Marco Cedolin
In Grecia la situazione sta facendosi di giorno in giorno più incandescente.
Il governo di Papandreou ha raggiunto l’accordo con la BCE e l’FMI, per interposta persona attraverso la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Un accordo che prevede da un lato l’elargizione di una cifra nell’ordine dei 110 miliardi di euro nei prossimi 3 anni (con tutta probabilità destinata ad aumentare) al governo greco.
Dall’altro l’ impegno da parte di Papandreu di varare immediatamente un “piano di risanamento” delle finanze, consistente in un aumento generalizzato della tassazione (IVA, accise sulla benzina ed imposte varie) nel congelamento degli stipendi pubblici, nei tagli delle tredicesime e quattordicesime, nell’aumento dell’età pensionabile, nell’eliminazione di alcune norme che salvaguardano i lavoratori privati dal licenziamento ed altre “regalie” sulla falsariga di quelle elencate. Il tutto sotto la supervisione dei funzionari della BCE e dell’FMI che personalmente controlleranno l’operato del governo greco (di fatto assumendone il controllo) verificando mensilmente che i loro dettami vengano rispettati in maniera certosina.
Domani, giovedì 6 maggio, il piano di risanamento già presentato in parlamento, dovrebbe prendere il via e diventare di fatto esecutivo, permettendo la formalizzazione dell’accordo entro la fine della settimana e lo sblocco della prima tranche di “aiuti”.
Una cospicua parte dei cittadini greci non si manifesta disposta ad accettare la manovra “lacrime e sangue” destinata, forse, a dare una boccata di ossigeno alle finanze del paese, ma al tempo stesso a scaraventare, con tutta probabilità, nel baratro l’economia delle famiglie, privandole di una consistente parte del proprio reddito.
In conseguenza di ciò la Grecia è bloccata da ieri da uno sciopero generale, con la protesta che monta nelle piazze e rischia di tracimare, mettendo a serio rischio il varo della manovra.
Questa mattina ad Atene la contestazione arriva al proprio acme, con un corteo di oltre centomila persone che assedia il parlamento, scontri con le forze di polizia, lacrimogeni, pietre e bottiglie incendiarie ed un grande rischio che la situazione degeneri in guerriglia urbana incontrollata. E conseguente rischio che il governo si veda costretto a sospendere (almeno temporaneamente) l’approvazione del piano, vanificando o comunque ritardando i tempi dell’accordo.
Per uno strano scherzo del destino, proprio quando Papandreou si ritrova messo alle corde, interviene una tragedia che con tutta probabilità salverà la sua poltrona, il piano “lacrime e sangue” e l’operazione messa in piedi dalla BCE e dall’FMI.
Nel momento più violento degli scontri, quando la marea dei manifestanti preme verso il parlamento e le forze di polizia iniziano a ritrovarsi a mal partito, un gruppo di manifestanti incappucciati si stacca dal corteo e lancia alcune bombe molotov contro una filiale della Marfin Egnatia Bank, dinanzi alla quale (per un altro scherzo del destino) sono puntate le telecamere di alcune fra le più importanti televisioni internazionali.
L’istituto bancario prende fuoco e nell’edificio, nonostante la banca sia chiusa, restano imprigionate una ventina di persone, tre delle quali, secondo le prime ricostruzioni, muoiono per asfissia a causa dell’incendio.
Il grande sciopero e la contestazione sfociano così in tragedia, i manifestanti si trasformano in assassini ed irresponsabili che il premier Papandreou si affretta a stigmatizzare per i loro gesti violenti. Lo stesso Papandreou mostra un tempismo eccezionale, quando solo un paio d’ore dopo l’accaduto ha già pronto un discorso da rivolgere alla nazione, nel quale invoca l’unità nazionale ed invita tutti i partiti politici ad assumersi le proprie responsabilità, dissociandosi dalla violenza e di fatto prodigandosi nel ridimensionare i toni dello scontro.
I contestatori, cattivi, violenti ed ora perfino assassini perderanno buona parte della simpatia e della solidarietà di cui avevano finora goduto, in Grecia e nel resto d’Europa.
Le forze politiche che li avevano finora sostenuti si vedranno costrette a prendere le distanze, allontanandosi dalla piazza. Una larga parte dei cittadini vessati che manifestavano diserteranno le piazze, turbati ed impauriti.
