Marco Cedolin
Non sono mai stato un grande estimatore di Michele Santoro, né ho mai considerato le trasmissioni da lui condotte nel corso della sua carriera un esempio da seguire in termini di analisi critica ed obiettiva. Santoro ha sempre fatto giornalismo partendo da un’appartenenza politica ben definita, così come altri in Italia lo hanno fatto e continuano a farlo ispirandosi a posizioni politiche molto differenti, penso a Bruno Vespa, quando non diametralmente opposte, come Emilio Fede.
A prescindere dal livello qualitativo dell’informazione esperita da parte dei vari soggetti, la pluralità di pensiero (che in Italia è sempre stata molto scarsa) dovrebbe stare alla base di qualunque sistema mediatico abbia l’ambizione di considerarsi “libero” e di qualunque formazione politica consideri la “libertà” un valore fondante della propria identità.
Proprio per questa ragione si fatica a comprendere la veemenza con la quale ministri e uomini politici del “popolo delle libertà” si ostinano ad accanirsi contro la trasmissione “Anno Zero” di Santoro, domandandone la chiusura ogni qualvolta all’interno di essa vengono trattati argomenti scottanti, partendo da un’angolazione di lettura differente dalla loro.
Anno Zero non rappresenta sicuramente il punto di arrivo della “buona informazione”, però bisogna riconoscere alla trasmissione di Santoro il merito di avere ricoperto negli ultimi anni il ruolo dell’unica voce dissonante (in comproprietà con Report della Gabanelli che però ha un format totalmente differente) all’interno di un panorama di giornalismo televisivo assolutamente appiattito sulla logica del totale servilismo nei confronti del PDL e del PD. Non è infatti un caso che unicamente nell’ambito di Anno Zero si siano potuti apprezzare servizi e dibattiti sull'argomento rifiuti, sul massacro di Gaza e sulla tragedia del terremoto in Abruzzo, che andassero oltre la cortina di disinformazione portata avanti da tutti coloro che fanno “giornalismo” in televisione.
L’ostinazione a voler cantare fuori dal coro sembra essere costata cara tanto a Santoro quanto al vignettista Vauro, in quanto il direttore generale Rai, Mauro Masi, dando seguito all’indignazione espressa da Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi in merito alla puntata dedicata al terremoto in Abruzzo, ha deciso di prendere provvedimenti.
Vauro sarà sospeso, a causa di una sua vignetta giudicata "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico".
Santoro nella prossima puntata (quella di domani) dovrà in qualche modo condurre una trasmissione che metta in luce le qualità magicali del governo e di Guido Bertolaso, nell’avere gestito al meglio la catastrofe, smentendo di fatto i servizi mandati in onda nella puntata precedente.
Il tutto ovviamente al fine di “riequilibrare” (tacitare sarebbe stato senza dubbio più corretto) il servizio informativo.
A prescindere dal livello qualitativo dell’informazione esperita da parte dei vari soggetti, la pluralità di pensiero (che in Italia è sempre stata molto scarsa) dovrebbe stare alla base di qualunque sistema mediatico abbia l’ambizione di considerarsi “libero” e di qualunque formazione politica consideri la “libertà” un valore fondante della propria identità.
Proprio per questa ragione si fatica a comprendere la veemenza con la quale ministri e uomini politici del “popolo delle libertà” si ostinano ad accanirsi contro la trasmissione “Anno Zero” di Santoro, domandandone la chiusura ogni qualvolta all’interno di essa vengono trattati argomenti scottanti, partendo da un’angolazione di lettura differente dalla loro.
Anno Zero non rappresenta sicuramente il punto di arrivo della “buona informazione”, però bisogna riconoscere alla trasmissione di Santoro il merito di avere ricoperto negli ultimi anni il ruolo dell’unica voce dissonante (in comproprietà con Report della Gabanelli che però ha un format totalmente differente) all’interno di un panorama di giornalismo televisivo assolutamente appiattito sulla logica del totale servilismo nei confronti del PDL e del PD. Non è infatti un caso che unicamente nell’ambito di Anno Zero si siano potuti apprezzare servizi e dibattiti sull'argomento rifiuti, sul massacro di Gaza e sulla tragedia del terremoto in Abruzzo, che andassero oltre la cortina di disinformazione portata avanti da tutti coloro che fanno “giornalismo” in televisione.
L’ostinazione a voler cantare fuori dal coro sembra essere costata cara tanto a Santoro quanto al vignettista Vauro, in quanto il direttore generale Rai, Mauro Masi, dando seguito all’indignazione espressa da Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi in merito alla puntata dedicata al terremoto in Abruzzo, ha deciso di prendere provvedimenti.
Vauro sarà sospeso, a causa di una sua vignetta giudicata "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico".
Santoro nella prossima puntata (quella di domani) dovrà in qualche modo condurre una trasmissione che metta in luce le qualità magicali del governo e di Guido Bertolaso, nell’avere gestito al meglio la catastrofe, smentendo di fatto i servizi mandati in onda nella puntata precedente.
Il tutto ovviamente al fine di “riequilibrare” (tacitare sarebbe stato senza dubbio più corretto) il servizio informativo.
Ciò che più stupisce di questa vicenda è come proprio nell’ambito di una tragedia come il terremoto d’Abruzzo, durante la quale è emersa in maniera adamantina la dicotomia fra l'informazione imbavagliata dei grandi media, condita di luoghi comuni, servizi pilotati, assoluta mancanza di senso critico, passerelle politiche e battute di pessimo gusto del Cavaliere e l’informazione libera proposta sul web, dove si sono potute suggere le uniche “notizie” degne di questo nome, con relativi approfondimenti, si sia ritenuto di dover calare la scure della censura proprio nei confronti della sola trasmissione che abbia tentato di avvicinare i due mondi. Uno fatto di plastica e preconfezionato, all’indirizzo di teleutenti che si vorrebbero acritici e supini, l’altro fatto dalla gente e per la gente che vorrebbe capire e comprendere i termini di una tragedia di siffatte proporzioni.
Costringere il conduttore di Anno Zero a mandare in onda una puntata nella quale dovrà dire esattamente quello che in TV dicono tutti gli altri, oltre a manifestarsi come una coercizione assolutamente priva di senso, rappresenta solamente un puerile tentativo di ribadire quale distanza siderale separi ormai l’informazione della TV, dalle persone che i giornalisti televisivi avrebbero la pretesa d’informare pur senza essere in grado di farlo. E a questo riguardo, se si nutrisse la velleità di riequilibrare realmente il servizio informativo, non basterebbero 100 puntate di trasmissioni come Anno Zero, per ottenere qualche risultato in termini di credibilità.
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