Marco Cedolin
Quando in un articolo precedente scrissi che la vicenda concernente il trasferimento all’Università di Urbino, del microscopio donato dai cittadini ai Dott. Montanari e Gatti, affinché continuassero a studiare le nanoparticelle e le nanopatologie, era un argomento molto dibattuto in rete mi sbagliavo.
In realtà si tratta di un argomento intorno al quale sembra essersi scatenata una vera e propria guerra di religione, nel cui ambito oltretutto non si fanno prigionieri.
Stefano Montanari il 22 settembre ha tenuto una conferenza stampa quanto mai esauriente presso la sede della Nanodiagnostics, aperta a tutti coloro che intendessero portare le proprie testimonianze o instaurare un contraddittorio e nella stessa sede ha reso un’intervista - parte1 - parte 2 all’interno della quale ha risposto alla maggior parte delle accuse che gli erano state mosse sia dalla Onlus Bortolani, sia dalla giornalista Valeria Rossi del Ponente, autrice “dell’inchiesta” che proprio nello scorso articolo avevamo analizzato, con una certa fatica ma anche una discreta dose di divertimento. La stessa Valeria Rossi ha pubblicato oggi sul Ponente una lunga lettera aperta indirizzata al ricercatore, all’interno della quale oltre ad informazioni particolareggiate sul suo stato attuale di salute, vengono riproposte grosso modo le stesse diffamazioni già affrontate nell’articolo precedente, condite però da una forte dose di astio personale che “nell’inchiesta” non traspariva in maniera così adamantina.
Sempre oggi e sempre sul Ponente, la stessa Valeria ha pubblicato un'intervista a un tale signor Giorgio Gualandi che nel 2006 vantava la qualifica di organizer del meet up di Beppe Grillo di Modena. Intervista all’interno della quale tale Gualandi disquisisce del vecchio microscopio, dispensando informazioni in larga parte antitetiche, non solo rispetto a quelle fornite da Montanari nelle ultime interviste, ma anche in profonda distonia con quelle contenute all’interno del libro “Il girone delle polveri sottili” pubblicato dallo stesso Montanari nel febbraio 2008 ed a quanto mi risulta mai oggetto di denunce o contestazioni.
Sostanzialmente le nuove interviste e pubblicazioni non spostano di una virgola il piano inclinato sul quale si dipana la vicenda.
Stefano Montanari si oppone in maniera veemente alla sottrazione di un microscopio acquistato attraverso le donazioni dei cittadini, per mezzo di una sottoscrizione portata avanti personalmente da lui e Beppe Grillo e finalizzata pubblicamente alla ricerca sulle nanoparticelle e nanopatologie.
La Onlus Bortolani continua a sostenere che la coppia Montanari/Gatti non avrebbe fatto ricerca, pur non avendo alcun elemento per dimostrarlo, e motiva lo spostamento ad Urbino del microscopio con la volontà di allargare l’uso dello strumento ad altri scienziati ed altri campi di ricerca, disattendendo in modo palese la volontà dei donatori che avevano elargito il denaro per la sola ricerca sulle nanoparticelle e nanopatologie portata avanti dalla coppia Gatti/Montanari.
Beppe Grillo tace, ma condivide le decisioni della Onlus Bortolani, come più volte rimarcato sul sito della stessa.
Valeria Rossi sul Ponente continua a presentare Stefano Montanari come un imbroglione della peggior risma, pur non essendo riuscita fino ad oggi a produrre alcunché in grado di dimostrare anche solo una delle sue tesi, basate esclusivamente su pettegolezzi, chiacchiere da bar, supposizioni fantasiose e tanta buona volontà da parte delle persone che con lei si accompagnano nel gettare fango sul ricercatore modenese.
I donatori che hanno permesso l’acquisto del microscopio, sembrano entità ectoplasmatiche (pur essendo stati i loro danari degli elementi estremamente tangibili) di cui nessuno si cura, dal momento che la Onlus Bortolani ha ritenuto giusto procedere sia al cambiamento della destinazione d’uso dello strumento acquistato attraverso i loro soldi, sia all’allontanamento dalla ricerca dei soggetti da loro deputati ad eseguirla, senza neppure premurarsi d’interpellarli.
Avevamo scritto precedentemente che tali persone generose meritavano di meglio e man mano che la vicenda si dipana continuiamo a pensarlo in maniera sempre più convinta. La possibilità di fare ricerca libera in Italia è purtroppo un ectoplasma proprio come loro, che sono stati buggerati una prima volta quando pensavano di regalare il microscopio a Gatti/Montanari, mentre in realtà la proprietà dello strumento veniva messo nelle mani di qualcun altro. Ed una seconda volta oggi quando si sta raccontando loro che in realtà si stava scherzando. Gatti/Montanari? una coppia di perdigiorno! Il microscopio andrà all’Università, dove i ricercatori la ricerca la fanno davvero, magari su temi più “comodi” di quanto non siano le nanoparticelle e le nanopatologie, ma è pur sempre ricerca e così sia. In fondo cosa vogliono saperne i donatori di ricerca, ricercatori, nanoparticelle ed Università. Tacciano e lascino spazio ai “dotti medici e sapienti” tanto cari ad Edoardo Bennato, che loro si, sanno bene cosa si deve fare.
