lunedì 21 luglio 2008

LA VAL DI SUSA E IL TAV

Marco Cedolin

Dopo la sottoscrizione del cosiddetto accordo di Pra Catinat, avvenuta alla fine di giugno, portando a compimento quasi 2 anni di lavoro dell’Osservatorio sulla Torino Lione presieduto dall’arch. Mario Virano, sui giornali ed in TV è stato scritto e detto praticamente di tutto, generando per forza di cose una grande confusione nell’opinione pubblica italiana che ha perduto ogni coordinata che potesse consentirle di valutare oggettivamente gli sviluppi della questione TAV in Val di Susa.
Proviamo allora a mettere un poco di ordine nello stupidario mediatico di questi giorni, cercando di fare chiarezza laddove il carrozzone politico e quello dell’informazione hanno invece creato quella confusione necessaria a veicolare l’immagine di una Valle di Susa ormai mansuefatta e disposta ad accogliere con gioia i binari dell’alta velocità.

I sindaci che hanno partecipato ai lavori dell’Osservatorio Virano, alle riunioni di Palazzo Chigi, all’accordo di Pra Catinat ed il 29 luglio scenderanno nuovamente a Roma per incontrare prima il Presidente della Repubblica e poi il governo insieme al quale dovrebbero ufficializzare l’inizio del nuovo corso del TAV, non rappresentano la grande maggioranza dei cittadini valsusini che fin dall’inizio non hanno condiviso il loro percorso opponendosi con veemenza tanto all’Osservatorio Virano quanto alla linea progressivamente sempre più possibilista portata avanti dagli amministratori. A riprova di ciò la scorsa estate in occasione della richiesta del finanziamento UE in favore dell’opera, portata avanti proprio tramite l’Osservatorio, ben 32.000 cittadini (in grandissima parte valsusini) di una Valle che ospita 60.000 abitanti hanno sottoscritto un documento di durissima opposizione a qualunque ipotesi di nuova infrastruttura ferroviaria, ponendosi nettamente in contrasto con i propri sindaci.

Il governo (sia quello precedente che quello attuale), Virano e la grande maggioranza dei sindaci, diventati collaborazionisti e capitanati da Antonio Ferrentino (che da adesso in poi chiamerò semplicemente “i sindaci” per facilità di comprensione) non hanno mai dialogato con la popolazione ma si sono limitati a portare avanti un percorso condiviso solamente da loro nel buio delle stanze dell’Osservatorio. La posizione portata avanti dai “sindaci” all’interno dell’Osservatorio e nelle conferenze dei sindaci non è mai stata condivisa con i cittadini e neppure all’interno dei consigli comunali che non sono mai stati convocati sull’argomento prima di prendere le decisioni.
Ai cittadini è stato più volte impedito con l’uso della forza pubblica di assistere tanto alle riunioni dell’Osservatorio quanto alle conferenze dei sindaci, durante le quali non è stato permesso l’accesso neppure ai giornalisti che hanno reiteratamente protestato.

“I sindaci” hanno usato i due tecnici assunti dalla Comunità Montana Bassa Valle di Susa, stipendiati con oltre 40.000 euro a spese dei contribuenti, per presenziare alle riunioni dell’Osservatorio e per redigere un progetto a tappe di costruzione dell’infrastruttura per l’alta velocità, denominato FARE (Ferrovie Alpine Ragionevoli Efficienti) che è stato presentato a Pra Catinat senza prima essere stato discusso nei consigli comunali, né tanto meno proposto alla popolazione. In questi giorni il progetto FARE, già allegato preventivamente al documento/accordo di Pra Catinat è oggetto di discussione all’interno dei consigli comunali, parte dei quali lo stanno bocciando, ed “i sindaci” in compagnia dei due tecnici che lo hanno redatto stanno organizzando una serie di assemblee durante le quali tentano di presentarlo ai cittadini come un compromesso percorribile. La stragrande maggioranza dei cittadini presenti alle assemblee non nasconde la propria delusione e sta manifestando aperta contrarietà nei confronti del progetto FARE (e dei suoi estensori) giudicato nel migliore dei casi un “cavallo di Troia” finalizzato a far entrare nascostamente dalla finestra il TAV che nel 2005 era stato sbattuto a calci fuori dalla porta.
Il 29 luglio a Roma, dopo avere ricevuto la benedizione del Presidente Napolitano, “i sindaci” non saranno comunque chiamati a discutere del FARE ma del nuovo progetto di LTF concernente il TAV Torino – Lione che verrà messo a punto nel corso dei prossimi mesi sotto l’abile regia di Mario Virano.
La nuova “filosofia del dialogo” magnificata come portatrice di grandi risultati da Virano e dal governo, ed avallata in tutta fretta perfino da alcune associazioni ambientaliste come Legambiente e il WWF, semplicemente non esiste in quanto nessuno in questi 2 anni ha dialogato con i cittadini, né gli stessi hanno condiviso alcunché. L’unica forma di dialogo ha avuto per oggetto “i sindaci” la cui posizione si è gradualmente appiattita su quella di chi proponeva l’opera, senza che nessuno avesse dato loro mandato per farlo.

In Val di Susa oggi la situazione è praticamente la stessa del 2005, prima dell’occupazione militare e degli incidenti. La popolazione non vuole il TAV né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra ed è disposta a battersi contro la costruzione di qualunque nuova infrastruttura. “I sindaci” in odore di compensazioni, di concerto con il governo, stanno cercando senza successo di convincere i cittadini ad accettare un’opera che loro stessi hanno più volte giudicato devastante ed inutile, premurandosi di tenere comunque una porta aperta qualora in futuro tornasse conveniente cavalcare quella stessa protesta che già li rese “famosi” 3 anni fa.

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