Marco Cedolin
Tutto è grottesco nella corsa elettorale che si sta consumando sotto il sole di questa canicola prematura di fine maggio. Ad iniziare dal merito delle elezioni stesse, un parlamento europeo di cui al di là della facile mangeria si fatica assai ad evincere il senso e delle amministrazioni provinciali che a breve potrebbero ritrovarsi a non amministrare più nulla, se la soppressione delle province da tempo ventilata finirà per andare in porto.
Preso atto della scarsa salienza della consultazione, ciò che più risulta avvilente sono i toni ed i contenuti espressi dalla sarabanda dei partiti politici, con l’unica eccezione costituita dalle piccole formazioni politiche (di destra come di sinistra) che comunque sono già state deprivate a priori dal parlamento della possibilità di tramutare in rappresentanza politica i voti dei propri elettori.
I “partiti che contano” o sperano di contare stanno affrontando la campagna elettorale con lo stesso spirito con cui ci si da vita ad una sonora scazzottata al bar dello sport, in merito al contestato rigore della domenica. Lo sfrenato egotismo ed il diffuso malanimo, stanno producendo fra PD e PDL ed i piccoli partiti a loro satellizi, una serie infinita di risse verbali, attacchi alla persona e insulti gratuiti del tutto fini a sé stessi, funzionali solamente alla volontà comune di non entrare nel merito delle gravi problematiche che affliggono il paese e l’Europa tutta.
Neppure una parola riguardo al Trattato di Lisbona, alla perduta sovranità monetaria, all’Europa dei burocrati tesa ad annientare il valore aggiunto costituito dalle peculiarità delle comunità che si vorrebbero ogni giorno di più sradicate dai propri territori e dalle proprie tradizioni. Silenzio totale in merito all’Europa della precarietà, dove si cannibalizzano i diritti dei lavoratori, depauperando oltre mezzo secolo di conquiste sociali
Neppure una proposta concreta attraverso la quale affrontare la vera crisi (non l’ologramma della crisi finanziaria) di un modello di sviluppo prossimo a defungere, per effetto della quale nel corso dei prossimi anni sempre più ampi strati della popolazione si vedranno privati della possibilità di realizzare un reddito che possa consentire loro una sopravvivenza dignitosa, a dispetto di tutti i cabalisti a pagamento che pronosticano la fine della crisi senza essere in grado di produrre una sola ragione in virtù della quale l’ipotesi dovrebbe realizzarsi. Neppure un minimo cenno di autocritica per avere dato vita ad un processo di globalizzazione tanto insensato quanto controproducente, a solo beneficio dei profitti di banche e corporation. Nessuna volontà di procedere ad una riflessione in merito allo strapotere dell’oligarchia finanziaria, i cui risultati in termini di disoccupazione, povertà diffusa e progressivo annientamento dei diritti, iniziano a farsi sentire in maniera devastante.
I partiti che contano non gradiscono parlare di politica, trattandosi di temi troppo complessi all’interno dei quali è facile scivolare. Immaginate Antonio di Pietro che ha reclutato in tutta Italia una marea di candidati “sensibili ai problemi ambientali” alle prese con temi come l’incenerimento dei rifiuti, la cementificazione del territorio e le grandi opere di cui si è sempre fatto portatore. Immaginate la Lega Nord posta di fronte al tema del trattato di Lisbona che cozza violentemente con i presupposti che sono alla base della sua stessa nascita. Immaginate Franceschini che oggi domanda finanziamenti a pioggia per i disoccupati, ma in due anni di governo si è guardato bene dal destinare loro un solo euro. Immaginate lo stesso Berlusconi chiamato a sostanziare le ragioni per cui i cittadini dovrebbero rimanere ottimisti di fronte alla chiusura generalizzata delle aziende e all’aumento della cassa integrazione di oltre il 300%. Per non parlare di SL di Nichi Vendola che ha reclutato all’interno della propria formazione politica perfino i Verdi in fase di dissoluzione, pur sostenendo apertamente il TAV, i rigassificatori e l’incenerimento dei rifiuti o dell’UDC di Casini/Caltagirone impegnato a sostenere la “famiglia” attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile ed i valori cristiani per mezzo dell’aumento delle capacità militari europee.
Preso atto della scarsa salienza della consultazione, ciò che più risulta avvilente sono i toni ed i contenuti espressi dalla sarabanda dei partiti politici, con l’unica eccezione costituita dalle piccole formazioni politiche (di destra come di sinistra) che comunque sono già state deprivate a priori dal parlamento della possibilità di tramutare in rappresentanza politica i voti dei propri elettori.
