Dopo
l'esaltazione per le magnifiche sorti progressive della nazionale di calcio e la batosta che ha riportato sulla (sotto?) terra il calcio
italiano, finalmente si sta tornando a parlare di cose serie e cosa
potrebbe esserci di più serio dello spending review? La riforma
taglia e cuci che Monti assicura non essere una riforma, bensì
solamente un'opera di potatura da portare avanti senza l'ausilio
dell'acetta, sta scaldando gli animi dentro e fuori i salotti della
politica. Con i mestieranti tutti impegnati a recitare il ruolo
imposto loro dal copione, si è dato il via al solito teatrino
stantio, volto a dimostrare come esista una pluralità di vedute ed
un serio confronto, fra il governo, i partiti politici e le forze
sociali. Ostentando un pensiero autonomo che purtroppo non possiede,
Mario Monti ha buttato sul tavolo il pacchetto dei tagli prossimi venturi, i partiti hanno domandato chiarimenti su ciò che dovrebbe
essere fin troppo chiaro, la Cgil e la Uil hanno promesso battaglie
epocali (senza avere gli strumenti per portarle avanti) nel caso i
10mila licenziamenti vengano portati a termine. I giornali hanno
buttato la notizia in prima pagina, proponendo approfondimenti di
ogni genere che in realtà non approfondiscono nulla.
Tutti
fingono di essere impegnati nel decidere la sorte del paese, mentre
in realtà ci si appresta semplicemente a tradurre in legge gli ordini impartiti dalla BCE
nello scorso mese di agosto 2011,
all'interno della lettera a firma Draghi e Trichet , recapitata
all'allora Premier Silvio Berlusconi....
E'
sufficiente una lettura per sommi capi della missiva in oggetto, per
rendersi conto di come ogni azione compiuta fino ad oggi dal governo
dei banchieri risponda fedelmente agli ordini impartiti a suo tempo dalla BCE,
senza alcuno spazio lasciato al pensiero autonomo o all'iniziativa
personale.
La
riforma delle pensioni che ha privato la maggior parte degli italiani
del diritto ad un trattamento pensionistico, pur obbligandola a
continuare a pagare i contributi INPS era stata imposta con veemenza:
È
possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico,
rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di
anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore
privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore
pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012.
Il
cambiamento della Costituzione, con l'introduzione dell'obbligo del
pareggio di bilancio, veniva imposto con decisione:
Sarebbe
appropriata anche una riforma costituzionale che renda più
stringenti le regole di bilancio.
Il
decreto liberalizzazioni e quello "svenditalia" hanno
tradotto in legge l'ordine perentorio:
a) È
necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di
riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici
locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in
particolare alla fornitura di servizi locali attraverso
privatizzazioni su larga scala.
La riforma Fornero e relativa eliminazione dell'articolo 18 obbedisce
a quanto ordinato in precedenza:
b)
C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di
contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello
d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro
alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più
rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.
c)
Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che
regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo
un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di
politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di
facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i
settori più competitivi.
Pur con qualche lacuna, come la mancata introduzione di una qualche
forma di reddito di cittadinanza che nella lettera viene menzionato
come "sistema di assicurazione della disoccupazione" e
l'assoluta mancanza di norme che facilitino la riallocazione delle
risorse (alias padri e madri di famiglia), probabilmente perché
lacrima Fornero non è riuscita ad individuare settori e aziende che
potessero considerarsi competitivi.
Lo spending review, che probabilmente verrà approvato in settimana,
risponde in linea di massima a molte delle richieste espresse a suo
tempo da Draghi e Trichet, compresa quella di comprimere la spesa
pubblica attraverso la riduzione dei dipendenti statali e dei costi
del sistema sanitario nazionale e più specificamente obbedisce in
parte all'imposizione:
3.
Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per
garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di
migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare
le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe
diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto
nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è
l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati
amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le
azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici
locali.
Il teatrino al quale stiamo assistendo, finalizzato al recupero di
qualche briciola di credibilità da parte dei partiti, della Camusso,
di Angeletti e di quanti raccolgono consensi professandosi "difensori
dei più deboli", scolorirà molto presto fra le pieghe dello
spread e del proposito di avere più Europa e si passerà al prossimo
paragrafo della lettera al quale adempiere in silenzio e con la
massima deferenza.
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