Fra gli avvoltoi che planano in cerchi sempre più bassi, attendendo con impazienza di spolpare la carogna di questo disgraziato paese, non potevano certo mancare i prenditori d'accatto che da sempre vivono alla grande foraggiati dai sussidi statali, ma fra una puntatina a Porto Cervo, un briefing di alta finanza e una delocalizzazione produttiva, non mancano mai di tessere le lodi del libero mercato, declinato come il luogo dove si socializzano le perdite, privatizzando al contempo i profitti (leciti ed illeciti) derivanti dalla macelleria sociale.
Degna portavoce di questa congrega di sciacalli che vestono Prada e Max Mara, ma strizzano l’occhio alla sinistra chic e si fingono interessati alle sorti dei lavoratori (italiani o cinesi non si comprende bene) non poteva essere che Emma Marcegaglia , la quale a sostegno di Draghi e Trichet e dei molteplici affari di famiglia, sta in queste ore producendosi nell’ennesimo sforzo per “salvare il paese” dalla remota possibilità che gli italiani non seguano i greci nel tunnel della disperazione.
Oggetto dello sforzo un documento denominato "manifesto per la crescita" (non si comprende bene di cosa) imposto ai camerieri di governo e sindacati, sotto forma di ultimatum o ricatto, indispensabile perché Confindustria non faccia saltare qualsiasi tavolo di dialogo.
Entrare nel merito del suddetto manifesto crea giocoforza non pochi imbarazzi, dal momento che sono troppe e troppo forti le similitudini con la lettera "segreta" di Draghi e Trichet che commentammo ieri a fronte della sua pubblicazione integrale (per ironia del destino avvenuta proprio il giorno precedente a quella del manifesto della Emma nazionale), ma dal momento che l’esercizio del repetita juvant talvolta si rende necessario, proveremo comunque a spendere qualche parola…..
Degna portavoce di questa congrega di sciacalli che vestono Prada e Max Mara, ma strizzano l’occhio alla sinistra chic e si fingono interessati alle sorti dei lavoratori (italiani o cinesi non si comprende bene) non poteva essere che Emma Marcegaglia , la quale a sostegno di Draghi e Trichet e dei molteplici affari di famiglia, sta in queste ore producendosi nell’ennesimo sforzo per “salvare il paese” dalla remota possibilità che gli italiani non seguano i greci nel tunnel della disperazione.
Oggetto dello sforzo un documento denominato "manifesto per la crescita" (non si comprende bene di cosa) imposto ai camerieri di governo e sindacati, sotto forma di ultimatum o ricatto, indispensabile perché Confindustria non faccia saltare qualsiasi tavolo di dialogo.
Entrare nel merito del suddetto manifesto crea giocoforza non pochi imbarazzi, dal momento che sono troppe e troppo forti le similitudini con la lettera "segreta" di Draghi e Trichet che commentammo ieri a fronte della sua pubblicazione integrale (per ironia del destino avvenuta proprio il giorno precedente a quella del manifesto della Emma nazionale), ma dal momento che l’esercizio del repetita juvant talvolta si rende necessario, proveremo comunque a spendere qualche parola…..