Marco Cedolin
L’amministratore delegato delle Ferrovie di Stato Mario Moretti, a margine della conferenza organizzata da Fs sul tema della mobilità durante il Congresso mondiale dell'architettura in corso a Torino ha annunciato che sarà il famoso architetto giapponese Arata Isozaki, già progettista del Palahockey olimpico del capoluogo piemontese, a progettare la nuova stazione ferroviaria di Bologna.
La scelta si rivela in perfetta sintonia con la nuova filosofia delle ferrovie italiane che nonostante si trovino (secondo le parole di qualche settimana fa dello stesso Moretti) sull’orlo del fallimento e si vedano costrette a tagliare sempre più corse, con il risultato di rendere la vita dei pendolari una triste via crucis, hanno deciso di assoldare una vera e propria schiera di “architetti star” non proprio a buon mercato per disegnare le nuove grandi stazioni dell’alta velocità.
Se Arata Isozaki si occuperà infatti di Bologna, l'anglo-irachena Zaha Hadid sarà l’artefice della nuova stazione TAV di Afragola (Napoli) del costo previsto di 61 milioni di euro e Sir Norman Foster di quella sotterranea di Firenze la cui previsione di costi è di 240 milioni di euro. Si tratterà di enormi investimenti in grandi opere dai contenuti tecnologici e stilistici fuori dal comune e dalle estremamente dubbie potenzialità di un ritorno economico soddisfacente, messi in atto confidando sul fatto che l’alta velocità ferroviaria sia in grado di produrre volumi di traffico in linea con le ottimistiche previsioni attraverso le quali il TAV italiano è stato sponsorizzato.
I viaggiatori italiani, l’80% dei quali è costituito da pendolari, si staranno domandando per quale bizzarra ragione l’ing. Moretti abbia deciso di dissipare ingenti risorse delle sempre più dissestate casse delle Ferrovie, ingaggiando architetti di grido per la progettazione di costosissime stazioni fantascientifiche, mentre al contempo l’azienda da lui amministrata che ha licenziato negli ultimi 8 anni 20.000 lavoratori e si appresta a buttarne in mezzo alla strada altri 10.000 entro il 2011,
non riesce più a garantire un servizio al limite della decenza. Ma in Italia le cose funzionano così ed i cortocircuiti logici sono ormai diventati una regola, in un Paese dove si continua a mistificare la realtà fino al punto da raccontare che sulle nuove infrastrutture per il TAV oltre ai passeggeri correranno anche le merci, contrariamente a quello che avviene in tutto il resto del mondo.
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