Marco Cedolin
Chi sono in realtà i pendolari? Una delle tante categorie eterogenee di cui fa parte la stragrande maggioranza di noi. Come gli automobilisti, i consumatori, i teleutenti, i pazienti della sanità pubblica e così via.
Una categoria assai disomogenea, priva di qualsivoglia coscienza o senso di appartenenza, senza organizzazioni sindacali che fingano di difenderne i diritti, senza alcun genere di tutela.
Ci sono pendolari che giornalmente percorrono oltre 100 km in treno o in auto, altri che ne percorrono solo qualche decina al giorno, altri ancora che si cimentano con tragitti più brevi.
Dalla seconda metà del secolo scorso fino ad oggi il numero dei pendolari è progressivamente aumentato, così come è aumentata la distanza media da essi percorsa, con ritmo estremamente più elevato negli ultimi 20 anni....
Le ragioni che hanno determinato un sempre più elevato pendolarismo sono molteplici e vanno dalla necessità dei cittadini di “emigrare” nelle periferie e nelle cittadine satellite adiacenti alle grandi città, dove i prezzi delle case e gli affitti consentono ancora la sopravvivenza economica, alle scelte aziendali di trasferire le proprie strutture nelle nuove zone industriali e commerciali, alla sempre più drammatica scarsità di prospettive occupazionali che costringe il lavoratore ad accettare impieghi anche a grande distanza dalla propria abitazione. Il tutto favorito naturalmente dall’enorme diffusione delle autovetture e dalla progressiva costruzione di strade ed autostrade che (almeno inizialmente) hanno permesso di coprire grandi distanze in tempi relativamente brevi.
Abbiamo più volte avuto modo di esprimere il nostro pensiero critico riguardo al pendolarismo esasperato, parte integrante della società crescita e sviluppo, dal momento che esso si traduce in elevato inquinamento ambientale, riduzione della qualità di vita dei lavoratori, erosione dei salari e dei redditi da lavoro più in generale.
In questa occasione ci preme orientare la nostra attenzione esclusivamente sulla natura di “costo economico” del pendolarismo, poiché si tratta della componente che verrà intaccata dalla nuova manovra finanziaria del governo che prevede l’istituzione del pedaggio per quanto concerne una lunga lista di autostrade, superstrade, tangenziali e raccordi gestiti dall’Anas, attualmente non soggetti ad alcuna gabella.
Il costo economico del pendolarismo incide, in molti casi anche pesantemente, nel determinare il reddito del lavoratore, dal momento che la cifra necessaria agli spostamenti casa/lavoro va ad intaccare direttamente il salario o il ricavo che lui stesso percepisce. Qualunque aggravio di questo costo si può considerare perciò paritetico ad una nuova tassa che ridimensioni la busta paga o il guadagno netto del lavoratore, con l’aggravante di non incidere assolutamente in maniera proporzionale al reddito stesso.
A fronte della spesa di 4 euro giornalieri per percorrere (andata e ritorno) il solito raccordo necessario per recarsi al lavoro, un dipendente di call center che guadagni 600 euro mensili si vedrà costretto a subire una decurtazione nell’ordine del 20% del suo misero salario, un operaio o un impiegato che guadagnino 1200 euro mensili di circa il 10%, un avvocato che ne guadagni 3000 verrà penalizzato per circa il 4% e così via.
Se la stessa cifra destinata ad essere recuperata attraverso i nuovi pedaggi fosse stata ottenuta mediante una tassa (magari proporzionale al reddito) sui salari dei dipendenti statali si sarebbe assistito ad una levata di scudi dai parte delle associazioni sindacali interessate. Se i denari fossero stati recuperati per mezzo della tassazione delle grandi imprese, Confindustria sarebbe insorta, lamentando danni irreparabili per la competitività, forieri di un aggravamento della crisi. Le rendite finanziarie rimangono un santuario intoccabile da nominare solamente a bassa voce e il solo pensiero d’intaccarle sembra equivalere ad una bestemmia.
E ancora una volta, come sempre accade, il governo sceglie la strada più facile, ma anche quella foriera di maggiore sperequazione sociale, colpendo nel mucchio laddove è cosciente di non rischiare contestazioni o manifestazioni di malcontento che possano metterlo in difficoltà. Pendolari lo siamo tutti e non lo è nessuno, qualche mugugno e la bastonata verrà accettata ancora una volta senza creare soverchi problemi.
3 commenti:
E' una riflessione molto saggia.
Con questa mossa si colpiscono tutti e non si colpisce nessuno. Ne faranno drammaticamente le spese i pendolari fissi e qualcosa pagehranno anche coloro che occasionalmente dovranno percorrere certe tratte e nessuno avrà la sensazione di essere finito nel mirino della macelleria sociale...
A proposito di pendolari, Marco, hai sentito l'ultima sulle Ferrovie dello Stato?
Eccola qui sotto:
Trenitalia: tangenti in cambio di appalti, arrestati 2 ex dirigenti e tre imprenditori.
Chissà lì nella TAV che ca**o staranno combinando! Se allungano mazzette per la manutenzione, figuriamoci per trivellare le montagne.
E a proposito di manutenzione affidata ad amici e parenti, pensi che possa esser svolta superficialmente? Te lo chiedo dato che poco più di un anno fa ci fu la strage di Viareggio e lì si parlava di manutenzione scarsa...
Non sto accusando nessuno, ma visto il malaffare...
Ciao Simone,
accadrà esattamente quello che hai detto tu, verranno colpiti anche coloro (rappresentanti, padroncini ecc)che per lavoro si spostano continuamente. Ma questo sparare nel mucchio non produrrà conflitti che vadano oltre il mugugno.
Ciao Luca
Grazie per il link.
Le mazzette, per quanto riguarda il TAV hanno iniziato a correre nel lontano 1987, 4 anni prima che il progetto vedesse definitivamente la luce....
Nelle ferrovie un tempo la manutenzione veniva eseguita da parte di personale alle dipendenze di FS, con tutto il supporto umano e tecnico necessario. Oggi la maggior parte dei "meccanici" sono stati licenziati, la manutenzione affidata a terzi, con risultati spaventosi in termine di qualità
Ps. non avevo cancellato io il tuo post, probabilmente è stato un buco di blogger. Io cancello solamente i post del cinese, col quale ci vuole pazienza :-)
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