Dopo
avere ricevuto il presidente francese Hollande a Villa Madama, nel
corso della conferenza stampa che ha fatto seguito al vertice italo -
francese, Mario Monti ha affermato fra le altre cose che fra i due
paesi esiste "uniformità di vedute anche sulla tav: i
governi di Italia e Francia confermano la volontà di completare la Torino - Lione". Anticipando il
fatto che il prossimo incontro bilaterale si terrà proprio a
Lione,"segno concreto della volontà dei nostri paesi di dare
completa realizzazione a quell'opera di alto interesse che è la Tav
tra Torino e Lione".
Alla
luce di queste esternazioni, molti potrebbero domandarsi che fine
abbiano fatto i dubbi riguardo all'opportunità di dare seguito al
progetto TAV Torino - Lione, esternati nel mese di luglio dal
ministro al Bilancio francese Jerome Cahuzac e pubblicati a suo tempo
dal quotidiano Le Figaro....
E
la commissione di esperti che avrebbe dovuto essere nominata a questo
riguardo, con il compito di classificare i progetti in ordine di
priorità e presentare entro la fine dell'anno una relazione
all'interno della quale venissero individuate le tratte meno
"convenienti", affinché il governo francese potesse
procedere con i tagli delle stesse.
Fatto
salvo che già in quell'occasione scegliemmo di guardare alla notizia
con estrema prudenza, dal momento che gli interessi delle cosche e
delle banche (ma esiste differenza?) che ruotano intorno alla
costruzione dell'opera sono mostruosi e si muovono su un piano
inclinato del tutto indifferente alla congiuntura economica e
all'utilità pressoché nulla dell'infrastruttura, la sensazione è
quella che come sempre si tratti comunque di slogan e facili
proclami, utili per accativarsi le simpatie dell'opinione pubblica
che si ciba di giornalacci e si abbevera alla fonte dei TG.
Hollande,
fin dal momento del proprio insediamento all'Eliseo ha ribadito la
volontà di procedere alla costruzione del TAV Torino - Lione e
nonostante nei mesi successivi siano nate all'interno del governo
francese profonde perplessità riguardo al futuro dei pesanti
progetti concernenti le nuove linee ad alta velocità, non stupisce
più di tanto il fatto che il presidente abbia mantenuto la propria
opinione.
Si
tratta in questo caso di una presa di posizione politica che fa da
contraltare alle decisioni tecniche ventilate da Le Figaro e va ad
innescarsi fra le pieghe di una congiuntura economica tanto dinamica
quanto drammatica in Francia come in Italia. Dietro l'angolo dei
proclami si nascondono i fatti e spesso gli angoli sono fonti di
grandi sorprese. Fra di esse ci dispiacerebbe dover constatare quella
di un governo italiano disposto ad accollarsi una parte ancora più
cospicua dei costi dell'opera, già oggi profondamente sbilanciati a
favore dei francesi.
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