mercoledì 2 dicembre 2009

TUTTI ALLA CORTE DI CASINI


Marco Cedolin
Il tentativo di creare un bipolarismo sulla falsariga del modello americano sembra ormai essere miseramente fallito. Se infatti da un lato l’operazione è servita a PD e PDL per “eliminare” dal parlamento (e dall’interno delle proprie coalizioni) i partiti minori, generalmente più “scomodi” e riottosi, incamerandone comunque i voti tramite la ripartizione, dall’altro entrambi i “partitoni” si ritrovano oggi a leccarsi le ferite.
Il PD, già prima dell’elezione del nuovo segretario e della fuoriuscita di Rutelli si era ritrovato a raccogliere molti voti in meno di quella che era la somma delle sue due componenti (DS e Margherita), dopo avere regalato consensi al partito di Di Pietro. Il PDL pur navigando inizialmente in acque più tranquille, non è mai riuscito comunque a raggiungere la somma dei voti di Forza Italia ed AN, finendo per favorire una migrazione di consensi in favore della Lega di Bossi.

Risultato finale, due coalizioni, entrambe bipartitiche (non più composte da molti piccoli partiti) all’interno delle quali i due partiti minori, IDV e Lega, rosicchiano progressivamente consensi a quelli maggiori, aumentando il proprio peso. Ed in mezzo l’UDC di Casini, unica forza politica che sia stata in grado di entrare in parlamento da sola, a rappresentare il classico ago della bilancia, godendo in questo modo di un altissimo peso specifico, sproporzionato rispetto all’entità dei suoi consensi elettorali.

A ormai pochi mesi dalle elezioni regionali, Casini è così diventato “l’uomo forte” della politica italiana, in grado di decidere la sorte di tutte le regioni dove PD e PDL si affronteranno in condizioni di equilibrio. E alla corte di Casini entrambi i protagonisti del bipolarismo perduto, si ritrovano a recarsi, portando in dono oro, incenso e mirra per ingraziarsi i suoi favori.
Se da un lato Berlusconi dovrebbe essere ormai avvezzo a scendere a patti con l’UDC, avendolo mantenuto per molti anni nella propria coalizione, lo stesso non si può dire del partito di Bersani che sospinto dalla frenesia di sbarazzarsi della sinistra radicale, scomoda e poco chic, ora si ritrova a fare i conti con un soggetto politico assai meno accomodante di quanto non lo fossero i Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio, firmatari del dodecalogo.

In Puglia l’UDC ha imposto al PD come condizione per il proprio sostegno la non ricandidatura (cosa che in politica accade molto raramente, se non a fronte di problemi personali o gravi manchevolezze) del presidente uscente Nichi Vendola, ritenuto sgradito, suscitando un vero e proprio marasma nella coalizione di centrosinistra che attualmente governa la regione. Marasma all’interno del quale sta cercando di mettere ordine Massimo D’Alema in persona che, fresco della bocciatura europea, è sceso in campo per sostenere la candidatura dell’ex giudice sindaco di Bari Michele Emiliano, preventivamente approvata da Casini. Nichi Vendola non sembra disposto a cedere senza combattere ed ha annunciato che se non verranno fatte le primarie per scegliere il candidato, si rifiuta categoricamente di ritirare la propria candidatura. D’Alema continua a fare pressioni e c’è da scommettere che alla fine in qualche modo la spunterà, poiché il PD probabilmente non ha più bisogno di Vendola, ma se vuole aspirare a vincere le elezioni in Puglia ha disperatamente bisogno di Casini.
In Piemonte Casini, ha posto le proprie condizioni ad entrambi gli schieramenti. Al PDL ha chiesto di rinunciare alla candidatura di Roberto Cota, dal momento che non sarebbe disposto a sostenere un candidato leghista e Berlusconi sembra avere già preso in considerazione questa possibilità.
Al PD ha imposto, oltre all’ostracismo nei confronti dei partiti della sinistra radicale, l’accettazione incondizionata del progetto TAV Torino – Lione e del ritorno delle centrali nucleari.
Proprio per tentare di fare fronte a queste richieste, la presidente della Regione Mercedes Bresso sembra sia pronta a ridiscutere la propria posizione di contrarietà al nucleare, recentemente espressa per quanto riguarda il Piemonte. Mentre il segretario del PD Bersani venerdì sarà a Torino, per affrontare gli amministratori “ribelli” della Val di Susa e convincerli ad assumere una posizione favorevole nei confronti dell’alta velocità.
Oltretutto sia Bersani che Berlusconi sono ben consci del fatto che occorra fare in fretta, perché le elezioni ormai sono dietro l’angolo e la pazienza di Casini potrebbe non essere infinita. Una misera fine per due “grandi partiti” che aspiravano a rimanere gli unici attori sulla scena e si ritrovano invece a farsi dettare i propri programmi ed i propri candidati dal terzo incomodo che neppure avevano preso in considerazione.

