La
maggior parte degli addetti ai lavori parla di una grande sorpresa,
di fronte ai risultati della tornata elettorale che si è appena
conclusa, e con tutta probabilità un poco sorpresi sono rimasti
sicuramente tutti coloro che già nelle passate settimane avevano
"venduto" alle banche ed ai mercati un nuovo governo di
continuità con l'agenda
Monti, disposto a servire in tavola il cibo dietetico dispensato
dalla BCE.
Il
Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sbanca tutto ciò che era
umanamente sbancabile, supera il 25% dei consensi e s'incorona primo
partito italiano, mettendosi alle spalle sia il PD che il PDL ed
apprestandosi a portare nelle stanze dei bottoni circa 160 fra
deputati e senatori.
Bersani
attraverso una campagna elettorale assai sbiadita, condotta sullo
sfondo dello scandalo MPS e della corruzione dilagante nel partito,
riesce a dissipare tutti i punti percentuali di vantaggio sul PDL
attribuitigli nelle settimane scorse dai sondaggi e con tutta la
coalizione non riesce a superare il 30%.
Berlusconi
raccoglie una coalizione in fase di disfacimento, ma con una grinta
da venditore porta a porta e qualche spot elettorale di sicuro
effetto, la rianima come per magia, fino a portarla al pareggio con
quella di centrosinistra.....
Il
banchiere di Goldman Sachs Mario Monti, dopo avere governato
indebitamente per 13 mesi, inabissando il paese nelle sabbie mobili
della disperazione, raccoglie quanto seminato e nonostante il
sostegno di Casini (che poteva contare nell'UDC su oltre il 5% dei
voti) e di Fini (che fino ad un paio di anni fa presiedeva un partito
forte dell'11%) non riesce a sfondare la soglia del 10%, attestandosi
poco al di sotto e raccogliendo una sconfitta cocente.
Il
giudice Antonio Ingroia, rientrato in Italia dal Guatemala per
rivitalizzare la sinistra, di fatto ne pratica l'eutanasia, arrivando
ad ottenere il 2,2% alla testa di una coalizione (IDV, Rifondazione
comunista, Verdi, Comunisti italiani) che sulla carta portava in dote
circa il 10% dei consensi. Sbagliando di fatto tutto quello che
sarebbe stato possibile sbagliare e probabilmente anche qualcosa di
più e restando con tutti i suoi compagni fuori dal parlamento.
Gli
altri piccoli partiti, da quelli di estrema sinistra alla destra
identitaria, raccolgono percentuali risibili ben al di sotto del
punto percentuale, dimostrando una volta di più che la politica del
"tutti contro tutti" non paga e risulta del tutto
inadeguata ad esprimere un progetto incisivo per il paese.
Alla
luce di questi risultati naufraga ancora prima di partire il progetto
di coalizione fra PD e Monti, già venduto da Napolitano ad Obama e
alla BCE, dal momento che mancano materialmente i numeri (in primo
luogo al Senato) perché un'ammucchiata del genere possa governare.
Così come mancano i numeri perché Berlusconi, sostituendosi a
Bersani nell'abbracciare l'usuraio di Goldman Sachs, possa aspirare a
proporre un governo alternativo.
In una
situazione d'impasse che ricorda da vicino la Grecia, le soluzioni
praticabili sembrano essere solamente due, entrambe in salita e
foriere di molti rischi per chi intenda praticarle.
Un
governo di grande coalizione fra PD - PDL e Monti, coadiuvato da una
grande crisi delle borse e dei mercati, creata artificialmente alla
bisogna con tanto d'impennata dello spread. Con il rischio che però
l'elettorato di centrodestra e quello di centrosinistra non accettino
di buon grado il sodalizio con il nemico di sempre e facciano mancare
il loro sostegno in propensione futura.
Oppure
un ritorno alle urne a breve termine (dopo avere varato una nuova
legge elettorale ad hoc) con una coalizione di "salvezza
nazionale" imposta dallo sfacelo delle borse, dei mercati e
dello spread accorso in "aiuto", dove PD - PDL e Monti
tentino di giocare la carta del sacrificio necessario. Ma il rischio
in questo caso sarebbe anche più grosso, perché l'elettorato
indisponibile ad abbracciare il nemico potrebbe debordare in massa
verso Beppe Grillo, decretando di fatto la sparizione di tutta la
classe politica tradizionale e aprendo orizzonti completamente
inesplorati.
Riflettendo
così a caldo, l'enorme vittoria del "gustafeste" Beppe
Grillo e del suo Movimento 5 stelle non può che farci piacere. Non
solo perché diventa primo partito in Italia un movimento
dichiaratamente NO TAV, favorevole alla creazione di un reddito di
cittadinanza e di un nuovo sistema lavoro, contrario
all'incenerimento dei rifiuti, alla cementificazione selvaggia e alle
missioni di guerra, vicino al pensiero della decrescita e alla
creazione di un nuovo modello di sviluppo. Ma anche e soprattutto
perché il trionfo di Grillo intralcia in qualche misura il progetto
di Bersani, Monti e Napolitano, costringendoli ad acrobazie di varia
natura il cui esito potrebbe non essere così scontato come sembrava
alla vigilia delle elezioni.
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