Simone Boscali
Non ho alcun pretesto per parlare proprio ora di ogm, organismi geneticamente mortificati. Non ho appena sentito alcuna novità sul tema in televisione, non ho letto notizie sulla Rete o sui giornali, nessun amico mi ha dato spunti, semplicemente il tema è ormai così radicato nella nostra quotidianità che ogni momento è valido per parlarne e non è mai troppo presto per lanciare l'allerta.
Sono naturalmente contrario (e il richiamo alla naturalità è quanto mai essenziale) a questo genere di prodotti per una serie di ragioni talmente logiche da sfiorare l'essenza del sillogismo aristotelico.
Tanto per cominciare non capisco nemmeno perché gli ogm esistano, a chi sia venuta in mente l'idea così balzana di mettersi a giocare coi geni di piante e animali per ricavarne qualcosa di nuovo, un essere vivente mortificato. Le principali argomentazioni di carattere pratico sostenute dai ricercatori e dai loro finanziatori non reggono il confronto con la realtà. Per esempio non si può affatto giustificare la ricerca sugli ogm con il pretesto di aumentare la produttività di cibo dei paesi in via di sviluppo per il semplice motivo che già oggi la popolazione tutta umana gode di una sostanziale sufficienza alimentare, il problema è il modo in cui il cibo viene distribuito dato che una gran parte delle calorie non va laddove ve n'è bisogno, ma semplicemente dove ci sono i soldi per acquistarle e magari nutrirsene in abuso. A ciò si aggiunga la grave dispersione di calorie nel passaggio tra i vari livelli energetici (prodotti agricoli che diventano mangime, mangime distribuito agli animali d'allevamento, animali consumati dall'uomo) specialmente nel nordamerica, cosa che prova lo spreco inutile di buona parte del cibo prodotto. Infine si consideri la volontaria e scientifica distruzione delle derrate alimentari da parte di grandi compagnie che, limitando la quantità di prodotti agricoli sul mercato, mirano a tenerne alti i prezzi.
Un'altra serie di ragioni è invece di tipo eugenetico ed ecologico. I sostenitori della mortificazione genetica affermano che in fin dei conti l'uomo ha sempre applicato la selezione dei geni da quando ha iniziato a praticare l'agricolitura e l'allevamento sedentari. Infatti, dicono gli ogmmisti, nel momento in cui gli uomini individuano una coppia di animali maschio e femmina per ottenere esemplari più forti o quando selezionano determinate semenze piuttosto che altre per avere piante più robuste o ancora quando incrociano specie diverse animali e vegetali, questa sarebbe una ricerca genetica primordiale, poi evoluta negli attuali sistemi tecnologici.
Io giudico questa visione una scemenza per due motivi essenziali.
Prima di tutto ci vuole un bel coraggio a mettere sullo stesso piano una pratica di selezione-incrocio fondata sulla ragionevolezza e sull'intuito con l'attuale manipolazione di laboratorio. Nel primo caso si cerca la miglior combinazione possibile tra specie già esistenti in natura e si ottiene un risultato solo se la natura stessa lo permette, ad esempio facendo accoppiare un esemplare di mucca di una certa specie con quello di una specie diversa, mentre sarebbe impossibile incrociare la medesima mucca con un varano di Komodo. La mortificazione genetica attuale invece non solo non agisce più sull'accoppiamento-incrocio, ma va direttamente sulle cellule impiantando i geni di un essere vivente in quelli di un altro che sarebbe del tutto incompatibile allo stato naturale, come appunto i geni del varano nella muca da latte per trasferire alla seconda una particolare proprietà del primo.
