lunedì 23 aprile 2012

Follia Ultrà? No capro espiatorio

Marco Cedolin
L'Italia è un paese dove si suicidano cinque persone al giorno (ancora poche stando alla sensibilità di Monti), uccise da Equitalia e dalle manovre di un governo golpista, i disoccupati crescono ad un ritmo vertiginoso, le poche aziende ancora aperte stanno emettendo gli ultimi rantoli prima di defungere, gli anziani che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena vedono ridursi ulteriormente le loro misere pensioni, le mense della Caritas sono affollate come un centro commerciale nei giorni che precedono il Natale, nasce una tassa al giorno ed i mestieranti che siedono al governo, tronfi e sprezzanti, non perdono occasione per "sputare" in faccia agli italiani.
Ma dov'è la follia? Dov'è la violenza? Dov'è l'indignazione, che tracima a "colorare" le prime pagine di quotidiani e TG?
Tutta nello stadio di Marassi, dove gli ultrà del Genoa, inviperiti per l'ennesima prestazione imbarazzante della squadra hanno bloccato l'incontro, pretendendo che i loro beniamini si togliessero la maglia che stavano "infangando".
Probabilmente se gli italiani possedessero un minimo del "coraggio" che è appannaggio di questi ultrà, avrebbero da tempo preteso che la "banda Monti" svestisse giacca e cravatta, per tornare dentro le banche dalle quali era venuta. Ma nonostante la situazione stia precipitando, il coraggio nel paese continua a latitare e gli italiani si accontentano di sfogare la propria frustrazione come i giornali comandano, contro gli ultrà cattivi ed incivili che rovinano il paese.....
Il Presidente del Coni Petrucci afferma che "Siamo ad un punto di non ritorno" ma incredibilmente parla di calcio e di ultrà, non della tragedia italiana. Mentre tutti i mestieranti del calcio e della penna si producono in arzigogolate analisi sulla folle violenza che starebbe uccidendo il mondo del pallone.
In realtà il mondo del pallone sta morendo eccome, ammazzato dalle società trasformate in spa quotate in borsa, dalle scommesse in funzione delle quali vengono giocate le partite, dalla pay TV che ha fatto del calcio un suo monopolio privato, del doping che con la compiacenza di troppi imperversa come non mai, del calciatore "mercenario" più simile a un contractor che non ad una "bandiera", dalla trasformazione di uno sport che è diventato solamente business, dove qualsiasi passione o sentimento umano risulta bandito e messo a calci fuori dalla porta.
Ma per celebrare il funerale del pallone, senza compromettere il business miliardario che al pallone fa da corollario, serve un capro espiatorio al quale addebitare ogni colpa, evitando di mettere in discussione il sistema.
Il folle ultrà che ancora parla di "maglia" e dignità risulta perfetto per adempiere allo scopo. Inseguiteli, arrestateli ed esponeteli in manette al pubblico ludibrio, sono loro che hanno ammazzato il pallone e rovinato uno sport destinato a divertire le famiglie, ma ancora di più i banchieri e gli speculatori del gioco d'azzardo, fra i quali lo stato riveste il ruolo del leone.

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