martedì 29 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "G" come giornalisti

Marco Cedolin

In Libia ce ne sono pochini e la cosa risulta comprensibile visto l'alto rischio consistente nel "vivere" una guerra in prima persona, come stanno a testimoniare i molti drammi accaduti in passato.
La maggior parte di loro si trova a Bengasi e racconta quello che affermano i ribelli, spacciandolo per verità. Qualche coraggioso ha osato accasarsi a Tripoli e racconta le immagini ed i servizi giornalistici trasmessi dalla TV libica, ricordandosi di ribadire puntualmente che tali notizie vanno "prese con le molle" perchè trattasi di frutto della propaganda di regime.
Più nutrita è la schiera di coloro che rimanendo in Italia traggono le proprie fonti dai social network, dispensandoci narrazioni anonime il più delle volte costruite a tavolino da chi attraverso facebook e twitter costruisce realtà immaginifiche e rivoluzioni colorate......
Fino al punto da dedicare le prime pagine dei giornali e dei TG a normali cimiteri, spacciati per fosse comuni fatte scavare dal sanguinario Gheddafi o diffondere la notizia infondata che l'aviazione del Raiss avrebbe bombardato i cortei dei pacifici manifestanti facendo almeno 10.000 vittime. Salvo poi, dopo avere ottenuto l'indignazione dell'opinione pubblica, smentire il tutto dicendo "abbiamo scherzato", quando ormai l'effetto psicologico cercato era stato ottenuto.

Altri ancora fanno gli inviati presso le basi dell'aviazione militare, come Trapani, e descrivono con grande enfasi e genuina partecipazione la partenza dei nostri Tornado che sfrecciano nel cielo per andare a riversare sulla Libia la quotidiana razione di missili all'uranio impoverito, e poi il ritorno degli aerei, con i piloti stanchi dopo l'eroica impresa.

Il risultato è un'informazione quantitativamente modestissima, assolutamente partigiana e parcellare, di scarsissima qualità e di ancora più scarsa attendibilità. Tutti requisiti assolutamente indispensabili perchè i cittadini italiani di questa guerra continuino a capire poco o nulla, così come aggrada ai camerieri della politica ed ai loro padroni che dirigono i giornali e la TV.

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