Inoltre nel paragonare le pratiche tradizionali e quelle tecnologiche gli ogmmisti tralasciano (e in questo non può che esserci malafede perché non possono ignorare il dettaglio) un particolare fondamentale. Vale a dire, gli incroci tra animali, la selezione degli esemplari d'allevamento da accoppiare, la scelta delle semenze e gli innesti tra vegetali hanno sempre prodotto un arricchimento genetico. Sostanzialmente l'essere che nasce e si sviluppa da una pratica tradizionale ha un numero di geni superiore a quello dei genitori, raccoglie quasi tutte le migliori caratteristiche di entrambi ed è più forte. Banalmente qualsiasi veterinario vi spiegherà che ogni cane "bastardino" è sempre più sano e robusto dei due genitori.Al contrario la pratica di mortificazione genetica attuale tende irreversibilmente (sottolineo, irreversibilmente) all'impoverimento del patrimonio delle specie. Nella ricerca delle perfezione (che sempre più si delinea come una perfezione ad uso commerciale) la selezione di laboratorio produce piante e animali con un numero di geni sempre inferiore rispetto agli esseri viventi di partenza. Le conseguenze rischiano di essere gravissime, per esempio in agricoltura. Una pianta agricola ogm creata per resistere ad una condizione ambientale avversa, poniamo la grande presenza di un certo tipo di parassita, può svilupparsi e crescere in modo rigoglioso in una fase iniziale, ma non appena quel parassita mutasse (cosa che in natura accade a ritmo velocissimo) o un nuovo parassita prendesse il suo posto, la pianta ogm non avrebbe alcuna difesa contro la nuova minaccia e il raccolto fallirebbe. Le piante naturali invece, pur disponendo di difese specifiche più basse rispetto a un certo organismo, possono resistere meglio alle avversità generali e alla capacità di adattamento dei parassiti che le attaccano.
Sono naturalmente contrario (e il richiamo alla naturalità è quanto mai essenziale) a questo genere di prodotti per una serie di ragioni talmente logiche da sfiorare l'essenza del sillogismo aristotelico.
Tanto per cominciare non capisco nemmeno perché gli ogm esistano, a chi sia venuta in mente l'idea così balzana di mettersi a giocare coi geni di piante e animali per ricavarne qualcosa di nuovo, un essere vivente mortificato. Le principali argomentazioni di carattere pratico sostenute dai ricercatori e dai loro finanziatori non reggono il confronto con la realtà. Per esempio non si può affatto giustificare la ricerca sugli ogm con il pretesto di aumentare la produttività di cibo dei paesi in via di sviluppo per il semplice motivo che già oggi la popolazione tutta umana gode di una sostanziale sufficienza alimentare, il problema è il modo in cui il cibo viene distribuito dato che una gran parte delle calorie non va laddove ve n'è bisogno, ma semplicemente dove ci sono i soldi per acquistarle e magari nutrirsene in abuso. A ciò si aggiunga la grave dispersione di calorie nel passaggio tra i vari livelli energetici (prodotti agricoli che diventano mangime, mangime distribuito agli animali d'allevamento, animali consumati dall'uomo) specialmente nel nordamerica, cosa che prova lo spreco inutile di buona parte del cibo prodotto. Infine si consideri la volontaria e scientifica distruzione delle derrate alimentari da parte di grandi compagnie che, limitando la quantità di prodotti agricoli sul mercato, mirano a tenerne alti i prezzi.
Un'altra serie di ragioni è invece di tipo eugenetico ed ecologico. I sostenitori della mortificazione genetica affermano che in fin dei conti l'uomo ha sempre applicato la selezione dei geni da quando ha iniziato a praticare l'agricolitura e l'allevamento sedentari. Infatti, dicono gli ogmmisti, nel momento in cui gli uomini individuano una coppia di animali maschio e femmina per ottenere esemplari più forti o quando selezionano determinate semenze piuttosto che altre per avere piante più robuste o ancora quando incrociano specie diverse animali e vegetali, questa sarebbe una ricerca genetica primordiale, poi evoluta negli attuali sistemi tecnologici.
Io giudico questa visione una scemenza per due motivi essenziali.
Prima di tutto ci vuole un bel coraggio a mettere sullo stesso piano una pratica di selezione-incrocio fondata sulla ragionevolezza e sull'intuito con l'attuale manipolazione di laboratorio. Nel primo caso si cerca la miglior combinazione possibile tra specie già esistenti in natura e si ottiene un risultato solo se la natura stessa lo permette, ad esempio facendo accoppiare un esemplare di mucca di una certa specie con quello di una specie diversa, mentre sarebbe impossibile incrociare la medesima mucca con un varano di Komodo. La mortificazione genetica attuale invece non solo non agisce più sull'accoppiamento-incrocio, ma va direttamente sulle cellule impiantando i geni di un essere vivente in quelli di un altro che sarebbe del tutto incompatibile allo stato naturale, come appunto i geni del varano nella muca da latte per trasferire alla seconda una particolare proprietà del primo.
