Marco Cedolin
Talvolta, generalmente all’interno di qualche trafiletto di giornale o in coda al palinsesto dei TG, può accadere che venga menzionata la Stazione Spaziale Internazionale. Lo shuttle dopo alcuni giorni di blocco per il maltempo è potuto finalmente decollare verso ISS trasportando il modulo tale o tal’altro, i guasti all’interno di ISS sono stati riparati, un astronauta (notizia di ieri) ha perso la valigetta degli attrezzi, mentre stava lavorando, insieme ad un collega e si sta tenendo sotto controllo l'involucro fluttuante nello spazio, per verificare che non vada a danneggiare le apparecchiature della ISS.
Ma cos’è realmente ISS? Quanto costa? Chi la paga? E per quali scopi verrà realizzata?
La Stazione Spaziale Internazionale costerà circa 100 miliardi di dollari di denaro pubblico (praticamente 10 miliardi per ognuno dei 10 anni di prevista attività) a carico dei contribuenti dei 16 paesi che aderiscono al progetto.
La stazione è stata concepita come un laboratorio orbitante multidisciplinare, il cui scopo principale è quello di costituire un laboratorio permanente sia per esperimenti da condurre in microgravità, sia per l’osservazione della terra e dello spazio. Sarà pertanto sfruttata in campo scientifico e tecnologico, abbracciando svariate discipline che andranno dalla fisica alla chimica, alla biologia alla medicina alla fisiologia all’astronomia. Nell’ambito dello sfruttamento di ISS è altresì previsto un forte coinvolgimento industriale attraverso piani di programmazione a medio - lungo termine, finalizzati ad un utilizzo commerciale. Secondo fonti vicine alla NASA la stazione potrebbe inoltre in futuro assolvere al ruolo di vera e propria rampa di lancio per eventuali missioni interplanetarie.
Il progetto della Stazione Spaziale Internazionale iniziò a muovere i primi passi nel 1984, sponsorizzato dall’allora Presidente americano Ronald Reagan e prese man mano forma attraverso la firma del primo accordo intergovernativo tra i paesi partecipanti (inizialmente 13) nel 1988, per poi giungere attraverso accordi successivi (1991, 1993, 1997) all’accordo definitivo firmato a Washington il 29 gennaio 1998 che sancì di fatto l’inizio della costruzione dell’opera, nel mese di novembre dello stesso anno. Il completamento della ISS previsto inizialmente per il 2006 è stato procrastinato al 2008 a causa di un lungo periodo di stallo conseguente al disastro dello shuttle Columbia che nel 2003 si disintegrò al rientro nell’atmosfera terrestre, per i danni subiti dallo strato protettivo della navicella al momento del lancio. Nonostante i lanci siano ripresi, le operazioni stanno procedendo a rilento a causa di una lunga sequela di guasti ed inconvenienti che sposteranno inevitabilmente ancora più avanti nel tempo la data di conclusione dei lavori (oggi si presume si tratti del 2010), rischiando di mettere concretamente a repentaglio la buona riuscita del progetto stesso.
Le 16 nazioni che collaborano allo sviluppo del progetto sono: Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Olanda, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera.
L’Italia partecipa alla costruzione della ISS in una triplice veste. Direttamente attraverso l’accordo bilaterale con la NASA, fornendo i moduli logistici Leonardo, Raffaello e Donatello, nell’ambito dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) realizzando il laboratorio Columbus Orbital Facility e tramite una contribuzione economica pari al 19% dell’intero esborso dell’ESA nel progetto, nonché costruendo due dei tre nodi di interconnessione fra i diversi moduli pressurizzati della ISS.
In base agli accordi sottoscritti, ognuna delle nazioni partecipanti al progetto potrà utilizzare ISS in misura proporzionale all’entità del suo investimento economico nell’operazione. L’Italia dovrebbe fruire di un punto di attracco esterno per un lasso temporale di circa 3 mesi l’anno, avere il diritto di trasportare in orbita 130 kg/anno di carichi utili, beneficiare di circa 60 ore l’anno per esperimenti dedicati a progetti italiani e utilizzare annualmente 1.800 KW di energia elettrica.
Numerose industrie italiane o con sedi in Italia partecipano in varia misura nell’ambito dell’intero progetto, sia per quanto concerne la costruzione della stazione, sia riguardo allo sviluppo del segmento di terra. Fra esse spiccano Alenia Spazio (Gruppo Finmeccanica), Fiat Avio, Microtecnica, Fiar, Carlo Gavazzi, Laben (Gruppo Finmeccanica), Alfameccanica, Contraves Italia e Datamat, Dataspazio, Telespazio, tutte del Gruppo Finmeccanica.
