Marco Cedolin
Il giorno dopo la stipula dell’accordo sul “nuovo TAV” in Val di Susa, l’intero circo mediatico ha presentato l’intesa raggiunta come una grande vittoria della linea del dialogo e della condivisione, ottenuta nell’ambito dell’Osservatorio presieduto da Mario Virano, che non ha esitato a proporsi come il precursore di un nuovo metodo di “concertazione” in grado di sbloccare tutte le grandi opere attualmente in fase di stallo a causa dell’opposizione dei cittadini.
Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli si è detto felice perché ha trionfato la linea del dialogo, la presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso ha parlato di vittoria delle soluzioni largamente condivise, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha lodato Virano per le sue capacità di dialogo e così ha fatto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Perfino gli ambientalisti in quota PD di Legambiente, nel cui direttivo siede Antonio Ferrentino che insieme a Virano è fra i maggiori artefici dell’accordo, hanno espresso soddisfazione per la firma dell’intesa che “consentirà di realizzare qualcosa di veramente utile condiviso con il territorio”.
Leggendo i giornali e guardando la TV si sarebbe perciò indotti a pensare che il nuovo TAV sia nato attraverso il confronto ed il dialogo con la popolazione interessata dall’opera, che avrebbe condiviso se non il progetto perlomeno il metodo con il quale lo stesso sarà portato avanti.
Per quanto alla luce delle dichiarazioni possa sembrare singolare, in realtà non è accaduto nulla di tutto ciò e quella che viene celebrata come una vittoria del dialogo e della condivisione è stata solamente una squallida “campagna acquisti” finalizzata ad ottenere l’acquiescenza dei sindaci valsusini, terminata con il loro completo asservimento alla consorteria del cemento e del tondino.
I cittadini della Valle di Susa nel corso di 2 anni e mezzo non hanno dialogato con nessuno (nemmeno più con i propri sindaci) e non hanno potuto condividere assolutamente nulla, dal momento che sono stati esautorati dalla partecipazione in tutte le sedi all’interno delle quali si è svolta la concertazione.
L’Osservatorio Virano altro non è stato se non un consesso blindato dai cui “cancelli” la popolazione è stata tenuta fuori con l’ausilio delle forze dell’ordine e perfino i quaderni da esso prodotti sono stati per lungo tempo nascosti alla vista dei cittadini.
La linea di condotta degli amministratori è stata decisa nel corso di numerose conferenze dei sindaci, rigorosamente a porte chiuse perfino per i giornalisti e le decisioni sono state prese dai sindaci stessi in maniera unilaterale senza alcuna convocazione dei consigli comunali.
Ferrentino e gli altri amministratori si sono sempre rifiutati di condividere con la popolazione ciò che avrebbero detto a Palazzo Chigi prima di ogni convocazione a Roma al tavolo del governo.
Nessun progetto di grande opera in Italia è stato portato avanti nell’oscuro delle stanze del potere, senza alcuna trasparenza e la minima interfaccia con i cittadini (sistematicamente respinti dalle forze dell’ordine quasi si trattasse di criminali) come accaduto con il nuovo TAV partorito dall’Osservatorio Virano e nonostante questa sia la triste realtà una siffatta operazione indecente viene celebrata come la vittoria della filosofia del dialogo e della condivisione.
Dialogo e condivisione con chi, dal momento che si è trattato di un soliloquio ordito nel buio delle stanze blindate?
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