6 commenti:

andrea rubiu ha detto...

il PDL è stato costituito 3 anni fa in piazza San Giovanni a Roma con Berlusconi, Fini e la Lega. si formò quel grande partito che nell'aprile 2008 la maggioranza degli italiani ha scelto per governare in Italia, convinto di vedere garantiti forza, alleanza, coesione , determinazione e interesse per il Paese. dopo un anno e mezzo di Governo, la grande alleanza si inizia a sgretolare a seguito di forti scosse manifestate a livello interpersonale fra i componenti del partito, dimostrando che la coesione era stata allestita solo per amore comune verso il potere. ora che hanno raggiunto l'obiettivo del comando, si iniziano a mostrare crepe che indeboliscono il Governo, l'interesse pubblico e l'azione amministrativa. tutto ciò era stato perfettamente previsto dall'UDC di Pierferdinando Casini, il quale ha preferito correre da solo per evitare di cadere fra le lotte intestine al PDL, che non fanno bene ai suoi aderenti e agli italiani che hanno affidato la fiducia al popolo della libertà. la mossa dell'UDC si è dimostrata senz'altro seria nei confronti dell'elettorato poiché ha rinunciato a poltrone importanti in cambio di evidenziare vero interesse per la politica, ma non per il potere a tutti i costi. alla conclusione di questa legislatura l'UDC potrà rimettersi in gioco e potremo vedere se gli elettori vorranno premiare la serietà e coerenza dell'UDC

Andrea Pirola ha detto...

Le ultime dichiarazioni di Fini dimostrano il fallimento del PDL? Adesso come adesso è un po’ presto dare una risposta, quello che si sa di sicuro è che non naviga in buone acque. Fece bene Casini a defilarsi dal progetto assimilazione politica di Berlusconi, stando agli ultimi sondaggi l’UDC viene premiato da questa scelta.

antonio dmt ha detto...

il pd e il pdl meritano la loro situazione di crisi. chi è causa delle proprie sventure dve piangere solo se stesso. due partiti che nascono con il sogno di diventare maggioritari, che accorpano partiti e idee diversi, per riproporre in chiave totalitaria il bipolarismo precedente. il pd dimostra lacerazioni, il pdl mostra le prime gravi crepe ideologiche. tutto prevedibile. era logico che finisse così. casini che nel su piccolo ha dimostrato di essere coerente, di sapersi migliorare e di modificare elettorato, ma non idee e programmi, l'ha avuta vinta. il pd e il pdl sbagliano ad arroccarsi, così favoriranno solo lega e idv.

Marta Romano ha detto...

Se c’è una cosa che ho imparato, nella mia breve vita politica, è che la LUNGIMIRANZA premia.
Ho 16 anni, e 3 anni fa un partito mi ha letteralmente conquistata. Mi ha fatto capire che l’alleanza di centro-destra stava prendendo i caratteri che sarebbero stati dominanti nell’attuale PDL. 3 anni fa si consumò la prima frattura tra Casini e Berlusconi, dopo la quale presero forma il Popolo delle Libertà e l’Unione di Centro. Beh, oggi, sono fiera di dire che tra i 2 ho scelto di aderire all’UDC, e ogni giorno di più me ne convinco.
Il PDL non è un partito, è un grande scatolone nel quale convivono troppe persone, tenute insieme dal legame del potere, che, però, non può legare tutti per sempre.
Noi queste considerazioni le abbiamo fatte 3 anni fa, il presidente Fini soltanto oggi, o meglio, soltanto oggi inizia a non sopportare più questa situazione.
Noi l’avevamo capito 3 anni fa, e abbiamo avuto coraggio. Il coraggio di dire no a destra e sinistra, di andare avanti da soli, rischiando amando il rischio.
E questo coraggio è, e sarà, la nostra forza!
Marta

marco cedolin ha detto...