Una volta completata la Stazione Spaziale Internazionale sarà costituita da una struttura reticolare lunga 95 m che sosterrà i pannelli solari per la generazione di energia elettrica, i radiatori per la dissipazione del calore in eccesso ed il complesso dei moduli pressurizzati. Su questa struttura sarà montata tutta una serie di elementi funzionali della stazione, fra cui tre braccia robotizzate e quattro piattaforme per l’alloggiamento di carichi utili ed esperimenti esterni.
Una volta assemblato, l’intero complesso coprirà una superficie di 108 metri per 74 pari a quella di un campo di calcio, con uno spazio abitabile di 1.300 metri cubi, peserà 450 tonnellate, potrà ospitare 7 persone e disporrà di 110 KW di energia elettrica. Orbiterà ad un’altezza compresa fra i 350 ed i 450 km e completerà un giro intorno alla terra ogni ora e mezza, mentre il suo assemblaggio richiederà oltre 70 lanci. L’alimentazione elettrica a bordo sarà fornita da 24 pannelli solari lunghi 38 metri e larghi 13 che saranno costantemente puntati verso il sole, al fine di garantire la massima esposizione. Il sistema sarà inoltre integrato da batterie ricaricabili che interverranno durante i passaggi dell’ISS attraverso il cono d’ombra generato dalla terra. A completamento della dotazione saranno installati tre enormi bracci meccanici snodabili della lunghezza di 16 metri che saranno in grado di spostare carichi di oltre 20 tonnellate e una navicella spaziale di salvataggio permanentemente ancorata all’esterno. La stazione sarà inoltre composta da 6 moduli laboratorio per la sperimentazione scientifica (2 americani, 2 russi, 1 europeo e 1 giapponese), 4 moduli logistici, 2 camere di decompressione, 2 tralicci portanti e 11 pannelli radiatori.
Il modulo laboratorio europeo Columbus è un laboratorio abitato multiuso per le ricerche nel campo della scienza dei materiali, della fisica dei fluidi, delle scienze della vita, delle scienze spaziali e della tecnologia. Sarà l’elemento più importante delle attività di ricerca europea sulla ISS ed è composto da un modulo cilindrico della lunghezza totale di 6,7 metri e dal diametro esterno di 4,5 metri. Il cilindro realizzato in Italia dalla Alenia Spazio ha una struttura multistrato ed è rivestito da un pannello termoisolante e da uno schermo di protezione contro i meteoriti ed i detriti spaziali.
I moduli logistici (Multi Purpose Logistic Module) sono degli elementi pressurizzati utilizzati per il trasporto verso ISS di equipaggiamenti, rifornimenti e materiale per esperimenti, mediante le navette spaziali americane. Ogni elemento può rimanere agganciato alla stazione per una settimana, affinché gli astronauti possano compiere le operazioni di carico e scarico, dopodiché il modulo viene sganciato e riposto nella stiva dello shuttle per fare ritorno a terra con il suo carico di apparecchiature e materiali usati per le attività di ricerca in orbita, strumenti non più necessari ed anche rifiuti. Ciascun modulo è stato realizzato per compiere 25 missioni nel corso della sua vita operativa di 10 anni.
I Nodi sono gli elementi d’interconnessione fra i diversi moduli pressurizzati della stazione e forniscono i punti di attracco per la navicella spaziale di salvataggio e per i veicoli che periodicamente si recano a visitare la stazione stessa. All’interno dei Nodi sono ospitati i sistemi e gli equipaggiamenti che assicurano l’abitabilità, garantendo la distribuzione dell’energia e dell’aria e il funzionamento delle comunicazioni.
Gli astronauti che vivranno a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (mediamente 6 o 7 persone) condurranno una vita piuttosto ritirata e per certi versi bizzarra, senza rinunciare comunque ad alcuni comfort. Seguiranno una dieta imposta da esperti nutrizionisti i quali verificheranno che i cibi contengano la giusta quantità di vitamine e proteine, sulla base delle esigenze di ogni singolo membro dell’equipaggio. La scelta sarà quanto mai variegata ed in grado di soddisfare praticamente qualunque palato, spaziando dalla frutta alla carne, al pollo, al pesce, alla pasta, alle salse, ai biscotti, senza dimenticare il caffè, il the ed i succhi d’arancia, il tutto ovviamente liofilizzato al fine di rendere le sostanze molto più leggere durante il trasporto.
A causa degli enormi costi connessi all’invio di materiale nello spazio, su ISS l’acqua dovrà essere riciclata in ogni sua forma al fine di ridurne al minimo il consumo. Il sistema di rigenerazione dell’acqua, denominato Water Recycling System (WRS) provvede a riciclare tutti i liquidi derivanti dall’igiene orale e dal lavaggio delle mani, nonché l’umidità raccolta nell’aria e perfino le urine provenienti non solo dagli astronauti ma anche dagli animali presenti nei laboratori. Per quanto la cosa possa apparire disgustosa l’acqua riciclata presenta, secondo le parole degli esperti, maggiori caratteristiche di purezza rispetto a quella che sgorga dai rubinetti delle nostre case.
