Luigi
Lusi, ex tesoriere della Margherita, è il sesto parlamentare a
finire in prigione con l'autorizzazione del Senato, nei 60 anni di
vita della Repubblica, a fronte di un numero ben più cospicuo (28
nel solo periodo di tangentopoli) di autorizzazioni all'arresto
negate nella stessa sede.
L'accusa
è quella di aver sottratto oltre 23 milioni di euro di
rimborsi elettorali alle casse del partito, non si è ancora compreso
se all'insaputa o con la connivenza dei vertici del centrosinistra.
Si potrebbe gioire,
esultando per la giustizia ritrovata, gongolando per la figura del
politico "finalmente" tradotto nelle patrie galere, alla
stessa stregua dei molti poveracci che ci hanno albergato per mesi o
ci albergano tuttora a causa di una scritta sul muro o di una qualche
protesta sacrosanta in difesa del territorio o dei propri
diritti.....
Ma si tratterebbe di gioia
effimera, incarnata in un capro espiatorio tutto sommato assai poco sapido e nel
nome di una morale in virtù della quale l'unico politico a finire in
galera sarebbe quello che avrebbe fatto lo sbaglio di rubare ai
compagni di partito, anzichè ai cittadini, come invece viene
concesso licenziosamente.
Non siamo affranti per
l'arresto di Lusi (ci mancherebbe altro), ma la notizia non è
neppure una di quelle che c'indurrebbro a stappare una bottiglia per
festeggiare, dal momento che il sentimento prevalente sarebbe quello
dell'indifferenza. Se non fosse per una nota di curiosità riguardo
alle "molte cose" da riferire ai pm che Lusi afferma di
avere tenuto in grembo nell'eventualità di un arresto.
Nei prossimi giorni l'ex
tesoriere potrebbe insomma scoperchiare (per vendetta) un calderone
in grado di stravolgere il centrosinistra, oppure "venire
indotto" a decidere di trapassare a miglior vita, dal momento
che in carcere si diventa molto vulnerabili alla depressione e alle
manie suicide.
Staremo a vedere, ma è
forte la sensazione che non sia finita qui.
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