Il documentario Warology, operazione l'altra guerra, di Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa, da poco disponibile nelle librerie italiane, offre lo spunto per una serie di riflessioni interessanti sul tema della guerra, suggerendone l'osservazione da angolazioni differenti rispetto a quelle a cui siamo abituati ed intuendone le evoluzioni all'interno di una società soggetta a mutazioni tanto rapide quanto radicali.
Il concetto stesso di guerra, travalica i confini dello scontro fra eserciti di opposte fazioni, per entrare nell'individualità di ciascuno di noi, dove tutti ci ritroviamo a rivestire il ruolo di "soldati" dalla culla alla morte, soggiogati dal dogma della competizione che ci viene inculcato fin dalla più tenera età, quale unica maniera di rapportarci con i nostri simili.
La guerra assurge così, ogni giorno di più allo stato di modus vivendi. Siamo in guerra in ufficio con i nostri colleghi, nel traffico cittadino con l'automobilista che ci affianca al semaforo, al ristorante con le coppie di amici insieme alle quali condividiamo il desco, in palestra con chi fa ginnastica accanto a noi, in famiglia con il coniuge, i figli, i genitori.
In ossequio all'assioma secondo cui l'unica forma di esistenza considerata soddisfacente passa attraverso l'imperativo di competere, combattere e risultare vincenti, iniziamo a vestire la divisa fra i banchi dell'asilo e la portiamo addosso, come una seconda pelle, per tutto il corso della vita, senza mai togliercela, neppure negli ultimi anni della senescescenza. Con tutto il suo corollario di vittorie e di sconfitte, che troppo spesso rappresenta un fardello dal peso insostenibile.....