Il rapporto degli astronauti con il sonno non sarà per ovvie ragioni di quelli più facili, data l’assenza di gravità, la presenza delle luci sempre accese, il sorgere del sole ogni 45 minuti ed il costante rumore delle varie apparecchiature di bordo. Per ovviare a questi inconvenienti e far si che possano godere delle canoniche 8 ore di sonno, che anche nello spazio vengono considerate indispensabili per consentire una proficua giornata di lavoro, gli astronauti saranno costretti a dormire in speciali sacchi a pelo ancorati alle pareti dei moduli, utilizzando apposite maschere per il sonno che copriranno gli occhi e robusti tappi per le orecchie.
A bordo della ISS saranno presenti sistemi di pressurizzazione e regolazione dell’atmosfera tali da consentire agli astronauti di lavorare senza l’ingombro delle tute spaziali. Gli occupanti della stazione potranno pertanto indossare abiti confortevoli realizzati nelle fogge e nei colori più svariati dagli stilisti “di grido” utilizzando un materiale ignifugo simile al cotone denominato “nomex”.
Le tute pressurizzate che tanto fascino destano nell’immaginario di noi tutti, saranno specificamente destinate alle altrettanto affascinanti “passeggiate spaziali” e cioè a tutte le attività che necessiteranno di essere svolte all’esterno della stazione. Tali tute rappresenteranno una sorta di “astronave in miniatura” in quanto dovranno garantire al suo occupante non solo un’appropriata atmosfera respirabile, ma anche una protezione dalle violente escursioni termiche (da +200 gradi a –150 gradi) causate dalla presenza o dall’assenza del sole.
Pur presentandosi carico di suggestioni e quanto mai ricco di promesse tanto nell’ambito dell’innovazione scientifica e tecnologica quanto in quello delle prospettive commerciali, il progetto della ISS ha incontrato nel corso della sua realizzazione una lunga serie di difficoltà che oltre a spostare sempre più avanti nel tempo la data di completamento dell’opera hanno minato in profondità la credibilità dell’intera operazione. Il disastro dello shuttle Columbia avvenuto nel 2003 è stato preceduto e seguito da un’enorme sequela di guasti, incidenti e contrattempi che hanno impietosamente messo in evidenza le vaste lacune di carattere tecnico ed organizzativo esistenti nel progetto ISS. Va ricordato a questo riguardo che nello scorso mese di giugno 2007 si è verificato un grave inconveniente al computer centrale della ISS, che regola fra le altre cose il flusso di ossigeno e acqua oltre all’orientamento della base orbitante. A causa del malfunzionamento, durato oltre 2 giorni, si è a lungo temuto che la stazione dovesse essere completamente evacuata imponendo in questo modo un nuovo stop, forse fatale, alla prosecuzione delle operazioni di assemblaggio della stessa.
Le prospettive di mirabolanti scoperte tecniche e scientifiche al servizio dell’umanità sembrano essere sempre meno realistiche in una realtà come quella attuale dove i colossi farmaceutici ed industriali gestiscono l’innovazione a proprio uso e consumo senza tenere in alcun conto il bene comune e le necessità delle persone. Al di là delle suggestioni di carattere emotivo, in un mondo sempre più a corto di energia, il cui futuro prossimo è pregiudicato dalle conseguenze dei mutamenti climatici e da una pesante crisi economica che sta coinvolgendo anche i paesi maggiormente sviluppati, il faraonico progetto ISS dimostra di essere una scelta scarsamente opportuna e per nulla in sintonia con i reali bisogni del nostro tempo. Le velleità di conquista spaziale pagate al prezzo di enormi sacrifici in termini di risorse energetiche ed economiche appaiono oggi tanto più anacronistiche se proiettate nei prossimi decenni quando la nostra società dovrà per forza di cose confrontarsi con i problemi ingenerati dalla sconsiderata politica sviluppista. Saranno necessarie risposte che partano dalla necessità di razionalizzare e diminuire i consumi energetici, ridurre in maniera sensibile l’ingerenza della tecnosfera sulla biosfera, trovare nuovi equilibri d’interazione che permettano all’uomo di coesistere con l’ambiente che lo circonda in maniera armonica, senza sentirsi compulso a fagocitarlo quasi si trattasse di un nemico da abbattere.
La Stazione Spaziale Internazionale in un contesto di questo genere sarà più simile ai dinosauri di Jurassic Park piuttosto che alle meraviglie tecnologiche narrate nei romanzi di fantascienza e una volta dismessa finirà per andare ad ingrossare il cospicuo carico di spazzatura spaziale che già oggi orbita intorno alla terra con grave rischio per l’integrità dei satelliti operativi ed è costituito da 8.500 rottami di varie dimensioni.
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