Il governo di Papandreou ha raggiunto l’accordo con la BCE e l’FMI, per interposta persona attraverso la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Un accordo che prevede da un lato l’elargizione di una cifra nell’ordine dei 110 miliardi di euro nei prossimi 3 anni (con tutta probabilità destinata ad aumentare) al governo greco.
Dall’altro l’ impegno da parte di Papandreu di varare immediatamente un “piano di risanamento” delle finanze, consistente in un aumento generalizzato della tassazione (IVA, accise sulla benzina ed imposte varie) nel congelamento degli stipendi pubblici, nei tagli delle tredicesime e quattordicesime, nell’aumento dell’età pensionabile, nell’eliminazione di alcune norme che salvaguardano i lavoratori privati dal licenziamento ed altre “regalie” sulla falsariga di quelle elencate. Il tutto sotto la supervisione dei funzionari della BCE e dell’FMI che personalmente controlleranno l’operato del governo greco (di fatto assumendone il controllo) verificando mensilmente che i loro dettami vengano rispettati in maniera certosina.
Domani, giovedì 6 maggio, il piano di risanamento già presentato in parlamento, dovrebbe prendere il via e diventare di fatto esecutivo, permettendo la formalizzazione dell’accordo entro la fine della settimana e lo sblocco della prima tranche di “aiuti”.
Una cospicua parte dei cittadini greci non si manifesta disposta ad accettare la manovra “lacrime e sangue” destinata, forse, a dare una boccata di ossigeno alle finanze del paese, ma al tempo stesso a scaraventare, con tutta probabilità, nel baratro l’economia delle famiglie, privandole di una consistente parte del proprio reddito.
In conseguenza di ciò la Grecia è bloccata da ieri da uno sciopero generale, con la protesta che monta nelle piazze e rischia di tracimare, mettendo a serio rischio il varo della manovra.
Questa mattina ad Atene la contestazione arriva al proprio acme, con un corteo di oltre centomila persone che assedia il parlamento, scontri con le forze di polizia, lacrimogeni, pietre e bottiglie incendiarie ed un grande rischio che la situazione degeneri in guerriglia urbana incontrollata. E conseguente rischio che il governo si veda costretto a sospendere (almeno temporaneamente) l’approvazione del piano, vanificando o comunque ritardando i tempi dell’accordo.
Per uno strano scherzo del destino, proprio quando Papandreou si ritrova messo alle corde, interviene una tragedia che con tutta probabilità salverà la sua poltrona, il piano “lacrime e sangue” e l’operazione messa in piedi dalla BCE e dall’FMI.
Nel momento più violento degli scontri, quando la marea dei manifestanti preme verso il parlamento e le forze di polizia iniziano a ritrovarsi a mal partito, un gruppo di manifestanti incappucciati si stacca dal corteo e lancia alcune bombe molotov contro una filiale della Marfin Egnatia Bank, dinanzi alla quale (per un altro scherzo del destino) sono puntate le telecamere di alcune fra le più importanti televisioni internazionali.
L’istituto bancario prende fuoco e nell’edificio, nonostante la banca sia chiusa, restano imprigionate una ventina di persone, tre delle quali, secondo le prime ricostruzioni, muoiono per asfissia a causa dell’incendio.
Il grande sciopero e la contestazione sfociano così in tragedia, i manifestanti si trasformano in assassini ed irresponsabili che il premier Papandreou si affretta a stigmatizzare per i loro gesti violenti. Lo stesso Papandreou mostra un tempismo eccezionale, quando solo un paio d’ore dopo l’accaduto ha già pronto un discorso da rivolgere alla nazione, nel quale invoca l’unità nazionale ed invita tutti i partiti politici ad assumersi le proprie responsabilità, dissociandosi dalla violenza e di fatto prodigandosi nel ridimensionare i toni dello scontro.
I contestatori, cattivi, violenti ed ora perfino assassini perderanno buona parte della simpatia e della solidarietà di cui avevano finora goduto, in Grecia e nel resto d’Europa.
Le forze politiche che li avevano finora sostenuti si vedranno costrette a prendere le distanze, allontanandosi dalla piazza. Una larga parte dei cittadini vessati che manifestavano diserteranno le piazze, turbati ed impauriti.
Il piano di risanamento lacrime e sangue e tutta l’operazione condotta dalla BCE e dall’FMI con tutta probabilità andranno avanti senza ulteriori gravi intoppi, grazie ad una strana tragedia degna della fantasia “visionaria” del miglior Cossiga, cercata, trovata o costruita, non è ancora dato comprenderlo e forse non lo sarà mai.
