Marco Cedolin
La maggior parte dei sindaci della Valle di Susa, capitanati dal presidente della comunità montana bassa Valle di Susa Antonio Ferrentino e sotto l’attenta regia del presidente dell’Osservatorio sulla Torino – Lione Mario Virano, hanno siglato questa mattina nel corso di un incontro tenutosi a Pra Catinat la nuova ipotesi di tracciato del TAV e lo hanno fatto applaudendo alla firma del documento che al più presto verrà presentato al governo.
La notizia, unitamente alle manifestazioni di giubilo del Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e dello stesso Virano che riconducono l’accordo raggiunto ad una vittoria della filosofia del “dialogo”, campeggia in prima pagina su quasi tutti i giornali e compare fra i titoli d’apertura dei TG e non mancherà di lasciare esterrefatti tutti coloro che non vivendo in prima persona la vicenda del TAV in Valsusa ricordavano gli amministratori valsusini schierati su posizioni di aperta contrarietà all’opera al fianco dei cittadini.
In realtà l’applauso di oggi è solo il terminale di un percorso durato oltre 2 anni, durante i quali Antonio Ferrentino e la maggior parte dei sindaci che ne hanno seguito pedissequamente i voleri, hanno gradualmente abbandonato le posizioni di contrarietà all’opera ormai divenute scomode, per avvicinarsi sempre più ad un atteggiamento di collaborazione attiva che ha raggiunto il proprio acme nelle scorse settimane quando lo stesso Ferrentino ha presentato alla stampa un “proprio” progetto denominato “Fare”, redatto dai tecnici della comunità montana bassa Valle di Susa a spese dei contribuenti.
Quella che per molti versi potrebbe apparire come una metamorfosi kafkiana è in verità solamente un normale capitolo del penoso teatrino della politica, all’interno del quale sindaci sconosciuti e senza alcuna velleità, si sono ritrovati nell’inverno 2005 a cavalcare una “tigre” quale il movimento di opposizione al TAV, che li ha resi all’improvviso importanti e famosi portandoli in TV e sulle prime pagine dei giornali, dove hanno interpretato con molta enfasi il ruolo degli “amministratori illuminati” che disquisivano di democrazia partecipata, decrescita e rapporti orizzontali con i cittadini, al fine di conquistare la loro fiducia e potere così proporsi al governo come interlocutori privilegiati grazie ad un’opinione pubblica che localmente li sosteneva senza esitazione.
Dopo l’avvio delle trattative con il governo e l’apertura dell’Osservatorio Virano la situazione è cambiata radicalmente, i temi cari ai cittadini hanno iniziato a diventare scomodi, i rapporti con i comitati NO TAV sempre più freddi, la “tigre” sempre meno un animale da cavalcare e sempre più una belva pericolosa da mettere in gabbia, i propositi di democrazia partecipata sono stati abortiti ancora prima di venire alla luce ed hanno iniziato a scomparire anche i normali processi democratici che sarebbe lecito attendersi in un paese civile, come le innumerevoli “conferenze dei sindaci” tenute rigorosamente a porte chiuse e la mancata consultazione dei consigli comunali in merito all’argomento TAV hanno impietosamente dimostrato.
Ferrentino e la congrega di amministratori che lo hanno seguito senza discutere (e spesso senza neppure possedere l’informazione minima indispensabile per prendere delle decisioni) si sono avvicinati gradualmente all’alta velocità continuando per lungo tempo a negare l’evidenza e arrampicandosi sugli specchi al fine di riuscire a mantenere la fiducia dei cittadini il più a lungo possibile. Una fiducia che man mano ha comunque iniziato a scomparire rendendo i sindaci valsusini sempre più estranei alla sensibilità delle comunità che avrebbero dovuto rappresentare. La loro visita alla spicciolata poco più di un mese fa al tavolo delle compensazioni, dove con gli occhi bassi si sono limitati a portare la “lista della spesa”, la presentazione del progetto “Fare” e l’applauso di stamani al nuovo progetto del TAV sono solamente il corollario di un percorso per certi versi disarmante ma invero assai prevedibile, al termine del quale hanno dovuto per forza di cose gettare la maschera probabilmente definitivamente.
Per i cittadini che in Val di Susa lottano contro il TAV, oggi come ieri, la festa ed il giubilo di Pra Catinat non cambiano comunque il piano inclinato sul quale giocoforza sarà destinata a decidersi la questione. I presidi e le barricate sul territorio resteranno per forza di cose la cruna dell’ago attraverso la quale dovrà passare l’alta velocità in Valle di Susa e probabilmente su quelle barricate torneranno anche alcuni fra gli amministratori che oggi si sono consumati i polpastrelli profondendosi nel lungo applauso al TAV. I mestieranti della politica sono fatti così, nel caso la “tigre” tornasse a rappresentare un’opportunità ricominceranno a fare a gara per prendere la sella in mano, professandosi alfieri di nuovi metodi democratici per amministrare le comunità, magari davanti alle telecamere, dal momento che andare in TV rappresenta comunque sempre un’occasione da non perdere.
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