domenica 21 aprile 2013

Un incubo a Boston

Marco Cedolin
Probabilmente la colpa di quanto é accaduto va equamente ripartita fra la peperonata imprudentemente consumata a tarda notte e lo shock patito poche ore prima nell'immaginare altri sette anni in compagnia di Napolitano. Sorvolando sulle cause scatenanti, l'incubo é stato comunque di quelli dai quali non riesci a svegliarti e continui a sudare quasi ti trovassi dentro ad una sauna.
Come nella miglior tradizione onirica, levitavo ad un paio di metri da terra nei pressi del traguardo della maratona di Boston, proprio mentre due esplosioni squarciavano la calma e tutto intorno a me dirompeva un caos composto di urla, ambulanze e soccorritori. Istintivamente facevo per allontanarmi, ma senza successo, dal momento che era come fossi inchiodato sul posto. Nel volgere di pochi minuti, o forse ore, tutto intorno a me era diventato un'immensa TV, dove in una cacofonia priva di senso, annunciatori di ogni razza e colore parlavano di un'America sotto attacco, di un nuovo 11 settembre, dell'interdizione al volo dello spazio aereo di Boston e di tutte le maggiori città americane, di altre esplosioni e bombe recuperate un po' dappertutto prima che esplodessero....