9 commenti:
Ciao Marco,
prendo spunto da questi tuoi articoli sulle vicende greche per evidenziare alcuni punti su cui non mi ci trovo d'accordo.
Tu scrivi che, tra le altre cose, "[...] le cause della crisi finanziaria greca[...] allignano in tutta una serie di speculazioni finanziarie internazionali studiate con tutta probabilità proprio allo scopo di condurre la Grecia sull'orlo di un baratro [...]". Non capisco se questo accanimento contro la Grecia, è stato architettato dai poteri forti di Bruxelles oppure arriva da fuori Europa.
Ma non importa. Secondo me ci si deve chiedere come mai è stata presa di mira proprio la Grecia, (oppure proprio uno dei PIGS) e non la Francia, la Germania, o altre nazioni dell'Ue. Io sono convinto che l'azione è stata rivolta contro il Paese che era più vulnerabile dal punto di vista finanziario, cioè quello che più degli altri ha i conti in disordine e dà meno garanzie di volerli mettere a posto. Ma perché la Grecia ha i conti in disordine? Non certo per una serie di sfortunate calamità naturali! Li ha in disordine per il semplice fatto che spende di più di quanto riesce a raccogliere con le tasse. E perché ciò accade? Perché come il Portogallo, la Spagna, l'Italia ha una mentalità più magrebina che mitteleuropea: "spendiamo oggi e qualcuno domani pagherà". Il fatto stesso che l'allegro "deficit spending" sia stato orientato in favore di certe oligarchie piuttosto che equamente suddiviso tra la popolazione, non fa altro che confermare la scarsa serietà della nazione stessa, la quale col ritorno della democrazia dopo i colonnelli, non ha più scuse sulla corruttibilità o incapacità delle sue classi dirigenti, proprio perché elette dal popolo.
La regola del pollice per non subire questi attacchi è quella di non illudersi di poter reggere l'economia con delle nazioni più serie o anche solo meno frivole. Ovvero di usare la stessa moneta di altri sistemi economici coi quali non si può reggere la comparazione. Da questo punto di vista l'Europa fa acqua da tutte le parti perché, come scrive Gary North, "con la moneta unica, gli europei si sono confezionati un vestito per tutti, ma con un'unica taglia!".
Non meravigliamoci dunque se poi qualcuno (BCE, FMI, Banca Mondiale,...) cerca di trarre benefici, potere, sovranità, da questi paesi (tra cui l'Italia) che parlano di cose serie come la democrazia e poi non se la sanno gestire. Avendo essi una mentalità di tipo "mediterraneo", forse è un bene che siano assoggettati ad altri e che ad altri siano schiavi. Ciò che mi fa temere il peggio è vedere tutte quelle bandiere rosse sul Partenone: cattivo presagio.
-- Michele
@ Caro Brumik
Capisco una parte delle tue obiezioni, ossia quando dici che i governi greci sono stati dei cattivi massai (come quelli italiani del resto), ma ogni buona analisi finanziaria non può non tenere conto dell'ingnegneria monetaria con la quale il denaro è creato e i criteri diabolici con cui gli organismi internazionali concedono i prestiti.
Tutti i paesi europei sono soggetti a queste macchinazioni bancarie pertanto tutti sono vulnerabili, solo che alcuni lo sono diventati prima di altri perché alla diavoleria sovranazionale hanno aggiunto un'incapacità nazionale.
Venendo alla tua chiosa finale spero naturalmente che nessuno diventi schiavo di nessun altro. E pazienza per le bandiere rosse, non sono comunista, ma un briciolo di militanza fuori dai soliti schemi democratici mi rallegra :-)
@ Cedolin
La tragedia sarà anche casuale e non architettata, ma il tempismo è stato davvero perfetto.
Il che dimostra, come ho sempre detto, che certe frange che si credono antisistema sono i peggiori camerieri del sistema stesso, nemici che abbiamo in casa per così dire.
Perdona l'espressione un può forte, ma pur sempre paradigmatica, ma io dico che prima di qualsiasi moto rivoluzionario noi dobbiamo fare una bella notte dei lunghi coltelli con quelli che dicono di volere un mondo diverso e che invece sono i primi [inconsapevoli] burattini dell'ordine attuale.
