martedì 3 luglio 2012

Spending review? No è la lettera della BCE!

Marco Cedolin

Dopo l'esaltazione per le magnifiche sorti progressive della nazionale di calcio e la batosta che ha riportato sulla (sotto?) terra il calcio italiano, finalmente si sta tornando a parlare di cose serie e cosa potrebbe esserci di più serio dello spending review? La riforma taglia e cuci che Monti assicura non essere una riforma, bensì solamente un'opera di potatura da portare avanti senza l'ausilio dell'acetta, sta scaldando gli animi dentro e fuori i salotti della politica. Con i mestieranti tutti impegnati a recitare il ruolo imposto loro dal copione, si è dato il via al solito teatrino stantio, volto a dimostrare come esista una pluralità di vedute ed un serio confronto, fra il governo, i partiti politici e le forze sociali. Ostentando un pensiero autonomo che purtroppo non possiede, Mario Monti ha buttato sul tavolo il pacchetto dei tagli prossimi venturi, i partiti hanno domandato chiarimenti su ciò che dovrebbe essere fin troppo chiaro, la Cgil e la Uil hanno promesso battaglie epocali (senza avere gli strumenti per portarle avanti) nel caso i 10mila licenziamenti vengano portati a termine. I giornali hanno buttato la notizia in prima pagina, proponendo approfondimenti di ogni genere che in realtà non approfondiscono nulla.
Tutti fingono di essere impegnati nel decidere la sorte del paese, mentre in realtà ci si appresta semplicemente a tradurre in legge gli ordini impartiti dalla BCE nello scorso mese di agosto 2011, all'interno della lettera a firma Draghi e Trichet , recapitata all'allora Premier Silvio Berlusconi....



E' sufficiente una lettura per sommi capi della missiva in oggetto, per rendersi conto di come ogni azione compiuta fino ad oggi dal governo dei banchieri risponda fedelmente agli ordini impartiti a suo tempo dalla BCE, senza alcuno spazio lasciato al pensiero autonomo o all'iniziativa personale.

La riforma delle pensioni che ha privato la maggior parte degli italiani del diritto ad un trattamento pensionistico, pur obbligandola a continuare a pagare i contributi INPS era stata imposta con veemenza:
È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012.

Il cambiamento della Costituzione, con l'introduzione dell'obbligo del pareggio di bilancio, veniva imposto con decisione:
Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

Il decreto liberalizzazioni e quello "svenditalia" hanno tradotto in legge l'ordine perentorio:
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.

La riforma Fornero e relativa eliminazione dell'articolo 18 obbedisce a quanto ordinato in precedenza:
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
Pur con qualche lacuna, come la mancata introduzione di una qualche forma di reddito di cittadinanza che nella lettera viene menzionato come "sistema di assicurazione della disoccupazione" e l'assoluta mancanza di norme che facilitino la riallocazione delle risorse (alias padri e madri di famiglia), probabilmente perché lacrima Fornero non è riuscita ad individuare settori e aziende che potessero considerarsi competitivi.

Lo spending review, che probabilmente verrà approvato in settimana, risponde in linea di massima a molte delle richieste espresse a suo tempo da Draghi e Trichet, compresa quella di comprimere la spesa pubblica attraverso la riduzione dei dipendenti statali e dei costi del sistema sanitario nazionale e più specificamente obbedisce in parte all'imposizione:
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Il teatrino al quale stiamo assistendo, finalizzato al recupero di qualche briciola di credibilità da parte dei partiti, della Camusso, di Angeletti e di quanti raccolgono consensi professandosi "difensori dei più deboli", scolorirà molto presto fra le pieghe dello spread e del proposito di avere più Europa e si passerà al prossimo paragrafo della lettera al quale adempiere in silenzio e con la massima deferenza.


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