I
detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo non saranno
sicuramente tutti degli "stinchi di santo" se per varie
ragioni si trovano ad albergare nelle patrie galere. Al contrario non
dovrebbero esistere dubbi sulla statura morale dei giudici della
Cassazione e degli agenti di polizia penitenziaria che proprio
all'interno del carcere disputavano la finale di un torneo di calcio
ad otto, voluto espressamente dal dipartimento per la
giustizia minorile per favorire il "proficuo contributo alla
realizzazione di una politica volta a rispondere ai bisogni educativi
degli utenti attraverso la valorizzazione di interconnessioni interne
ed esterne all'organizzazione e l'implementazione di una apertura
alla comunità esterna realmente rispondente alle finalità
istituzionali".
Un'iniziativa volta ad
educare i ragazzi disadattati, insomma, attraverso la pratica dello
sport e l'esempio portato da adulti correttamente inseriti nella
società, in un ruolo chiave come quello di fare rispettare la legge.....
Il caso ha voluto che nel
bel mezzo della partita, quando i giudici stavano vincendo 3 a 1,
un'uscita troppo violenta del portiere togato, rovinato addosso alla
punta delle guardie abbia scatenato il finimondo.
Botte da orbi, insulti
spintoni, con il portiere giudice che menava peggio di un celerino,
poi inseguito dalle guardie alla stregua di un malfattore e il
turpiloquio che diventava di uso comune, più di quanto non lo fosse
mai stato fra i detenuti della prigione.
Ricomposta in qualche
maniera la situazione, dopo che l'arbitro aveva proceduto
all'espulsione del portiere togato intenzionato a farsi giustizia da
solo, la partita ha potuto continuare e le guardie sono riuscite a
rimontare, fino a vincere il trofeo ai rigori, con qualche ochio nero
ma molta soddisfazione. Soddisfazione però non condivisa dalla
maggior parte del pubblico che dopo gli incidenti aveva ritenuto
giusto abbandonare gli spalti, indispettito dallo spettacolo non
proprio decoroso.
Se questo è il metodo
scelto dalla giustizia minorile per rispondere ai bisogni educativi
della popolazione carceraria, sarebbe consigliabile cambiare le
squadre che prenderanno parte alla finale dell'anno prossimo. La
sensazione è quella che facendo giocare i detenuti, anziché i
giudici e le guardie si otterrebbe una spettacolo più edificante e
probabilmente ne guadagnerebbe anche il bon ton.
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