Si chiama Shock Economy.
Missione magistralmente compiuta.
Comune rubare caramelle ai bambini.
Gentile Michele,
grazie per il commento, molto articolato e sicura fonte di riflessione.
In primo luogo a mio avviso non esiste alcuna linea di demarcazione fra poteri forti europei e statunitensi. Ormai la testa di quello che molti definiscono nuovo ordine mondiale (ma si potrebbe chiamare anche paperino per quel che conta il nome)ha una caratteristica transnazionale. Ragione per cui il progetto di "affamamento" europeo è stato architettato sia da Bruxelles che dagli USA.
Il progetto prevede un'Europa completamente privatizzata, omologata, praticamente priva di stato sociale e con i diritti ed i salari ridotti al minimo. Dove i governi ed i confini nazionali rimarranno al più come retaggi di un tempo passato ma saranno totalmente privi di significato.
Si è partiti, come hai detto tu, dal paese più vulnerabile, dove è semplice costruire un banco di prova, ma ben presto si procederà con gli altri, secondo un ordine che probabilmente terrà conto del grado di vulnerabilità economica di ciascuno.
Le parole di Gary North rendono perfettamente il senso riguardo all'euro, aggiungerei che ben presto avremo veramente tutti un'unica taglia, ma si tratterà di una extra small con salari base e pensioni nell'ordine dei 500 euro al mese.
Personalmente le bandiere rosse sul Partenone non mi fanno paura. Le giudico però uno sbaglio, dal momento che quando s'invitano i popoli europei a ribellarsi, non si può farlo partendo da presupposti politici partigiani, ma occorre rivolgersi agli altri in maniera assolutamente trasversale.
Ciao Simone,
condivido in pieno il tuo pensiero, molto spesso la violenza gratuita dispensata da piccole frange (semplicemente teste calde o teste pensanti al servizio di qualcuno?)finisce per portare al fallimento la lotta di tutti ed a questo riguardo occorrerebbero chiarimenti preventivi all'interno di qualsiasi movimento.
Nel caso di ieri ad Atene, personalmente comunque ritengo ci sia qualcosa di più. Troppe cose non mi tornano, anche se volessi ricondurle ad intemperanze di questo genere, che ci sono state eccome.
Cosa ci facevano più di 20 persone stipate all'interno di una stanza in una banca chiusa? Davvero delle bottiglie molotov lanciate contro una banca potevano produrre un simile sfracello all'interno? Una banca non ha le porte e le finestre di un appartamento! E l'elenco potrebbe diventare molto più lungo, ho letto ad esempio dichiarazioni di una fra queste 20 persone che raccontava come fossero state costrette dai dirigenti a rimanere all'interno dei locali, mentre era loro intenzione prendere parte alla manifestazione...
@ Carissimo Marco (Cedolin),
sono perfettamente d'accordo con te quando affermi che è sempre più evidente un disegno transnazionale dei poteri forti per la dominazione dei popoli. E la tua replica al mio intervento chiarisce di molto ciò che io avevo male interpretato dal tuo articolo. Pensavo che tu fossi sempre e comunque dalla parte della "protesta". Se la protesta greca ha come obiettivo quello di denunciare e di osteggiare chi sta pianificando il "nuovo ordine mondiale", allora sono pienamente d'accordo. Sono invece contrario se la contestazione è indirizzata a mantenere gli attuali privilegi di quella pletora di impiegati statali e consimili che, come i nostri, formano la casta dei burocrati improduttivi, i quali con lo stipendio fisso e l'illicenziabilità vogliono mantenersi al di fuori da qualsiasi avversità proveniente dal mondo esterno.
Ciò che penso sulle "bandiere rosse" lo trovi qui sopra nella mia risposta a Simone.
Con molta simpatia.