I “partiti che contano” o sperano di contare stanno affrontando la campagna elettorale con lo stesso spirito con cui ci si da vita ad una sonora scazzottata al bar dello sport, in merito al contestato rigore della domenica. Lo sfrenato egotismo ed il diffuso malanimo, stanno producendo fra PD e PDL ed i piccoli partiti a loro satellizi, una serie infinita di risse verbali, attacchi alla persona e insulti gratuiti del tutto fini a sé stessi, funzionali solamente alla volontà comune di non entrare nel merito delle gravi problematiche che affliggono il paese e l’Europa tutta.
Neppure una parola riguardo al Trattato di Lisbona, alla perduta sovranità monetaria, all’Europa dei burocrati tesa ad annientare il valore aggiunto costituito dalle peculiarità delle comunità che si vorrebbero ogni giorno di più sradicate dai propri territori e dalle proprie tradizioni. Silenzio totale in merito all’Europa della precarietà, dove si cannibalizzano i diritti dei lavoratori, depauperando oltre mezzo secolo di conquiste sociali
Neppure una proposta concreta attraverso la quale affrontare la vera crisi (non l’ologramma della crisi finanziaria) di un modello di sviluppo prossimo a defungere, per effetto della quale nel corso dei prossimi anni sempre più ampi strati della popolazione si vedranno privati della possibilità di realizzare un reddito che possa consentire loro una sopravvivenza dignitosa, a dispetto di tutti i cabalisti a pagamento che pronosticano la fine della crisi senza essere in grado di produrre una sola ragione in virtù della quale l’ipotesi dovrebbe realizzarsi. Neppure un minimo cenno di autocritica per avere dato vita ad un processo di globalizzazione tanto insensato quanto controproducente, a solo beneficio dei profitti di banche e corporation. Nessuna volontà di procedere ad una riflessione in merito allo strapotere dell’oligarchia finanziaria, i cui risultati in termini di disoccupazione, povertà diffusa e progressivo annientamento dei diritti, iniziano a farsi sentire in maniera devastante.
I partiti che contano non gradiscono parlare di politica, trattandosi di temi troppo complessi all’interno dei quali è facile scivolare. Immaginate Antonio di Pietro che ha reclutato in tutta Italia una marea di candidati “sensibili ai problemi ambientali” alle prese con temi come l’incenerimento dei rifiuti, la cementificazione del territorio e le grandi opere di cui si è sempre fatto portatore. Immaginate la Lega Nord posta di fronte al tema del trattato di Lisbona che cozza violentemente con i presupposti che sono alla base della sua stessa nascita. Immaginate Franceschini che oggi domanda finanziamenti a pioggia per i disoccupati, ma in due anni di governo si è guardato bene dal destinare loro un solo euro. Immaginate lo stesso Berlusconi chiamato a sostanziare le ragioni per cui i cittadini dovrebbero rimanere ottimisti di fronte alla chiusura generalizzata delle aziende e all’aumento della cassa integrazione di oltre il 300%. Per non parlare di SL di Nichi Vendola che ha reclutato all’interno della propria formazione politica perfino i Verdi in fase di dissoluzione, pur sostenendo apertamente il TAV, i rigassificatori e l’incenerimento dei rifiuti o dell’UDC di Casini/Caltagirone impegnato a sostenere la “famiglia” attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile ed i valori cristiani per mezzo dell’aumento delle capacità militari europee.
Accantonata la politica che è scomoda e non fa chic, meglio allora fare proprio il modello “Amici” e “Buona Domenica”, dove la rissa verbale, l’insulto, la zuffa condita dai peggiori epiteti, conseguono un’ottima resa in termini di audience e se trasposti altrove possono rappresentare la falsariga di una campagna elettorale condotta unicamente “contro” l’avversario, senza l’ambizione di effondersi in alcuna proposta politica degna d’interesse. Ultimo esempio, ma solo in ordine di tempo, di quanto grottesca sia la classe politica italiana, lo ha reso ieri il leader pro tempore del PD Franceschini che impegnato ad attaccare Berlusconi, pur avendo migliaia di argomenti legittimi e concreti attraverso i quali poterlo fare, ha preferito le offese a livello familiare, con la conseguenza di ottenere una brutta figura e fare scendere ancora più in basso il livello di questa già avvilente campagna elettorale.
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