Marco Cedolin
Il rapporto fra gli uomini di governo e gli studenti universitari è di quelli da mettere i brividi, tanti sono gli “infortuni” che accomunano ministri ed alte cariche dello Stato ogni qualvolta decidono di varcare i cancelli di una qualche università.
A gennaio Il Ministro delle Finanze Padoa Schioppa fu pesantemente contestato da studenti e precari dinanzi al rettorato di Torino.
A febbraio i Ministri Giuliano Amato e Padoa Schioppa tennero una conferenza all’Università Statale di Milano, parlando ad un’aula magna semivuota, poiché agli studenti era stato preventivamente impedito l’ingresso nella stessa.
Lunedì 26 marzo Fausto Bertinotti, Presidente della Camera è stato animatamente contestato dagli studenti al suo arrivo alla facoltà di lettere dell’Università La Sapienza di Roma, dove si era recato in modo improvvido per partecipare ad un dibattito sulla cooperazione internazionale e lo sviluppo.
Di fronte a cartelli e cori che lo vedevano oggetto nella qualità di “buffone” e “guerrafondaio” e dinanzi all’invito a “vergognarsi” rivoltogli dagli studenti, Bertinotti, visibilmente infastidito non ha trovato di meglio che polemizzare con loro pretendendo perfino “delle scuse”.
Ormai all’acme dell’autoreferenzialità ha poi espresso parlando con i giornalisti pesanti critiche riguardo ai giovani dell’estrema sinistra che a suo avviso rifiuterebbero la politica e le esperienze di lavoro e di compromesso che si fanno (nientepopodimeno) che per cambiare il mondo.
In tutta sincerità pur non potendomi più annoverare mio malgrado nella schiera dei giovani studenti e non avendo mai avuto la velleità di appartenere all’estrema sinistra, sento emergere dal mio intimo un sentimento di estrema solidarietà con questi ragazzi.
Trovo gravissima e vergognosa la supponenza con cui Bertinotti tratta da tempo tutti coloro che hanno portato il suo partito al governo, credendo ad una lista di “false promesse” che sono state sistematicamente disattese.
Trovo parossistico che Bertinotti pretenda delle scuse dai suoi elettori quando sarebbe lui a doverle fare (le scuse) cospargendosi il capo di cenere in ossequioso silenzio.
E invece eccolo lì, altero ed indisponente a pontificare di “non violenza” con i giornalisti, per nulla preoccupato dal fatto che lui ed il governo abbiano ormai perso ogni credibilità nella società civile, al punto da non potersi più neppure permettere di rapportarsi in maniera dignitosa con gli studenti delle università.
Eccolo lì, nella veste di colui che attraverso gli inciuci i pizzini, gli apparentamenti, si propone di cambiare il mondo, pur non essendo riuscito neppure (se non in maniera peggiorativa) a cambiare di una virgola il volto di questa Italia, guerrafondaia, corrotta, mafiosa, clientelare, forte con i deboli e debole con i forti. Eccolo lì a domandare le scuse degli studenti che credono ancora in “qualcosa” mentre lui che marcia nel giusto è impegnato a sponsorizzare la guerra in Afghanistan, la nuova base militare di Vicenza e il TAV, dopo avere lasciato al proprio destino i precari, i pensionati e le famiglie che non arrivano a fine mese, dopo avere svenduto il TFR dei lavoratori. Tutto ciò naturalmente con il nobile intento di cambiare questo mondo che all’incontrario va.
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