In realtà si tratta di un argomento intorno al quale sembra essersi scatenata una vera e propria guerra di religione, nel cui ambito oltretutto non si fanno prigionieri.
Stefano Montanari il 22 settembre ha tenuto una conferenza stampa quanto mai esauriente presso la sede della Nanodiagnostics, aperta a tutti coloro che intendessero portare le proprie testimonianze o instaurare un contraddittorio e nella stessa sede ha reso un’intervista - parte1 - parte 2 all’interno della quale ha risposto alla maggior parte delle accuse che gli erano state mosse sia dalla Onlus Bortolani, sia dalla giornalista Valeria Rossi del Ponente, autrice “dell’inchiesta” che proprio nello scorso articolo avevamo analizzato, con una certa fatica ma anche una discreta dose di divertimento. La stessa Valeria Rossi ha pubblicato oggi sul Ponente una lunga lettera aperta indirizzata al ricercatore, all’interno della quale oltre ad informazioni particolareggiate sul suo stato attuale di salute, vengono riproposte grosso modo le stesse diffamazioni già affrontate nell’articolo precedente, condite però da una forte dose di astio personale che “nell’inchiesta” non traspariva in maniera così adamantina.
Sempre oggi e sempre sul Ponente, la stessa Valeria ha pubblicato un'intervista a un tale signor Giorgio Gualandi che nel 2006 vantava la qualifica di organizer del meet up di Beppe Grillo di Modena. Intervista all’interno della quale tale Gualandi disquisisce del vecchio microscopio, dispensando informazioni in larga parte antitetiche, non solo rispetto a quelle fornite da Montanari nelle ultime interviste, ma anche in profonda distonia con quelle contenute all’interno del libro “Il girone delle polveri sottili” pubblicato dallo stesso Montanari nel febbraio 2008 ed a quanto mi risulta mai oggetto di denunce o contestazioni.
Sostanzialmente le nuove interviste e pubblicazioni non spostano di una virgola il piano inclinato sul quale si dipana la vicenda.
Stefano Montanari si oppone in maniera veemente alla sottrazione di un microscopio acquistato attraverso le donazioni dei cittadini, per mezzo di una sottoscrizione portata avanti personalmente da lui e Beppe Grillo e finalizzata pubblicamente alla ricerca sulle nanoparticelle e nanopatologie.
La Onlus Bortolani continua a sostenere che la coppia Montanari/Gatti non avrebbe fatto ricerca, pur non avendo alcun elemento per dimostrarlo, e motiva lo spostamento ad Urbino del microscopio con la volontà di allargare l’uso dello strumento ad altri scienziati ed altri campi di ricerca, disattendendo in modo palese la volontà dei donatori che avevano elargito il denaro per la sola ricerca sulle nanoparticelle e nanopatologie portata avanti dalla coppia Gatti/Montanari.
Beppe Grillo tace, ma condivide le decisioni della Onlus Bortolani, come più volte rimarcato sul sito della stessa.
Valeria Rossi sul Ponente continua a presentare Stefano Montanari come un imbroglione della peggior risma, pur non essendo riuscita fino ad oggi a produrre alcunché in grado di dimostrare anche solo una delle sue tesi, basate esclusivamente su pettegolezzi, chiacchiere da bar, supposizioni fantasiose e tanta buona volontà da parte delle persone che con lei si accompagnano nel gettare fango sul ricercatore modenese.
I donatori che hanno permesso l’acquisto del microscopio, sembrano entità ectoplasmatiche (pur essendo stati i loro danari degli elementi estremamente tangibili) di cui nessuno si cura, dal momento che la Onlus Bortolani ha ritenuto giusto procedere sia al cambiamento della destinazione d’uso dello strumento acquistato attraverso i loro soldi, sia all’allontanamento dalla ricerca dei soggetti da loro deputati ad eseguirla, senza neppure premurarsi d’interpellarli.
Avevamo scritto precedentemente che tali persone generose meritavano di meglio e man mano che la vicenda si dipana continuiamo a pensarlo in maniera sempre più convinta. La possibilità di fare ricerca libera in Italia è purtroppo un ectoplasma proprio come loro, che sono stati buggerati una prima volta quando pensavano di regalare il microscopio a Gatti/Montanari, mentre in realtà la proprietà dello strumento veniva messo nelle mani di qualcun altro. Ed una seconda volta oggi quando si sta raccontando loro che in realtà si stava scherzando. Gatti/Montanari? una coppia di perdigiorno! Il microscopio andrà all’Università, dove i ricercatori la ricerca la fanno davvero, magari su temi più “comodi” di quanto non siano le nanoparticelle e le nanopatologie, ma è pur sempre ricerca e così sia. In fondo cosa vogliono saperne i donatori di ricerca, ricercatori, nanoparticelle ed Università. Tacciano e lascino spazio ai “dotti medici e sapienti” tanto cari ad Edoardo Bennato, che loro si, sanno bene cosa si deve fare.
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