare i detenuti, anziché i giudici e le guardie si otterrebbe una spettacolo più edificante e probabilmente ne guadagnerebbe anche il bon ton.

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