Marco Cedolin
Vero affare! Vendesi a saldo porzione del più lungo tunnel sottomarino del mondo, in perfetto stato nonostante un paio d'incendi ed i suoi 15 anni di età, durante i quali l’infrastruttura ha accumulato una decina di miliardi di euro di debiti ed un paio di fallimenti, senza essere riuscita a chiudere neppure una sola volta il proprio bilancio in attivo. Cercasi acquirenti solvibili, estremamente motivati e coraggiosi, no perditempo ed industriali rampanti alla ricerca di facili profitti sul modello italiano di NTV.
Grosso modo potrebbe essere questa l’inserzione che verrà pubblicata nei prossimi giorni sui giornali di annunci economici dal premier britannico Gordon Brown, intenzionato a vendere tutta una serie di beni pubblici del valore nominale di 17,3 miliardi di euro, per tentare di ripianare un debito pubblico salito al 12% del PIL.
Oltre alla partecipazione di capitale nella società che gestisce il tunnel sotto alla Manica e la ferrovia che lo percorre, Gordon Brown sembra intenzionato a cedere anche la quota di partecipazione statale del 33% nell’azienda che arricchisce l’uranio per le centrali atomiche (Urenco), l’avveniristico e ultra trafficato tunnel di Dartford, che corre sotto al Tamigi, la società di scommesse Tote, oltre a centri ricreativi, poli di business e numerose altre proprietà immobiliari.
Il tentativo di recuperare risorse attraverso la dismissione di beni pubblici, per porre un freno alla sempre più rapida crescita del debito britannico, lascia intuire come la crisi economica abbia lasciato il segno e le misure adottate dal governo per tentare di contrastarla (sostanzialmente elargizione di denaro pubblico alle banche) abbiano messo in seria crisi le finanze pubbliche.
L’opposizione liberaldemocratica ha criticato aspramente la decisione di Gordon Brown, ritenendo controproducente il tentativo di vendere parti importanti della proprietà pubblica, in un momento in cui i mercati sono profondamente depressi e sarà molto difficile spuntare il reale valore dei beni oggetto delle dismissioni, con il rischio di praticare una vera e propria “svendita” del patrimonio pubblico.
Nel caso di Eurotunnel, ci sentiamo di aggiungere noi, visti i risultati economici ottenuti fino ad oggi dall’infrastruttura e dal servizio dei treni ad alta velocità/capacità che la percorrono, si tratterà già di un enorme successo se al momento della svendita si presenterà un qualche acquirente amante del rischio e disposto a rilevare la partecipazione. Si tratterà certo di una bella scommessa, alla quale avrebbe potuto magari essere interessato il Tote, se non fosse inserito anch’esso nella vetrina dei saldi anticipati di fine stagione.
Grosso modo potrebbe essere questa l’inserzione che verrà pubblicata nei prossimi giorni sui giornali di annunci economici dal premier britannico Gordon Brown, intenzionato a vendere tutta una serie di beni pubblici del valore nominale di 17,3 miliardi di euro, per tentare di ripianare un debito pubblico salito al 12% del PIL.
Oltre alla partecipazione di capitale nella società che gestisce il tunnel sotto alla Manica e la ferrovia che lo percorre, Gordon Brown sembra intenzionato a cedere anche la quota di partecipazione statale del 33% nell’azienda che arricchisce l’uranio per le centrali atomiche (Urenco), l’avveniristico e ultra trafficato tunnel di Dartford, che corre sotto al Tamigi, la società di scommesse Tote, oltre a centri ricreativi, poli di business e numerose altre proprietà immobiliari.
Il tentativo di recuperare risorse attraverso la dismissione di beni pubblici, per porre un freno alla sempre più rapida crescita del debito britannico, lascia intuire come la crisi economica abbia lasciato il segno e le misure adottate dal governo per tentare di contrastarla (sostanzialmente elargizione di denaro pubblico alle banche) abbiano messo in seria crisi le finanze pubbliche.
L’opposizione liberaldemocratica ha criticato aspramente la decisione di Gordon Brown, ritenendo controproducente il tentativo di vendere parti importanti della proprietà pubblica, in un momento in cui i mercati sono profondamente depressi e sarà molto difficile spuntare il reale valore dei beni oggetto delle dismissioni, con il rischio di praticare una vera e propria “svendita” del patrimonio pubblico.
Nel caso di Eurotunnel, ci sentiamo di aggiungere noi, visti i risultati economici ottenuti fino ad oggi dall’infrastruttura e dal servizio dei treni ad alta velocità/capacità che la percorrono, si tratterà già di un enorme successo se al momento della svendita si presenterà un qualche acquirente amante del rischio e disposto a rilevare la partecipazione. Si tratterà certo di una bella scommessa, alla quale avrebbe potuto magari essere interessato il Tote, se non fosse inserito anch’esso nella vetrina dei saldi anticipati di fine stagione.
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