Marco Cedolin
Secondo i dati resi pubblici dalla Cgia di Mestre l’indebitamento delle famiglie italiane dal momento dell’introduzione dell’euro è praticamente raddoppiato, avendo raggiunto a dicembre 2007 una media di 15.765 euro a famiglia su base nazionale, con punte che superano i 21.000 euro nelle grandi aree metropolitane come Roma e Milano, facendo registrare una crescita del 93,28% rispetto al 2002. Uno studio precedente della stessa Cgia aveva evidenziato come già nel 2006 il 78% delle famiglie italiane non fosse riuscito più a risparmiare trovandosi anzi costretto a ridurre i propri consumi per riuscire ad arrivare alla fine del mese, quantificando in circa 500.000 le famiglie italiane sovraindebitate o sotto usura.
Le famiglie italiane stanno perciò continuando ad indebitarsi sempre più, anche se la situazione risulta per certi versi meno drammatica rispetto agli Stati Uniti dove il debito medio delle famiglie ha ormai superato gli 84.000 euro, ma il peggiore campanello di allarme arriva dall’analisi della natura dell’indebitamento. In Italia le ragioni per le quali si domanda denaro a prestito sono infatti costituite sempre meno da investimenti a lungo o medio termine quali mutui per l’acquisto della casa o da crediti finalizzati ad acquistare beni di consumo dal costo estremamente elevato come autovetture o componenti d’arredo, e sempre più dalla cessione del quinto dello stipendio, da prestiti non finalizzati come le carte di credito revolving o da prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi che negli anni passati risultavano voci marginali nell’ambito dei finanziamenti, quali viaggi, spese mediche, palestre, piccoli elettrodomestici e beni di consumo dal costo relativamente basso. Pur in una situazione di pesante riduzione dei consumi, dai dati relativi al 2007 emerge infatti l’estrema vivacità del credito al consumo, cresciuto dell’11,3% (+ 12,8% per quanto riguarda la cessione del quinto dello stipendio) contro l’8,7% del mercato dei mutui, arrivando a sfiorare il 20% dell’indebitamento totale per una cifra di circa 100 miliardi di euro.
Il ricorso al credito da parte delle famiglie italiane, il cui indebitamento medio ha ormai superato il 50% del reddito disponibile, sta pertanto continuando a crescere, pur alla luce della vistosa contrazione dei consumi, risultando sempre più indirizzato a contenere, almeno in parte, la progressiva perdita del potere di acquisto di salari e pensioni. Sempre più spesso ci si indebita per riuscire a fare la spesa l’ultima settimana del mese, per comprare i libri di scuola ai figli, per andare comunque in vacanza una settimana, per non rinunciare alla palestra o ad una cena con gli amici, per riparare l’auto, per fare tutte quelle cose che fino a qualche anno fa rientravano nell’ambito della capacità di spesa di una famiglia dal tenore di vita normale ed ora necessitano di un accesso al credito. Sempre più spesso ci si indebita per aiutare economicamente i figli ormai in età adulta che non riescono a trovare lavoro, tanto che stanno crescendo in maniera esponenziale le formule di finanziamento orientate alla categoria dei pensionati e destinate a questo scopo. Ci si indebita per allontanare la consapevolezza del fatto che si sta diventando sempre più poveri, più infelici, più indebitati e più ricattabili, perché proprio sulla libertà di scelta finisce per ripercuotersi il costo più grave di una vita a credito.
2 commenti:
Buongiorno, mi permetto di scriverLe in quanto ho dei dubbi su quanto ci viene detto dalle statistiche. Quando vado al supermercato di proposito guardo le spese nei carrelli: sempre meno prodotti indispensabili al nutrimento e sempre più sciocchezze. Conosco molte persone che cambiano telefonino quasi con la frequenza del cambio calzini (un mio collega sta mettendo in vendita in questi giorni il suo nuovo-iperacessoriato cellulare acquistato a giugno). Un'altra collega dice di avere il conto in rosso e poi se ne va due settimane in un'isola greca con tutta la famiglia. Allora mi sorge un dubbio: chi mente? secondo me c'è molta più gente che sta bene di quanta ne pensiamo o ci fanno credere. Perforza che poi c'è un "sano menefreghismo" nei confronti di chi, e penso che ce ne siano, veramente non ce la fa con i soldi. Purtroppo vivo, anzi, viviamo, in un periodo in cui ci viene inculcato (a nostra insaputa) il puro egoismo: sto bene io, allora basta. Mi dispiace, ho solo 40 anni e molti ideali ancora. Mi ritrovo al lavoro, a dovermi difendere dall'avere principi, valori, ideali, contro chi non ne ha e si comporta di conseguenza. Ma persevero.
saluto
Laura
Gentile Laura,
la sua interessante riflessione è molto articolata per cui lo sarà anche la mia risposta.
In effetti la sua intuizione è giusta, spesso negli acquisti delle persone i prodotti voluttuari vengono prima di quelli indispensabili e ci sono ad esempio molte persone che rinunciano ad un'alimentazione di qualità per potersi permettere il cellulare ultimo modello, la TV al plasma, l'auto sportiva, la giacchetta griffata ecc.
Questo atteggiamento deriva in larga parte dal sovvertimento del concetto di necessità indotto dalla macchina pubblicitaria e dalla propaganda mediatica.
Se una persona è stata suggestionata fino a considerare il cellulare ultimo modello al primo posto fra le cose che percepisce come indispensabili, sarà disposto mangiare da cani pur di poterlo cambiare ogni sei mesi.
Il discorso ovviamente è tanto complesso quanto interessante e meriterebbe di essere debitamente approfondito in un articolo.
C'è molta più gente che sta bene di quanta pensiamo o ci fanno credere?
Non penso sia proprio così, credo ci sia semplicemente ancora molta gente che spende, anche se una buona parte di queste persone spendono molto più di quanto guadagnano.
In Italia l'ammortizzatore sociale costituito dalla famiglia è molto più forte di quanto non lo sia negli Stati Uniti o negli altri Paesi europei.
Proprio attingendo al denaro ed alle proprietà immobiliari accumulate da genitori e nonni (oltre che ricorrendo al credito)tanti italiani stanno riuscendo a mantenere inalterato (quando addirittura non ad accrescere)il proprio tenore di vita, nonostante la costante perdita di potere di acquisto del proprio salario o dei propri ricavi da lavoro.
Qualche tempo fa un amico mi raccontò di essere preoccupato per il fatto di avere dato a sua figlia ventenne una sana educazione, fatta di principi, valori ed ideali, temendo di avere fatto in fondo il suo male alla luce della società carica di cinico egoismo all'interno della quale la ragazza si sarebbe trovata giocoforza a vivere.
Gli risposi che secondo me era stato il miglior padre del mondo, perchè aveva regalato a sua figlia gli strumenti per essere fra le poche persone in grado di rialzarsi dopo il catastrofico impatto cui andrà presto incontro questa società. Anche a lei evidentemente gli strumenti non mancano, per cui non smetta mai di perseverare.
Un caro saluto
Marco
Posta un commento