Grazie a tutti per i commenti e le riflessioni che avete portato sul blog in merito all'argomento.

Marco

Basgoonie ha detto...

Premetto che questo mio intervento vuole essere più uno spunto che una vera e propria affermazione. Che Casini non abbia partecipato alla manifestazione lo si può certo ricordare e alla luce del presente rivalutare, ma non fu un fattore di rilievo condizionante le elezioni.

La valenza del dissidio perpetuato da Fini è molto più forte a livello di impatto sia sulla politica che sull'ideologia dei partiti. Un centrista come Casini che si discosta dal PLD è concepibile; un uomo di estrema destra come Fini che fa altrettanto è quanto meno inaspettato e ha molta più risonanza.

Con tutto rispetto per Casini, ma è comunque ancora ai margini del potere e per quanto rivoluzionario, giusto e carismatico sia, servono le alleanze e questo Fini se lo deve inglobare l'UDC. Non lo vedrei come leader (troppo di parte a mio parere, per questo meglio Casini che fra le sue qualità annovera quella del "saper conciliare le parti"), ma come un solido alleato che può fare da sponda anche con la parte leghista, che con il suo 15%/20% percento ha regalato il governo a Berlusconi.

L'idea che mi viene in mente è la creazione di una alleanza non tra i partiti, ma tra gli uomini più di rilievo degli stessi. Il PD non mi convince e perpetua la sua politica anti-Berlusconi che con il governo Prodi a mio parere toccò il fondo, più di quanto lo stia toccando Berlusconi ora, che nel suo essere Egoista, lussurioso, narcisista... non ride e basta e che perlomeno con Tremonti all'economia qualcosa ci salva.

Vago molto, ma l'idea è: Casini-Rutelli-Fini. Questo è il futuro e se posso azzardare questo Fini potrebbe portare con sé parte della fetta di torta leghista che non farebbe male. Il PD, ribadisco, non mi convince, ogni suo esponente passa 80% del tempo a criticare, e il 20% a proporre, forse neanche.

ALLORA, con le critiche non si risolve niente.

Proposte. Proposte. Focalizziamoci sul futuro che assieme possiamo creare, non facciamo il Freud della situazione focalizzato a scovare come un archeologo i ruderi della politica italiana, ne siamo pieni! Ma ciò che il PD non ha capito, e che invece ha capito Casini, è che proponendo un governo per il futuro AUTOMATICAMENTE il passato si risolve. Gurdiamo avanti, CHANGE WE CAN anche noi lascivi e lagnosi italiani.

Cambiamo noi stessi prima, cambiamo l'italia poi. Ma iniziamo ad AGIRE, non siamo passivi, il neonato è un agente attivo nel rapporto madre-bambino > il cittadino sarebbe passivo nel rapporto cittadino-stato? La logica, questa è logica, è andare contro la logica subire le istituzioni, subire le scelte politiche, subire la vita in generale.

ATTIVIAMOCI, per formare un oceano sono servite miliardi di miliardi di gocce e se non fosse stato per OGNI singola goccia, non ci sarebbe stato NIENTE. Noi siamo le goccie, e noi contiamo allo stesso modo. Prendiamo coscenza e AGIAMO.

Questa alleanza Casini-Rutelli-Fini si fa o no? Chi ha il cellulare di Rutelli? CHi Ha Quello di Casini? Chi ha quello di Fini? Li facciamo incontrare? Possono anche chattare su facebook per quanto mi riguarda, o mandarsi una epistola marchiata a sangue, ma che comunichino e facciano qualcosa.

Io di mio non posso fare altro (per ora) che sollecitare le menti altrui e sollecitare me stesso ad agire, queste sono le mie parole, le mie energie e so che saranno importanti per qualcuno. Qualcuno le leggerà, qualcuno dirà: Anch'io mi voglio attivare, anche a me le cose non stanno bene, qualcuno inizierà a scrivere, qualcuno parteciperà agli incontri, qualcuno si iscriverà ad una lista, qualcuno verrà eletto, qualcuno sarà il proponente di politiche per il paese, qualcuno le metterà in atto, qualcuno... CAMBIERA' questo paese.

Grazie,