Marco Cedolin
L’Italia di questi mesi ha il colore del fango, il fango spesso che sa di marcescente e ti si appiccica alle scarpe come cemento mentre lo calpesti e schizza sui tuoi pantaloni.
I mestieranti della politica e quelli dell’informazione grufolano come degli ossessi nei liquami da loro stessi creati e grugniscono senza posa, sviscerando discorsi che sanno di fango, esibendosi in litigi di fango e chiosando con i loro musi suini mentre promettono mirabilie ed effetti speciali fatti di fango, già secco.
Romano Prodi sembra il pupazzo di un luna park, guarda la telecamera come inebetito e ride, giurando che questo governo durerà, perché deve liberare il paese dal fango, mentre dietro di lui qualcuno fischia ed uno stuolo di giornalisti limacciosi tenta di ripulire dal fango la sua giacca di fango. Silvio Berlusconi simile ad una scultura materica di fango giura che questo governo non durerà, mentre sullo sfondo un suino ed il suo Calderoli passeggiano zampa nella zampa nel limo.
Gianni Riotta ed Eugenio Scalfari dentro lo studio di Rai uno strapieno di fango grugniscono imbufaliti, lasciando intendere che è tutta colpa dell’antipolitica e di Beppe Grillo.
Clemente Mastella è il più furente di tutti e paventa un linciaggio contro di lui, volto a trasformarlo in salumi e sanguinaccio. Tutti mi perseguitano, Crozza e Floris con Ballarò, la Forleo e De Magistris con le inchieste giudiziarie, Beppe Grillo e Di Pietro con il giustizialismo, la sinistra radicale che se la ride e più di tutti Santoro e Travaglio con Anno Zero che è una trasmissione che non ho visto, ma parlava di fango e per questa ragione mi ha offeso profondamente. Perciò via dalla Rai le trasmissioni che parlano di fango, via i magistrati che rimescolano nel fango, via i comici che mi lanciano addosso fango, la fanghiglia è un ambiente naturale tiepido e confortevole e nessuno me la porterà via. Berlusconi si dice pronto a giurare che Mastella durerà.
Walter Veltroni grufola con il muso basso come se il fango non esistesse, ha una risposta per tutto e per tutti. Lui è il paladino dei destrasinistri, l’ambasciatore dell’ambientalismo dei SI, il protettore della crescita verde. Vero e proprio ossimoro in giacca e cravatta, attraverso un nuovo partito che pratica la vecchia politica proverà a vendere agli angoli delle strade l’illusione del fango che non sporca, ma si tratta di un barbatrucco possibile solamente quando nel fango ci si è immersi fino al collo. Berlusconi giura che non ce la farà, sullo sfondo Gianfranco Fini grufola del suo partito, ma di quale pezzo?
I soloni dell’informazione, contornati da uno stuolo di giornalisti colti e rampanti, ci mettono in guardia dai pericoli dell’antipolitica che rischiano di minare in profondità i liquami democratici di questo paese, la colpa è di Beppe Grillo che da giovane si faceva pagare profumatamente per partecipare ai festival dell’Unità ed ora addenta la mano che l’ha cresciuto.
Romano Prodi stamani è venuto in visita a Torino, la città del Sindaco Chiamparino, quel geniaccio che afferma di sentirsi felice quando al mattino Onda Verde annuncia code e traffico bloccato nella tangenziale della sua città, perché questo significa che l’economia sta crescendo, dimostrando che anche il fango può dare alla testa senza neanche bisogno di una “stanza del buco”. Prodi è venuto a Torino per inaugurare la seconda parte della metropolitana cittadina ed ha trovato ad attenderlo le solite bordate di fischi che ormai lo accompagnano come la nuvoletta di fantozziana memoria, ha difeso Mastella affermando che la Rai produce trasmissioni cattive. Berlusconi ha esclamato “Io l’ho sempre detto, l’avete voluto riesumare quel Santoro che rimesta nel fango? Ed ora godetevelo e non provate a fare finta che non vi avessi avvertito”. Mentre sullo sfondo Casini borbotta che la colpa di tutto è di Beppe Grillo che ha insultato Marco Biagi e tutte le vittime del terrorismo e della carboneria, senza alcun rispetto per le famiglie che solo attraverso il precariato potranno costruirsi un futuro.
I leader della sinistra radicale hanno indetto il 20 ottobre una grande manifestazione di piazza per protestare contro il fango, la cui presenza immanente rischia di impaludare tutto il paese, facendo appello anche ai movimenti NO TAV e NO Dal Molin, senza accorgersi che in quel fango che la piazza ed i movimenti stanno già cercando in tutte le maniere di scrollarsi di dosso, i loro partiti grufolano da tempo che è una meraviglia. Anche il fango può dunque manifestare istinti suicidi, ma i sondaggisti sono inclini a pensare che la colpa sia da attribuire a Beppe Grillo, la cui proposta di creare liste civiche per le prossime elezioni rischierebbe di mettere in crisi proprio quei partiti della sinistra che manifesteranno il 20 ottobre insieme a pochi intimi. Berlusconi assicura che presto si andrà a votare e tutti voteranno per lui, sullo sfondo Bossi proclama la secessione del Nord e Mastella si chiede quanto guadagnino Santoro e Travaglio mentre lui deve pensare ai 7 milioni e mezzo di poveri italiani che attendono di essere miracolati dall’operato della sua persona.
Tommaso Padoa Schioppa invece è un taumaturgo al quale i miracoli riescono davvero bene, ma costruisce i castelli di fango nascosto in un recondito andito, poiché soffre di agorafobia e la piazza non sempre si è mostrata in grado di apprezzare appieno i risultati del suo operato. Pochi giorni fa presentando la sua nuova finanziaria (quella vecchia gli era già costata l’agorafobia) ha definito i giovani italiani dei “bamboccioni” che egli si propone di cacciare fuori dalla casa dei genitori nella quale restano pavidamente rintanati. Romano Prodi ha detto che la frase suona un po’ forte, molti altri gli hanno fatto il coro, va bene tirare il fango ma non negli occhi. I “bamboccioni” hanno ribattuto che è colpa della legge Biagi, ma i giornalisti sono stati pronti a ricordare che il terrorismo è sempre in agguato, guai a parlarne. Maroni si offerto di donare il suo nome alla legge in questione ma nessuno lo ha preso in considerazione, come si fa a leggere i nomi nel fango.
Quasi tutti continuano a parlare della “Casta”, soprattutto coloro che sono convinti di farne parte. Si ventila la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione degli stipendi dei parlamentari, la riduzione delle pensioni dei parlamentari, la riduzione delle province, dei comuni, delle comunità montane, dei privilegi e dei privilegiati e poi la riduzione della riduzione. Tutto inutile, non si tratta di una casta ma di una porcilaia ed il fango attecchisce alle vesti come cemento, non vi è modo di levarlo con un maquillage. Una porcilaia che grufola e grugnisce stizzita, mentre milioni d’italiani restano fuori ad aspettare che il fango si secchi e si possa finalmente fare pulizia.
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