-- Michele
@ Ciao Simone,
rileggendo il mio scritto alla luce delle tue osservazioni mi sono accorto di aver scritto concetti che potevano benissimo essere interpretati dalla parte del presente sistema finanziario e monetario, dominato dalle oligarchie di quelli che detengono il potere di battere moneta. Insomma non ho osato scrivere apertamente che, finché l'emissione della moneta è riservata alle Banche Centrali (signoragio primario) con il conseguente addebito alla popolazione del loro valore facciale (su cui gravano pure gli interessi), in realtà siamo tutti quanti soggetti agli tsunami speculativi e all'eterna sudditanza. Se poi aggiungiamo che con il meccanismo perverso della "riserva frazionaria" (<100%), le banche possono creare ulteriore moneta attraverso il credito (signoraggio secondario), allora il quadro si fa davvero a tinte fosche. Per farla breve sono d'accordo su quanto ha scritto in materia Marco Della Luna, ed ancor più d'accordo sulle teorie economiche della scuola austriaca fondata da Ludwig von Mises, la quale prevede, tra molte altre cose di buon senso, come per esempio i bilanci in pareggio, il riaggancio all'oro delle monete e la loro convertibilità in rapporto fisso. Cosa che Keynes in modo spregiativo definiva "relic of the past". Se noi popoli "ignorantotti" non ci fossimo lasciati fregare dagli accordi di Bretton Woods, ora potremmo esigere l'equivalente in oro di quella "pataca di Macao" in cui si è trasformato l'euro ed avremmo potuto vendicarci dei governanti quando hanno combinato i guai che conosciamo al nostro potere d'acquisto, e quando hanno fatto salire il debito pubblico a livelli tali per cui larghissima parte delle tasse estorte ai cittadini onesti viene destinata al pagamento degli interessi a soggetti privati anziché spesa in pubbliche utilità.
Le bandiere rosse sul Partenone (o da qualsiasi parte appaiano) mi richiamano alla mente l'ottusità di chi le inneggia, perché se gli italiani avessero seguito le velleità dei comunisti del dopoguerrra e degli attuali loro "nipotini" nel prendere a modello l'Unione Sovietica, ora saremmo conciati come la Romania, la Bulgaria, la Polonia, l'Ungheria, ..., cioè come tutte le "povere" nazioni del patto di Varsavia. E mi ricordano anche, in tempi più recenti, i sindacalisti rossi che ci dicevano di scioperare per avere 20mila lire lorde in più al mese e che poi non hanno detto nulla, anzi elogiato, la nostra entrata nella moneta unica, la quale nel giro di qualche mese ha dimezzato il valore degli stipendi, delle pensioni e dei sudati risparmi dei lavoratori.
Io pensavo alla schiavitù dei popoli ottusi come la giusta punizione per la loro pigrizia mentale, ma anche come stimolo per un loro seppur tardivo risveglio.
-- Michele
Caro Michele,
personalmente non amo sostenere le proteste a prescindere dal merito di ciò che viene contestato e dalla natura delle proposte di cui i contestatori si fanno portatori. Proprio per questa ragione ho spesso faticato ad esempio nel "comprendere" le contestazioni alla Gelmini, dal momento che il disfacimento del sistema scuola (leggasi progressiva trasformazione della scuola in azienda che non costruisce cultura)è in buona parte responsabilità della riforma Moratti, poi avallata dal ministro Fioroni e non certo della Gelmini.
Detto ciò penso che ormai la situazione attuale lasci poco spazio alle sfumature, delineando abbastanza chiaramente gli elementi destinati a confrontarsi (o scontrarsi) oggi in Grecia e domani (o fra qualche ora) in Italia e nel resto d'Europa.
Da una parte i grandi poteri finanziari ed industriali (chiamati impropriamenti "i mercati"), intenzionati a creare una globalizzazione spinta, con salari da fame per tuttti, distruzione totale di tutto ciò che è piccolo (piccola industria, piccolo commercio ecc)omologazione della persona in perfetto consumatore senz'anima.
Dall'altra la grande massa delle persone normali, disinformate dalla TV, private delle loro sicurezze, dominate attraverso il ricatto occupazionale e progressivamente depauperate di ogni diritto.
Nel mezzo un folto gruppo di faccendieri, politici, sindacalisti, giornalisti, affabulatori, teleimbonitori che lucrano sontuose prebende per orientare il pensiero della massa nella direzione voluta, ed anche schiere di poliziotti cui viene chiesto (tramite il ricatto occupazionale)di bastonare chiunque non intenda inchinarsi alla sirena dell'orientamento.
E' naturale che all'interno della "massa" esistano molteplici stratificazioni, fra chi aveva qualche privilegio, chi già ne era privo, chi ne aveva qualcuno di più. Ma fra breve tempo queste stratificazioni non avranno più importanza, credimi, perchè il confronto sarà esclusivamente fra la gente e chi vuole dominarla e metterla alla fame.
Con altrettanta simpatia
Marco
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