Inoltre nel paragonare le pratiche tradizionali e quelle tecnologiche gli ogmmisti tralasciano (e in questo non può che esserci malafede perché non possono ignorare il dettaglio) un particolare fondamentale. Vale a dire, gli incroci tra animali, la selezione degli esemplari d'allevamento da accoppiare, la scelta delle semenze e gli innesti tra vegetali hanno sempre prodotto un arricchimento genetico. Sostanzialmente l'essere che nasce e si sviluppa da una pratica tradizionale ha un numero di geni superiore a quello dei genitori, raccoglie quasi tutte le migliori caratteristiche di entrambi ed è più forte. Banalmente qualsiasi veterinario vi spiegherà che ogni cane "bastardino" è sempre più sano e robusto dei due genitori.Al contrario la pratica di mortificazione genetica attuale tende irreversibilmente (sottolineo, irreversibilmente) all'impoverimento del patrimonio delle specie. Nella ricerca delle perfezione (che sempre più si delinea come una perfezione ad uso commerciale) la selezione di laboratorio produce piante e animali con un numero di geni sempre inferiore rispetto agli esseri viventi di partenza. Le conseguenze rischiano di essere gravissime, per esempio in agricoltura. Una pianta agricola ogm creata per resistere ad una condizione ambientale avversa, poniamo la grande presenza di un certo tipo di parassita, può svilupparsi e crescere in modo rigoglioso in una fase iniziale, ma non appena quel parassita mutasse (cosa che in natura accade a ritmo velocissimo) o un nuovo parassita prendesse il suo posto, la pianta ogm non avrebbe alcuna difesa contro la nuova minaccia e il raccolto fallirebbe. Le piante naturali invece, pur disponendo di difese specifiche più basse rispetto a un certo organismo, possono resistere meglio alle avversità generali e alla capacità di adattamento dei parassiti che le attaccano.
Infine un'ultima considerazione di carattere squisitamente economico fugherà ogni dubbio sullo scopo esclusivamente economico di questa ricerca. C'è un dettaglio importantissimo che riguarda le piante ogm create dalle grandi multinazionali, un dettaglio tanto invisibile all'occhio quanto potente per tenere per la gola l'intera umanità in futuro. Le piante agricole create dalla Monsanto, dalla Dupont, dalla Novartis sono tutte quante sterili, ossia non sviluppano una semenza o un sistema di riproduzione naturale che permetta agli agricoltori di riseminare di anno in anno il prodotto. A ciò si aggiunga che uno degli obiettivi di queste compagnie è proprio il brevetto sul seme e sul patrimonio genetico che hanno sviluppato in laboratorio e che ne fa le uniche titolate a consentire la produzione e riproduzione di esseri viventi persino a scopi alimentari, e molti di questi brevetti sono già stati depositati soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa.
Ne consegue che i coltivatori di tutto il mondo che fanno uso di ogm sono costretti ogni anno ad acquistare le sementi brevettate dalle multinazionali, ovviamente a prezzi elevati. Nei paesi poveri, dove i raccolti sono ancora oggi a rischio in caso di condizioni avverse, è già capitato e sempre più capiterà che i contadini si ritrovino completamente rovinati per il fallimento di una stagione (leggasi la debolezza dell'agricoltura ogm di cui sopra) e incapaci di acquistare il prodotto per riseminare, non avendo più denaro.
Le conseguenze economiche e alimentari sono spaventose, come si può immaginare, e la dannosità generale degli ogm è a questo punto sillogisticamente dimostrata, come scrivevo all'inizio.
Non può che seguirne altrettanto logica presa di posizione dell'opinione pubblica, una posizione di reazione e rifiuto a una mortificazione genetica che è un capitolo della mortificazione civile cui siamo generalmente sottoposti.
Ne consegue che i coltivatori di tutto il mondo che fanno uso di ogm sono costretti ogni anno ad acquistare le sementi brevettate dalle multinazionali, ovviamente a prezzi elevati. Nei paesi poveri, dove i raccolti sono ancora oggi a rischio in caso di condizioni avverse, è già capitato e sempre più capiterà che i contadini si ritrovino completamente rovinati per il fallimento di una stagione (leggasi la debolezza dell'agricoltura ogm di cui sopra) e incapaci di acquistare il prodotto per riseminare, non avendo più denaro.
Le conseguenze economiche e alimentari sono spaventose, come si può immaginare, e la dannosità generale degli ogm è a questo punto sillogisticamente dimostrata, come scrivevo all'inizio.
Non può che seguirne altrettanto logica presa di posizione dell'opinione pubblica, una posizione di reazione e rifiuto a una mortificazione genetica che è un capitolo della mortificazione civile cui siamo generalmente sottoposti.
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