Marco Cedolin
Silvio Berlusconi è “sceso” a Napoli per annunciare la fine dell’emergenza rifiuti in Campania, risolta dal suo governo con un vero e proprio colpo di bacchetta magica in soli 58 giorni, durante i quali secondo le sue parole lo Stato è tornato a fare lo Stato e Napoli è ritornata ad essere una città occidentale. Si sarebbe trattato, secondo il premier di una sorta di “missione impossibile” vinta dal governo anche contro tutti coloro che avevano scommesso nella mancata riuscita dell’operazione.
Le strade sono tornate libere dalle 50.000 tonnellate di rifiuti che le ammorbavano, come ampiamente documentato dai servizi del TG5 che hanno mostrato più volte le riprese video di qualche mese fa con i sacchetti della spazzatura che sembravano essere dappertutto, messe a confronto con quelle di questi giorni che documentano strade linde e pulite ai bordi delle quali si possono notare i cassonetti disposti ordinatamente in fila con i coperchi chiusi.
Ora che la fase drammatica dell’emergenza come per incanto è terminata si deve provvedere, nelle intenzioni del Premier, alla messa a regime di tutto il sistema dei rifiuti che consiste nel costruire e mettere in funzione 4 inceneritori, che saranno finanziati con il denaro dei consumatori tramite i contributi Cip6, all’interno dei quali bruciare la spazzatura. Un’operazione, quella di costruire e rendere operativi i forni inceneritori, che dovrebbe essere portata a termine nel giro di tre anni, anche se Berlusconi da inguaribile ottimista ha dichiarato di sperare che ne possano bastare due, dopodiché le strade di Napoli, dice il Cavaliere, dovranno somigliare a quelle di Tokyo dove non si vede neppure un mozzicone di sigaretta.
Ogni italiano alla luce di questa “bella notizia” si trova giocoforza di fronte ad un dilemma che lo costringe a prendere posizione e domandarsi come sia stato possibile tutto ciò.
O il Cavaliere è dotato di poteri sovrannaturali che gli consentono di sovvertire le leggi della fisica e dilatare a piacimento lo spaziotempo, oppure siamo stati tutti presi in giro dal carrozzone della politica e dell’informazione che ci ha imboniti presentandoci come vero un ologramma preconfezionato, costruito per ottenere maggiori consensi elettorali ed il pieno appoggio dell’opinione pubblica nei confronti di un progetto tanto assurdo quanto anacronistico come quello di riempire la Campania di forni inceneritori.
La risposta ovviamente è retorica in quanto il Presidente del Consiglio nelle vesti di Harry Potter non sarebbe più credibile di quanto Tremonti lo sia in quelle di Robin Hood, ma come sono riusciti a raggirarci così abilmente da far si che la maggior parte di noi non si accorgesse di nulla?
Va considerato come l’intero ologramma sia parso convincente arrivando ad ottenere l’effetto desiderato, grazie ad un barbatrucco tanto semplice quanto geniale che ha consentito di costruire l’intera rappresentazione sulla base di un assioma indimostrato ma da tutti accettato come buono.
L’immondizia stava invadendo le strade di Napoli perché le discariche erano piene e non esistevano inceneritori.
In realtà si trattava di una pura menzogna creata fingendo d’ignorare il fatto che la raccolta della spazzatura e lo smaltimento della stessa rappresentano due fasi differenti della gestione dei rifiuti, la prima delle quali non deve necessariamente cessare di esistere anche qualora si manifestino serie problematiche nel portare avanti la seconda.
La monnezza ha invaso le strade di Napoli, creando l’emergenza che ha riempito per mesi le pagine dei giornali e gli schermi della TV, semplicemente perché qualcuno ha deciso che i camion compattatori non dovevano più andare a raccoglierla, scatenando di fatto il caos marcescente che tutti abbiamo avuto modo di ammirare. Se i camion avessero continuato a raccogliere la spazzatura destinata a trasformarsi in “ecoballe” magari ammonticchiate in depositi di fortuna come era accaduto fino ad allora, le strade di Napoli sarebbero comunque rimaste linde e pulite come le vediamo oggi, i “teppisti invisibili” non avrebbero avuto nulla da bruciare, i giornali non avrebbero potuto parlare dell’annientamento del turismo, Berlusconi non sarebbe stato giustificato a dichiarare Napoli una città ormai avulsa al conteso dell’occidente, i napoletani non si sarebbero ritrovati esasperati oltremisura dalla difficile convivenza con i cumuli di spazzatura maleodorante che invadevano le carreggiate.
A pensarci bene 58 giorni sono perfino troppi, anche per una persona normale, per compiere un miracolo che in fondo è consistito solamente nell’ordinare agli autisti di tornare nelle strade a raccogliere l’immondizia e l’unico vero miracolo consiste nel fatto che i media riescano ad ostentare serietà nel presentare come credibile la fine di una burla di questo genere.
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